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Corriere dei Ciechi

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Numero 7-8 del 2012

Titolo: CULTURA- Vietato non toccare, al Museo tattile di Ancona

Autore: Redazionale


Articolo:
ANCONA. Chi ha detto che l'unica forma di contatto con l'arte è quella visiva? Questo epocale stereotipo impone spesso di "vedere" tutto ma, al tempo stesso, di "ammirare" nulla. Si entra in un museo e quasi sempre ci si dimentica che l'essere umano è dotato di cinque sensi. Non solo: un antistorico cartello impone subito di pagare e di rinunciare a uno di essi, il tatto. "Vietato toccare" diventa così un monito e una filosofia di vita, frutto fors'anche di quell'approccio pedagogico generale che impone spesso ai più piccoli, dietro minacce più o meno reali, di "guardare e non toccare". Ma quali alternative si pongono a chi, d'altro canto, per "guardare" non è proprio (o più) attrezzato? Il Museo tattile statale "Omero" di Ancona sta lì anche per questo: per ricordare a non vedenti, ipovedenti e cittadini tutti che l'esperienza visivo-estetica è solo una delle forme di rapporto con l'arte, arte interiorizzata solo quando si riesce a coglierne i contenuti attraverso tutte le sue capacità espressive. Ecco allora che nel capoluogo marchigiano il cartello di cui sopra si trasforma nel motto "Vietato non toccare", una sorta di via libera che consente a chi non vede - semplicemente - di accedere all'esperienza artistico-culturale e a tutti gli altri di entrarvi in una maniera più completa, totalizzante. Una "scommessa", questa del Museo "da toccare", che viene raccontata nel numero 4 della rivista mensile "SuperAbile". La prima domanda: perché no? "Eravamo a cena e analizzavamo delusi la realtà, fatta di scarse possibilità di accesso ai musei per chi come noi, non vedenti, voleva invece godere delle bellezze dei più grandi artisti" raccontano il direttore Aldo Grassini (succeduto da poco allo scomparso Roberto Farroni) e la moglie Daniela Bottegoni (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), fondatori del Museo. "Del resto, abbiamo sempre viaggiato per il mondo e sono molti i Paesi in cui abbiamo avuto la possibilità di "vedere" l'arte toccandola. Ma tante volte abbiamo anche litigato! In quell'occasione, dopo un deludente viaggio in Germania, ci siamo domandati se era possibile mettere in un luogo riproduzioni di opere in modo da poterle conoscere attraverso il tatto. E ci siamo detti: perché no?". Da quel "perché no?" nasce il Museo tattile "Omero". "È il primo nome che ci è venuto in mente, omaggio all'artista cieco per antonomasia". Era il 1985: il seme era piantato. Dopo otto anni, trascorsi a coltivare sensibilità e a fronteggiare la burocrazia, il polo museale prende finalmente vita. Nel '93 l'inaugurazione, con 19 opere riprodotte e posizionate in tre aule di una scuola. La svolta nel 1999, quando la legge 452 riconosce il museo come "statale" e lo dota degli attuali 258 mila euro (i vecchi 500 milioni di lire), sottolineandone la valenza unica a livello nazionale. A questi si aggiunge la dotazione del Comune di Ancona, che tuttora mette a disposizione sede e personale. Oggi il Museo conta circa 350 opere tra riproduzioni e originali, "vive" in 700 metri quadrati e accoglie circa 16mila visitatori l'anno. Una crescita costante, che necessita di palcoscenici sempre più consoni: per questo "Omero" si accinge a trasferirsi nella storica struttura della Mole Vanvitelliana (un ex lazzaretto settecentesco), che sorge su un'isola artificiale pentagonale all'interno del porto della città. A disposizione, nella nuova sede, ben 3 mila metri quadrati. Arte: un bene di tutti. "In generale un museo ha in sé qualcosa di sacro, simile al tabernacolo con le ostie" spiega Grassini. "Da 19 anni a questa parte abbiamo cercato allora di far crescere una cultura nuova, fatta della conciliazione di due diritti: la salvaguardia dei beni culturali e il diritto di tutti a usufruirne. È vero infatti che i beni culturali sono un bene dell'umanità, ma di 'tutta' l'umanità, senza esclusioni". La scommessa può dirsi vinta. "C'è un modo di fruire dell'arte, della bellezza, attraverso il tatto. E per chi vede, il tatto integra la vista. È un piacere estetico. Si entra in un'altra dimensione, che incrementa la conoscenza. Ma la dimensione tattile è una dimensione finanche affettiva! Pensi ai bambini: prima li guarda, poi sente la necessità di accarezzarli. La stessa cosa accade con l'arte. L'arte è suggestione, con buona pace dei filologi". E lo stesso divieto di toccare senso non avrebbe se non in relazione all'umana predisposizione a raggiungere con mano quanto si vede (o solamente percepisce). Tant'è che l'arte non si "ritrae", anzi… "Gli artisti sono molto disponibili" aggiunge Grassini. "Del resto, le stesse sculture sono il prodotto di mani abili". Dall'antico al contemporaneo. Allora non resta che scoprire il museo. Il visitatore (per i vedenti c'è la possibilità anche di un percorso guidato da bendati) rimarrà di stucco di fronte alla copia perfetta della Nike di Samotracia, che apre la sezione della scultura antica e moderna, o della Venere di Milo. La parte espositiva è organizzata proprio in sezioni: al primo piano si trovano i modelli architettonici; nelle sale del secondo livello si sviluppa l'itinerario cronologico della scultura: dalle copie al vero, in gesso e vetroresina, dell'arte egizia e greca, fino alle opere originali di scultura contemporanea. Nel corridoio è disposta la sezione di archeologia e quella dedicata alla mimica del volto umano. Il tutto dotato, ovviamente, di supporti per ipovedenti e non vedenti. Numerose e costanti le collaborazioni con i musei internazionali, a cui "Omero" è solito prestare opere. Importante anche il servizio di educazione artistica ed estetica per non vedenti e ipovedenti, e numerosi i laboratori didattici sulle tematiche dell'educazione sensoriale, della diversità, dell'arte contemporanea e dell'archeologia. Insomma, per secoli l'Iliade e l'Odissea omerici sono stati ritenuti fonte di ogni insegnamento. Un destino che sembra volersi perpetuare. da Redattore Sociale del 29-06-2012



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