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Il Progresso

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Numero 10 del 2013

Titolo: Politica interna- Ecco perché non si può votare ora

Autore: Massimo Cacciari


Articolo:
(da «L'Espresso» n. 38-2013)
Napolitano non vuole, l'Europa neanche. E i partiti non apriranno una crisi che non avrebbe sbocchi. Però è necessario che il governo Letta governi davvero. E non si accontenti del bricolage. Altrimenti l'esasperazione...
Scrivo nelle ore di angosciosa attesa che separano gli italiani dalla votazione in Senato sulla decadenza di Berlusconi. Sarà o no voto segreto? Chi saranno, se ci saranno, i traditori? E il Cavaliere decaduto che farà? Servizi sociali o un meritatissimo incarico universitario in scienza delle comunicazioni? Ma prima scatenerà la crisi, con i profeti Brunetta e Santanchè? Questa è la sola reale preoccupazione, perché oggi una crisi appare priva di ogni ragionevole sbocco. Napolitano si dimetterebbe prima di indire nuove elezioni col Porcellum e con l'Europa che incalza, a un passo dal commissariarci. L'unica prospettiva potrebbe essere quella di un nuovo governo tecnico-di scopo per riforma elettorale e legge finanziaria, ma dovrebbe durare fino al semestre italiano di presidenza Ue, per tutto il 2014. Nel frattempo c'è da temere (o sperare per qualcuno) che gli italiani si dimentichino anche dell'esistenza dei partiti politici.
Letta, saggiamente, gioca sull'impotenza altrui per andare avanti col suo governo, inventato da Napolitano. Il suo ragionamento si svolge sul filo elementare del «cui prodest?», quesito cui nessuno risponde. Ma spesso nella storia accade proprio ciò che nessuno ha voluto. A volte gli attori finiscono col muoversi su piani inclinati secondo le leggi della fisica, con tanti saluti a progetti e libero arbitrio. Per evitare il collasso, non basterà continuare a evocare lo spettro del dissesto finanziario e confidare in un senso di responsabilità che non si vede in giro da trent'anni. Letta deve fare qualcosa, il tempo del bricolage è scaduto: eliminazione dei bonus per le ammissioni all'Università, qualche briciola a sostegno di un diritto allo studio calpestato da una generazione, qualche rammendo sul fronte degli ammortizzatori sociali. E ancor più drastico deve essere il volta-pagina nei confronti delle pressioni demagogiche che provengono dagli spiriti animali della sua maggioranza. La pagliacciata dell'Imu non abbia seguito! Che cosa accadrà quando gli italiani scopriranno di continuare a pagarla con gli interessi metamorfizzata in Service tax? Funzionerà ancora il trucco di scaricare sulle autonomie locali la «colpa»?
Letta deve fare qualcosa per i milioni di produttori di questo Paese vicini o ormai oltre la soglia dell'esasperazione: ridurre a tutti i costi la pressione fiscale sul lavoro; semplificare tutte le procedure per la nascita di nuove imprese; detassare ogni nuova assunzione; sostenere il terzo settore no-profit, il solo che ha visto in questi anni aumentare l'occupazione; essere concretamente vicino a quegli ultimi baluardi dell'operaio-massa (Ilva e non solo), che scontano sulla pelle trent'anni di anti-politiche industriali. Soltanto così si fa anche una politica per l'esercito dei giovani disoccupati. Elezioni o non elezioni? Senza scelte ormai improcrastinabili, l'esasperazione delle persone, qualunque sia la loro storia politica, è destinata a crescere, e al Nord in modo drammatico, fino a generare una crisi radicale di rappresentanza - e cioè la crisi della nostra stessa democrazia. Precariato di massa, piccola-media impresa di ogni settore, lavoratori «esodati» dalle piattaforme produttive dismesse, non hanno da anni rappresentanza politica se non nei programmi elettorali e nelle promesse dei talk-show. Ma sta crollando anche quella dei lavoratori «garantiti» e del pubblico impiego: continuo taglio dei salari reali, preoccupazioni stressanti per il futuro proprio e dei figli, condizioni di lavoro frustranti. E' su tutto il sapere che crescono le disuguaglianze, che il reddito nazionale si distribuisce in modo del tutto iniquo, prescindendo ormai in toto dal contributo a esso di ciascuno. Altro che Grillo all'orizzonte se Parlamento e Governo non sapranno dar presto segni di vita nuova.



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