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Il Progresso

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Numero 10 del 2013

Titolo: Politica interna- E il Pd vuole dirottare Matteo

Autore: Keyser Söze


Articolo:
(da «Panorama» n. 40-2013)
L'apparato, in mano agli ex ds, lo vuole premier ma non segretario
Confidenze di un renziano a denominazione d'origine controllata. «Matteo» spiega il senatore del Pdl Giorgio Tonini «non ha mai pensato di fare il segretario del Pd. Poi, quando Massimo D'Alema ha detto che è più adatto per fare il presidente del Consiglio che non il segretario, ha capito che prima di andare al governo deve rivoluzionare il partito, se non vuole fare la fine di Romano Prodi». Più chiaro di così... Se l'idea di Matteo Renzi è rottamare il partito, più in particolare il cosiddetto apparato in mano da sempre agli ex ds, è naturale che i «rottamandi» adesso stiano studiando come impedirglielo. E la via più semplice (è la conclusione lapalissiana) è dirottarlo immediatamente a Palazzo Chigi, invece di farlo passare per la segreteria del Pd.
Per raggiungere questo obiettivo lo strumento più semplice ed efficace è arrivare in tempi brevi alla crisi di governo. Nei conciliaboli tra D'Alema, Pier Luigi Bersani e gli altri leader di origine diessina, l'opzione crisi, quindi, non è più un tabù. Del resto il loro giudizio sull'esecutivo guidato da Enrico Letta non è molto diverso da quello di Renzi: se quest'ultimo lo ha ribattezzato come «il governo dei rinvii e del non fare», D'Alema lo addita come esempio di «piccolo cabotaggio». Un governicchio, insomma. Naturalmente il «leader Massimo» e i suoi compagni di cordata capiscono che il Partito democratico non può arrivare alla crisi addossandosene la responsabilità. Per un po' hanno sperato che fosse il Cavaliere a togliergli le castagne dal fuoco. Da qui le continue provocazioni e i toni forti sulla vicenda giudiziaria e sulla sua decadenza. Ma visto che questo non è stato possibile, dato che Silvio Berlusconi ha mangiato la foglia, d'ora in avanti tenteranno di raggiungere lo stesso obiettivo caratterizzando la linea del governo sempre più a sinistra. E alla fine, gira che ti rigira, anche su questo schema i duellanti del Pd finiranno per seguire la stessa linea. Renzi, che per vincere la battaglia per la segreteria del Pd ha bisogno di fare breccia nell'ala sinistra del partito, ha cominciato a interpretare il vecchio andante morettiano: «Letta deve fare qualcosa di sinistra». Discorsi simili fanno anche D'Alema e Bersani, nella speranza di fare saltare i nervi al centrodestra. Ecco perché il quadro politico che sostiene il governo Letta appare sempre più fragile. Resta un unico interrogativo: fino a quando il Cav riuscirà a sopportare le provocazioni del Pd non solo sulla sua persona, ma anche sull'economia? Il governo Monti docet. Del resto i dati dei sondaggi del Pdl, dopo un lungo trend positivo, questa settimana per la prima volta sono preceduti dal segno meno.



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