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Il Progresso

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Numero 10 del 2013

Titolo: Vita moderna- Chi non ha tempo per sé è meno produttivo

Autore: Ernesto Ciorra


Articolo:
(da «Panorama» n. 40-2013)
Un top manager che sistematicamente rimane in azienda 13 o 14 ore al giorno è un individuo socialmente pericoloso e distrugge valore d'impresa. Infatti diventa un inconsapevole sequestratore di anime, perché i suoi collaboratori si sentiranno in dovere di imitarlo, di solidarizzare con lui nell'autoesclusione dal mondo reale. Egli antepone la quantità alla qualità del lavoro, spesso si circonda di persone che rimangono con lui solo per fargli compagnia, nella speranza di fare carriera, e che sono realmente produttive per poche ore.
Quel top manager, con il suo presunto esempio di dedizione all'impresa, rischia di rovinare le vite dei propri colleghi, che si trovano costretti (almeno nella settimana lavorativa) a non coltivare più i propri interessi e le proprie passioni, a non trascorrere più del tempo con i propri cari, a impoverirsi in sentimenti ed emozioni, in nome di una presunta priorità nell'allocazione del tempo alle ragioni dell'impresa.
Quel top manager non si rende conto che, con il suo comportamento, non solo sta rovinando la vita dei propri colleghi, ma sta anche andando contro gli interessi della propria azienda. Infatti, quest'ultima ha bisogno di persone creative, in grado di pensare in maniera diversa, di proporre prodotti nuovi, di innovare.
Nel mondo d'oggi, in cui la ricerca di efficienze di processo e la riduzione dei costi sono pratiche diffuse e comuni a tutti i player sul mercato, e quindi non differenziali, solo persone creative (e in grado di far accadere ciò che intuiscono) potranno creare le premesse per un vantaggio competitivo sostenibile e difendibile nel tempo, fondato sulla capacità di innovare sempre e di essere un passo avanti agli altri.
Ma persone che non hanno più tempo per sé, che limitano le loro relazioni extraaziendali e dunque si sono impoverite nelle emozioni e nei sentimenti, come dimostrano tutti gli studi di psicologia sul tema, diventano meno creative, più omogeneizzate e povere intellettualmente, meno in grado di innovare e di creare i presupposti per un'impresa che crei valore in modo duraturo.
D'altra parte, solo la curiosità del mondo reale e la sua continua frequentazione, le emozioni positive che questa concede, l'accostamento di matrici culturali diverse, in sintesi il vivere la vita appieno, garantiscono la generazione delle scintille di creatività che possono rendere ricche le aziende. Dunque, chi limita queste possibilità, recludendo se stesso e i propri colleghi, non fa gli interessi dell'impresa.
E allora controlliamo i nostri top manager e, se scopriamo che vivono troppo tempo in azienda, invitiamoli a una vacanza forzata, privandoli però di cellulari e tablet, con cui potrebbero (anche dal luogo di villeggiatura) continuare a tenere i propri collaboratori lontano dalla vita vera. Quella vita che è una magnifica fonte di ispirazione, in grado di riservarci ogni giorno un'inattesa scintilla, suggerendoci un nuovo prodotto, un nuovo modello di business, un nuovo amico o un nuovo amore.



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