Numero 4 del 2014
Titolo: TECNOLOGIA- Lo Smart Braille non è più fantascienza
Autore: Angela Pimpinella
Articolo:
Cari amici con questo articolo vorrei informarvi di un progetto ideato e realizzato dal Centro ricerche scientifiche dell'Unione e dell'Irifor: lo Smart Braille.
In questi anni l'Unione e l'Irifor hanno lavorato sulla preparazione di formatori capaci di insegnare a persone sordocieche l'uso dell'i-Phone; io stessa ho preso parte in qualità di docente ad una lezione riguardante i sistemi di comunicazione e l'approccio relazionale alla persona sordocieca.
Come forse alcuni di voi sapranno, l'i-Phone nasce già con inserito una modalità d'uso che lo rende accessibile ai disabili visivi attraverso la vocalizzazione dello schermo; in collaborazione con i tecnici Apple, Uici e Irifor hanno sviluppato una tabella Braille di output e di input con la rappresentazione standard dei caratteri, che è stata presa a modello dalla casa produttrice per permettere di utilizzare i propri prodotti con una vasta gamma di terminali Braille e rendere i telefoni accessibili anche ai sordociechi e non solo ai ciechi.
Infatti è divenuto possibile interfacciare all'i-Phone, in collegamento bluetooth, un tastierino con display Braille con il quale il sordocieco può dialogare con lo smartphone. Ovviamente questo non può essere usato da lui come telefono, ma per tutte le sue altre molte funzioni come leggere i giornali, usare le email, inviare sms ecc.
Voglio pertanto cogliere l'occasione per intervistare uno dei docenti del corso Smart Braille, per avere alcuni chiarimenti; il docente in questione è Maurizio Gabelli, qui di seguito alcune domande che gli ho rivolto nella mia intervista.
Innanzitutto, Maurizio, puoi dirmi qualcosa sulla tua formazione e su quanti anni sono che lavori nel settore?
"Certamente. Attualmente, faccio parte dell'équipe riabilitativa del Centro Regionale S. Alessio di Roma, in qualità di operatore tifloinformatico. Inoltre, collaboro con l'Irifor in qualità di docente formatore all'interno del progetto pluriennale SmartBraille per persone sordocieche, sono iscritto agli albi nazionali degli operatori tiflologici e dei docenti informatici per minorati della vista, e a quello degli esperti tifloinformatici della Freedom Scientific (Usa), la casa produttrice dello screen reader commerciale Jaws. Ho iniziato a lavorare in questo settore nel 2005, e da quel momento ho sempre cercato di mantenere equilibrate le mie esigenze formative, tra aspetti meramente tecnico-informatici ed altri puramente tiflologici-educativi, perfino legati alla pluridisabilità grave ed intellettiva. Molto spesso, la tifloinformatica viene vista come una disciplina estremamente tecnica ed imperscrutabile. In realtà, le fondamenta su cui si poggia sono prettamente tiflologiche, e riguardano anche aspetti insoliti per le professioni tecniche, come la gestione e la comprensione delle proprie dinamiche personali all'interno del processo educativo stesso, che non può essere visto soltanto come mera trasfusione di comandi e combinazioni di tasti".
Visto che hai già fatto alcuni corsi e tra l'altro hai già formato molti sordociechi per lo Smart Braille, che tipo di valutazione ti senti di dare su questo strumento?
"Sicuramente si tratta, per molti aspetti, di una piccola rivoluzione culturale per quanto riguarda l'accesso all'informazione da parte delle persone sordocieche. L'aspetto certamente più innovativo riguarda l'utilizzo di uno strumento noto a tutti, l'i-Phone, senza che questo sia in qualche modo stravolto a livello strutturale per essere adattato alle esigenze delle persone sordocieche. Inoltre, se pensiamo che il futuro dell'informatica e della tecnologia in generale è orientato verso l'utilizzo di questi dispositivi, sempre più in grado di comunicare con una vasta gamma di strumenti ed elettrodomestici, è probabile che questo sia solo l'inizio di una rivoluzione culturale di ben altra portata per le persone affette da doppia disabilità sensoriale".
Che feedback hai ricevuto dalle persone sordocieche formate da te sullo Smart Braille?
"Quello che ho notato in quasi tutti i discenti è stata una certa impasse iniziale, dovuta fondamentalmente al doversi confrontare con una serie di concetti totalmente nuovi, sebbene scontati in un'era ipertecnologica come questa, come sms, applicazioni, app store, wi-fi. Inizialmente, dunque, le persone soprattutto più anziane possono provare un certo disagio nella gestione di uno strumento così lontano, culturalmente, da loro. In realtà, dopo poco tempo, la facilità di utilizzo di alcune operazioni, la stabilità incredibile del sistema operativo, e la possibilità di sfruttare a proprio piacimento una vasta gamma di applicazioni disvela subito, nella persona sordocieca, quali siano i nuovi orizzonti comunicativi che gli si prospettano. In particolar modo, la gestione in autonomia degli sms e la possibilità di avere uno strumento funzionale che si può tranquillamente portare sempre con sé, sono aspetti che hanno rapito immediatamente l'interesse delle persone che hanno partecipato ai corsi".
In generale, credi che ci sia ancora molta strada da fare in ambito di accessibilità informatica per i sordociechi?
"Sicuramente molte cose sono state fatte. Molto si sta facendo, basti pensare al The National DeafBlind Equipment Distribution Program, un innovativo progetto pluriennale che, in America, prevede lo stanziamento annuo di dieci milioni di dollari per l'acquisto, e la distribuzione gratuita di ausili tecnologici alle persone sordocieche al fine di favorirne l'inserimento scolastico, lavorativo e sociale. Indubbiamente, molto si dovrà fare. Non tanto dal punto di vista tecnico, attualmente il livello di strumentazione potenzialmente a disposizione di una persona sordocieca è considerevole, pensiamo ai vari terminali Braille esistenti, alle interfacce software semplificate come Winguido e Winlucy, alle stampanti braille, allo stesso i-Phone appunto. Il problema principale, credo, sia la distorta percezione che la società ha della persona sordocieca, delle sue potenzialità e delle sue peculiari modalità comunicative. Apparentemente, l'iperdinamismo informatico sembra lontano anni luce dalle esigenze delle persone sordocieche. Eppure, queste, utilizzano il pc sin dal sistema operativo Ms-Dos. Semplicemente, ma questo è un problema ad ampio raggio che riguarda anche ciechi e ipovedenti, sono molto spesso i contenuti a non essere accessibili, non tanto gli strumenti a disposizione. Quindi, c'è un problema culturale di fondo, che esclude aprioristicamente alcune persone già dalla fase progettuale che porterà poi alla futura fruizione delle informazioni. Tanto per cominciare, si potrebbe una volta per tutte far osservare in maniera stringente i principi indicati nella legge Stanca del 2004, che contiene le "disposizioni per favorire l'accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici", o quelli contenuti nella Legge 107 del 2010, che oltre a riconoscere la sordocecità come una "disabilità specifica unica" prevede la possibilità di avvalersi di interpreti qualificati, previa disponibilità economica degli enti locali. In questa ottica, si potrebbe pensare all'inserimento, tra le figure professionali indicate dalla legge, di una figura specializzata che insegni la tifloinformatica a queste persone, in quanto elemento fondativo della loro sfera comunicativa".
Grazie Maurizio, sicuramente queste informazioni saranno molto utili ai nostri lettori e come te spero che gli orizzonti della tifloinformatica siano sempre più ampi.