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Notizie Internazionali

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Numero 4-6 del 2002

Titolo: Editoriale - Il termine "disabilità" se ne va in pensione?

Autore: Rodolfo Cattani


Articolo:
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ridisegna la classificazione dell'handicap

Ci eravamo appena abituati ad essere "disabili" e non più handicappati o non vedenti o ciechi o magari privi della vista. Avevamo quasi metabolizzato la perplessità che accompagnava l'uso di quest'ultima definizione della nostra condizione. Ma ecco che un augusto consesso di esperti e di saggi ha deciso di mettere in discussione e rivoluzionare la non troppo vecchia classificazione delle minorazioni, delle disabilità e degli handicap.

In parole povere, con "minorazione" si intendeva il deficit proprio di una persona, con "disabilità" la limitazione operativa conseguente a quella minorazione e con "handicap" l'insieme delle difficoltà che minorazione e disabilità producevano nella relazione della persona con l'ambiente di vita. Sembrava tutto abbastanza chiaro e logico.

Ma ecco irrompere sulla scena il cosiddetto "Modello sociale" della disabilita. Secondo questo modello la disabilità non è essenzialmente un attributo di un individuo, ma piuttosto un complesso costrutto sociale e ambientale, largamente imposto dai comportamenti sociali e dalle limitazioni dell'ambiente realizzato dall'uomo. Conseguentemente, ogni processo migliorativo e inclusivo richiede un'azione sociale. La società in senso lato ha il dovere di attuare i cambiamenti ambientali e comportamentali necessari alla piena partecipazione delle persone disabili a tutti i momenti della vita.

La classificazione internazionale delle funzioni, della disabilità e della salute (ICF Maggio 2001) è l'applicazione di questo modello sociale di disabilità. Si tratta di un allontanamento radicale dalla precedente versione, la quale si riferiva specialmente agli aspetti clinici e individuali della disabilità. La versione attuale prospetta che la funzionalità di una persona disabile in una particolare sfera è un processo interattivo tra le sue condizioni di salute, le sue attività e i fattori contestuali.

Il termine "disabilità" è ora considerato generico, utilizzato soltanto per distinguere le tre dimensioni della classificazione della funzione, della disabilità e della salute (ICF) dell'OMS del 2001 - Funzioni corporee e Strutture,

Attività e Partecipazione

E’ noto che per ragioni storiche resiste un diffuso malinteso secondo cui questa classificazione si applica solo alle persone disabili, mentre effettivamente riguarda la generalità dei componenti della società.

Tecnicamente, la terminologia "persone con disabilità" è considerata obsoleta ed è stata sostituita da "persone con limitazioni di attività" oppure "con attività limitate". Ciò significa anche che il termine "disabilità" è stato sostituito da quello di "limitazioni di attività".

La più recente definizione integrale di persone con limitazioni di attività è la seguente: "le persone di ogni età che non sono in grado di effettuare autonomamente o senza aiuto compiti o attività umane fondamentali a causa di una condizione di salute o di una minorazione fisica/mentale/cognitiva/psicologica di natura permanente o temporanea. La definizione sopra citata può includere le persone in carrozzina; le persone con problemi di deambulazione con o senza ausili; le persone anziane fragili; i bambini sotto i cinque anni; le persone che soffrono di artrite, di asma o di disturbi cardiaci; le persone minorate della vista e dell'udito; le persone con minorazioni o disfunzioni cognitive, ivi comprese la demenza, l'amnesia, la paralisi cerebrale o il delirio; le donne in avanzato stato di gravidanza; le persone con menomazioni derivanti dall'uso di alcol o di altre droghe sociali, come la cocaina, l'eroina e alcuni farmaci; le persone che hanno perduto del tutto o in parte l'uso del linguaggio (afasia); le persone minorate a seguito dell'esposizione all'inquinamento ambientale o ad attività umane irresponsabili; le persone prese dal panico in caso di incendio o di altre emergenze; le persone invalide per effetto dell'esposizione a sostanze velenose o tossiche o a temperature estreme.

Per ora, sia nell'Unione Europea, sia in America pochissimi stati hanno adeguato le loro norme giuridiche, sanitarie, di tutela sociale, di sicurezza ecc. alla nuova classificazione dell'organizzazione mondiale della sanità, ma ciò dovrà avvenire entro tempi ragionevolmente brevi.

Appare difficile prevedere quali potranno essere le conseguenze di questo nuovo modello sociologico sulle condizioni di vita di quelle persone che, di là da ogni definizione giuridica o scientifica, sperimentano sulla propria persona che cosa significa essere affetti da un deficit grave per tutta o per gran parte della vita. Il documento dell'OMS richiede uno studio approfondito da parte delle organizzazioni delle persone con minorazioni visive per cercare di coglierne gli aspetti positivi e prepararsi a fronteggiare gli effetti pericolosi.

Certo è che gli sforzi dell’Unione Europea dei Ciechi per ottenere un maggiore equilibrio tra le cause propriam



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