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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere Braille

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Numero 18-18sup del 2014

Titolo: Lavoro oggi

Autore: a cura di Vitantonio Zito


Articolo:
Disabili e lavoro, quando la legge non è rispettata umilia e emargina le persone.
Breve storia, tutta italiana, su ciò che succede ad una ragazza siciliana non vedente che cerca lavoro ed invece trova un muro di gomma (di Emanuele Ceccarelli)
Immaginiamo di trovarci davanti a uno specchio «molto speciale» in cui i lettori possano osservare cosa accade a persone che pensano al lavoro come ad un'utopia. Una persona non vedente ha la possibilità di svolgere il lavoro che desidera? Il passaggio dalle idee alle azioni diventa, quindi, un «salto nel buio»: l'impegno e la volontà non garantiscono la validità dei percorsi mirati se costruiti su basi culturali non ancora solide. Perché nel mondo costituzionale esiste ancora l'indifferenza nel predisporre condizioni favorevoli che favoriscano il cammino delle persone disabili verso il futuro?
Diversamente da quanto si può pensare, gli ostacoli da superare non sono solo di natura legislativa; per trovare una risposta è necessario osservare ogni volta il clima economico, politico, sociale e culturale in cui viviamo.
Spesso commettiamo l'errore di pensare che il miglioramento continuo possa avvenire soltanto ed unicamente con le grandi riforme legislative quando invece può essere realizzato anche con la legislazione vigente ed a costi zero. L'Uici deve fare sempre la «voce grossa» per mantenere i rapporti con le istituzioni, che spesso non sono né facili, né amichevoli.
«Ringrazio l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti che con sensibilità e professionalità sin dal primo momento ha creduto al buon fine della mia occupazione applicando leggi a noi riservate». Così scrive una ragazza siciliana non vedente, al fianco della quale ci siamo mossi dando battaglia ad un Comune nel messinese resistente alla copertura del posto operatore vacante, sostenendo di non avere alcuna responsabilità in merito. Una battaglia durata ben tre anni, dal dicembre 2011, fatta di botta e risposta sull'assunzione obbligatoria a mezzo missive tra la Sede Centrale Uici, il Comune, il Centro per l'impiego di Messina e la Direzione Regionale del Lavoro di Palermo. Perfino la Corte dei Conti a Sezioni Riunite per la Regione Siciliana si era espressa in tal senso: «la cogenza dell'obbligo di assunzione dei disabili rende nullo... il margine di autonoma determinazione dell'Ente sotto il profilo della comprimibilità dei costi per il personale».
Alla fine, lo scorso marzo 2014, il Comune si è arreso procedendo all'assunzione della nostra amica, che ora presta servizio al centralino con grande dedizione e professionalità. Le auguriamo di cuore buon lavoro!
L'obiettivo, per nulla scontato, è stato raggiunto grazie alla collaborazione fattiva di tutti gli uffici che ci hanno supportato in questa complessa operazione. Questo successo, come tanti altri che abbiamo raggiunto in altre Province, non è solo un elemento distintivo della bontà delle nostre politiche associative in materia occupazionale, ma è anche un marchio di garanzia, a termini di legge, che possiamo spendere nelle politiche promozionali del territorio e che i giovani disabili, oggi sempre più attenti ai valori sociali, prendono in grande considerazione.
Siamo tutti soddisfatti per il successo dell'Uici che, abbandonando le logiche assistenzialistiche, abbraccia un modello di welfare attivo in cui ciascuno è libero di realizzare il suo progetto di vita.
Come si può comprendere, il percorso d'integrazione nel mondo del lavoro dei nostri giovani non vedenti non è privo di difficoltà ma guardiamo avanti: il nostro impegno come Unione Ciechi ed Ipovedenti in questo particolare settore è mirato a favorire l'inserimento delle categorie più svantaggiate, che rischiano di pagare il prezzo più alto della recessione.
Anche per questo stiamo contattando le aziende e le amministrazioni per lettera e per telefono per sollecitarle ad usufruire delle opportunità di collocamento. Se non altro per difendere quello che resta del nostro Stato di diritto.
a cura di Vitantonio Zito



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