Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

torna alla visualizzazione del numero 11-12 del Corriere dei Ciechi

Numero 11-12 del 2014

Titolo: ITALIA- La nostra Unione dinanzi alle sfide del terzo millennio

Autore: Mario Barbuto


Articolo:
Il terzo millennio è con noi da meno di quindici anni, eppure la società dell'informazione e della comunicazione ha già saputo proporci tante sfide tra crisi e innovazione che toccano e influenzano anche le grandi associazioni storiche come la nostra.
Dalla sua nascita, novantacinque anni fa, l'Unione ha svolto funzioni di rappresentanza delle esigenze e di tutela degli interessi morali e materiali dei ciechi e delle persone con difficoltà di vista, inclusa la proposizione di tutte quelle azioni di rivendicazione di provvidenze sociali ed economiche, a soddisfazione delle legittime aspettative dei propri rappresentati. Annoveriamo l'Unione tra le associazioni «storiche», infatti, perché ha contribuito ad esercitare per tanti decenni un ruolo di tutela e di presidio dei nostri diritti, oltre che di sollecitazione delle svariate riforme che contraddistinguono oggi lo Stato sociale moderno almeno nei paesi europei e connotano il nostro vivere quotidiano nell'Occidente democratico.
Con questa precipua funzione organizzativa e rappresentativa, l'Unione ha sempre raccolto intorno a sé un consenso largamente maggioritario tra le persone con deficit della vista, alla ricerca di tutela sociale, lavoro, formazione, provvidenze pensionistiche e sanitarie, ecc...
Oggi tuttavia ci troviamo a fronteggiare un panorama associativo e generale profondamente mutato che richiede soprattutto ai nostri dirigenti a ogni livello una riflessione attenta sul ruolo delle associazioni, per evitare di essere travolti dai tempi che mutano e superati da un modo di agire, di dirigere, di rappresentare che si rivela oramai sempre meno adeguato. Le semplici e pur fondamentali azioni di tutela, ad esempio, sembrano non bastare più. Il richiamo ai valori del passato sembra non esercitare più, almeno sulle giovani generazioni, quella attrattiva tale da garantire il necessario e ampio ricambio generazionale.
Appare sempre più evidente oggi quanto sia divenuta necessaria una capacità nuova di intercettare, leggere e interpretare quelle aspettative delle generazioni del Duemila, sorte nel cuore della società dell'informazione e della comunicazione, se non si vuole correre il serio pericolo di perdita di funzione di rappresentanza dovuta a una riduzione del numero e dell'interesse dei nostri iscritti. Negli ultimi quindici anni, infatti, i nostri associati sono passati da circa 92.000 a 45.000, rivelando un calo notevolissimo, che dovrebbe allarmare qualsiasi dirigente dotato di un minimo di senso di responsabilità e di cognizione del proprio dovere.
Questo calo sconta in parte, indubbiamente, quella disaffezione diffusa verso le istituzioni di rappresentanza quali partiti, sindacati, circoli culturali ecc..., che hanno registrato infatti, nell'ultimo decennio una caduta verticale del consenso e delle adesioni fino a giungere, per alcune di esse, addirittura alla definitiva estinzione per esaurimento. Occorre dunque ripensare e rilanciare su basi nuove e moderne il concetto, il valore e la pratica dell'associazionismo, al fine di sfuggire a questo rischio di estinzione.
Esso oggi non può più essere inteso soltanto come esclusivo momento di organizzazione comune per l'autotutela e per la difesa dei diritti di categoria, ma dovrà riguardare probabilmente anche la sfera della formazione, dell'aggregazione e dell'erogazione di servizi. La platea degli associati e dei potenziali soci, dovremo saperci chiedere: cosa si attende da una associazione storica come la nostra?
Quali aspettative ripone nel momento dell'adesione e quali attrattive riceve una persona nel pensare di iscriversi e di partecipare alle attività della nostra Unione?
E ancora: quali azioni di sostegno sappiamo mettere in campo per assicurare alle nostre strutture nazionali e soprattutto territoriali, risorse adeguate ai nuovi compiti associativi che dovranno essere ridefiniti per i prossimi decenni?
Nelle nostre sedi, in base alla mia esperienza, si vive un bisogno forte di comunità, di famiglia e di apertura alla partecipazione che dobbiamo saper incoraggiare e favorire senza rinchiuderci in minuscole aggregazioni di potere che gestiscono tutto e controllano tutto.
Nelle nostre sedi territoriali si vive altresì una forte aspettativa di supporto tecnico e professionale almeno su quattro principali questioni, confidando dunque sull'azione di impulso che questa Presidenza nazionale ha il dovere di sviluppare: gestione organizzativa, amministrativa e contabile, considerato che oggi sono richieste sempre maggiori competenze e cognizioni tanto ai dirigenti quanto ai collaboratori; capacità di partecipazione a progetti per l'acquisizione di fondi europei, nazionali e regionali, incluse tutte le attività che conseguentemente ne derivano; ricerca di risorse finanziarie stabili, tramite azioni pianificate, efficaci ed efficienti di fund raising; ideazione ed erogazione di servizi specificamente dedicati e rivolti agli associati, tali da rappresentare un'attrattiva, soddisfare un bisogno e sviluppare l'orgoglio dell'appartenenza.
Un compito imprescindibile! Una sfida esaltante che ci attende tutti, dirigenti e soci della nostra Unione nei prossimi dieci, quindici anni con l'intento preciso di modificare profondamente il volto, lo stile e il modo stesso di lavorare e di organizzarci.
Occorrerà sviluppare una capacità nuova di lettura e aggregazione delle aspettative e di impiego delle risorse disponibili, senza prevaricazioni e senza pregiudizi, aprendosi subito all'innovazione e al rinnovamento per dare un futuro alle nostre strutture, in modo che possano continuare a esercitare tutte le proprie funzioni, così come i nostri padri fondatori avevano immaginato e voluto. Se riusciremo a varcare questa nuova frontiera della nostra Storia associativa, potremo davvero inaugurare e dare concretezza al modo di lavorare del Ventunesimo secolo.
In caso contrario, un grosso e inquietante punto interrogativo si profilerebbe sul cammino, pur glorioso, della nostra associazione.
Un punto interrogativo che vogliamo, con tutte le nostre forze, cancellare per sempre dal nostro orizzonte temporale per dare alla nostra Unione quel futuro che merita, per il quale ci è stata affidata.



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida