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Corriere dei Ciechi

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Numero 11-12 del 2014

Titolo: SPORT- Zanardi Ironman: missione compiuta

Autore: Carmen Morrone


Articolo:
Dopo essere diventato uomo di ferro per aver terminato l'Ironman delle Hawaii, la gara più dura del mondo, cosa starà progettando Alessandro Zanardi, il pilota automobilistico che ha perso le gambe nel 2001 in un incidente automobilistico a Lausitzring in Germania? Zanardi esce allo scoperto quando l'obiettivo è alla portata. Mai un annuncio al verbo condizionale, tutte affermazioni al futuro. Imminente. "La gente si stupisce dei miei risultati sportivi. Forse il mio segreto sta nel fatto che so scegliermi gli obiettivi" dice. "Non è facile. Occorre conoscersi molto bene. Come sportivo occorre fare una valutazione oggettiva delle proprie condizioni fisiche e mentali. Capire a che punto si è della preparazione. Quali e quanti sono i margini di miglioramento".

IRONMAN. Alla Ironman delle Hawaii occorre nuotare in mare per 3,86 km, pedalare per 180 km, correre una maratona. Tutto di seguito, senza soste, in un clima caldo-umido. Vince chi termina le tre discipline nel più breve tempo. Zanardi, 48 anni, è arrivato dopo 9 ore, 47 minuti e 14 secondi, conquistando il 273° posto su 2.187 partecipanti complessivi. Il tedesco Sebastian Kienle, 30 anni, normodotato, ha vinto la competizione arrivando in 8 ore, 14 minuti 18 secondi. "Non sono un fenomeno. Niente è impossibile" continua Zanardi. "Se diamo davvero significato alle parole. Qualcuno si ferma al sogno. Io mi impegno per renderlo realtà. Non è facile. Ma tutti lo possono fare". E aggiunge: "Una gara dura come questa, può sembrare una sfida impensabile, ma se hai la curiosità di capire come sviluppare un progetto, puoi costruire delle strade alternative che nessuno aveva mai immaginato". Zanardi non è il primo atleta con disabilità a partecipare e ad arrivare al traguardo della Ironman delle Hawaii. Lo scorso anno l'impresa è riuscita all'americana Minda Detler anche lei su handbike e carrozzina. Nella hall of fame dell'Ironman ci sono i fratelli gemelli Hoyt. Dick nuota, pedala e corre insieme al gemello Rick che si muove su sedia a rotelle per via di una paralisi cerebrale. Dal 1989 i gemelli hanno partecipato a più di 250 gare di triathlon, incluse sei Ironman. Lo scorso agosto, i 34enni fratelli Hoyt hanno terminato l'Ironman di Copenhagen in 15 ore 42 minuti 38 secondi (il tempo massimo per tutte le Ironman è di 17 ore). L'Ironman delle Hawaii è un'esperienza di cui Alex farà tesoro per tutte le nuove sfide. Vale la pena farsi raccontare i momenti salienti. "Nella frazione di nuoto ho potuto usare il boccaglio per facilitare la respirazione, visto che ho problemi di galleggiamento. Ho nuotato 3,86 km in un'ora, 8 minuti e 46 secondi ed era più o meno il tempo che mi ero prefissato. Anche se ho preso calci e pugni. Soprattutto all'inizio del tragitto c'è una gran ressa: l'area di mare circoscritta per la gara era stretta per oltre 2 mila nuotatori. Nella foga, mi hanno pure sfilato il boccaglio e per rimettermelo ho perso del tempo. Inoltre con le gambe riuscivano a infilarsi nelle traiettorie libere, invece io le gambe non le ho". Poi c'era l'incognita squali, sui quali Alex scherza volentieri: "Per scongiurare il pericolo e per farmi coraggio, prima della gara mi auguravo di trovarne uno che vedendo in acqua il mio mezzo corpo se ne andasse dicendo: questo l'hanno già assaggiato e non è buono...". Rischi nella gara in handbike a causa del vento. "Il vento è come una salita, ho fatto una gran fatica a tenere in equilibrio il mezzo perché il vento prima era dietro poi è diventato trasversale. A un certo punto le ruote posteriori si sono alzate, quando sono riuscito a governare l'handbike e sono atterrato, ho tirato un sospiro di sollievo. Potevo farmi male e compromettere la gara". Sceso dall'handbike, Zanardi è salito sulla carrozzina olimpica per iniziare la maratona, terminata in sole 2 ore 24 minuti e 50 secondi, meglio di quanto fece alla maratona di New York 2013 (per la cronaca ci impiegò 2 ore e 32 minuti). Se l'handbike ha cambio e rapporti, la carrozzina da corsa si spinge solo con le mani e con la forza delle braccia. "Considerando che la maratona è seguita dopo aver messo nelle braccia quasi 4 chilometri a nuoto e 180 in bici e che non mi allenavo sul mezzo da un bel po', è un ottimo risultato". Di tutta la gara, Alex ha stampato nella memoria gli ultimi 300 metri. "Sono stati la cosa più bella che mi sia successa e a me di cose ne sono accadute molte. Ero sull'orlo delle lacrime e non sono uno facile alla commozione". Visti i risultati, un'ora sola di distacco dal vincitore assoluto - per la cronaca la vincitrice assoluta della categoria donne è stata l'australiana Mirinda Carfrae con il tempo di 9 h 00' 55'' - Zanardi si è prenotato per una seconda partecipazione. A chi lo incalza con la domanda: rifarà l'Ironman delle Hawaii, Zanardi risponde con un "vedremo più avanti".
La stagione sportiva del campione non è affatto conclusa. Tornato a settembre nel circuito delle corse in auto, ha in corso il campionato Blancpain. Nella gara di fine ottobre ha pilotato la sua BMW Z4, trovando una sorpresa sull'auto. BMW ha fatto stampare sul lunotto anteriore questa frase: "Ironman Hawaii: missione compiuta". Il ritorno di Zanardi sulle piste automobilistiche è stato accompagnato anche da novità tecnologiche montate sulla vettura. Ad esempio, c'è il freno a pedale che Zanardi usa con la protesi. "La vettura è dotata di dischi freno più grandi e quindi necessita di una pressione maggiore sul pedale" spiega. "La gestione della frenata è l'aspetto su cui io e i tecnici del team di Roberto Ravaglia abbiamo lavorato di più e su cui stiamo continuando a studiare. Al momento sono state eseguite alcune modifiche sul braccio di leva del pedale che permettono di ottenere importanti variazioni nello sforzo richiesto per frenare". L'acceleratore è invece manuale. "La mia auto ha il vantaggio di avere l'acceleratore a comando elettronico, così è stato relativamente facile posizionare un cerchiello sul volante. L'ho voluto su tutto il volante così da poterlo azionare indifferentemente con la mano destra o sinistra". "L'auto è bellissima, forse un po' tamarra, ma è bella, sexy. Ergonomicamente è tutto a posto. Fra i colleghi piloti, mi sento un pilota solo con qualche problema in più".
E poi ci sono le gare di handbike. Lo scorso settembre è stato incoronato per la seconda volta campione del mondo. Due medaglie d'oro: una nella gara cronometro e l'altra nella staffetta. Più un podio d'argento nella gara su strada. Il 2015 è l'anno preolimpico, un periodo di qualificazioni in vista delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016. Quando Zanardi avrà 50 anni. Come si fa? C'è chi a 20 anni per poter avere certi risultati si dopa. Alex Zanardi sull'argomento afferma: "Chi si dopa ha già perso. È un fenomeno che esiste più di quanto si racconti. Ai giovani dico di non cadere nel luogo comune che dice che senza il doping non sei competitivo, che il doping lo fanno tutti. Se certi risultati non riuscite a raggiungerli in maniera naturale, cambiate sport. Io posso dire che con l'allenamento quando ci sono talento e passione, certi risultati si possono raggiungere". "Nello sport non ti puoi nascondere. Ti puoi nascondere nel lavoro, anche nella vita. Ma nello sport, ci sei tu, ci sono gli avversari. In gara ti senti nudo. Sta a te tirare fuori quello che sei, quello che vali". Ma al di là della medaglia, per Alex lo sport è altro. "È la preparazione di un progetto. Il risultato è solo il riconoscimento di quanto si è fatto. E poi si ricomincia perché non mi ha mai mollato la curiosità di vivere". Una gioia di vivere che Zanardi vuole vedere tornare sul volto di molti bambini. Per questo insieme a un gruppo di amici ha fondato Bimbingamba, un'associazione che offre protesi per camminare ai bambini stranieri in situazione di povertà, a quelli italiani dà la possibilità di praticare un'attività sportiva. Zanardi, infatti, in Italia porta avanti il messaggio che investire sul benessere delle persone disabili, a partire dall'attività motoria, è un approccio lungimirante che cambia mentalità e società. Fra il 2010 e il 2013 Bimbingamba si è presa cura di un centinaio di bambini. La maggior parte ha perso uno o più arti per incidenti, malattie o per lesioni provocate da esplosioni o armi da fuoco in zone di guerra. I bambini sono assistiti durante la loro permanenza in Italia anche dal punto di vista logistico e vivono la loro esperienza non solo nel centro di cura, ma anche a contatto con i loro coetanei italiani. L'associazione inoltre sta lavorando attivamente per avviare alla pratica dell'handbike i bambini amputati o con lesioni spinali.
Zanardi si è sempre messo in gioco. Spesso nel ruolo di pioniere. Nell'handbike, Alex ha inventato e introdotto un modello di bici per chi, come lui, ha molta forza fisica dagli addominali in su. E con l'Ironman ha aperto una breccia nel campo del triathlon. Il triathlon, la gara composta da tre frazioni consecutive di nuoto, bici e corsa, sarà disciplina paralimpica a partire dai Giochi di Rio nel 2016 e per Zanardi potrebbe essere una nuova sfida. Il regolamento internazionale di paratriathlon per la parte di gara in bici, ammette solo handbike che si pilotano da sdraiati ed esclude l'utilizzo di handbike guidata come se si fosse in ginocchio. Zanardi utilizza proprio la seconda. Zanardi con la sua handbike ha sempre gareggiato in tutte le competizioni, dalle Paralimpiadi ai Mondiali. E con quello stesso tipo di handbike ha partecipato all'Ironman delle Hawaii. Anche in questo caso il regolamento della categoria Disability ammette solo handbike dove il pilota è sdraiato. Per questo Zanardi ha gareggiato insieme ai normodotati. Ora, poiché non c'è solo Zanardi a usare quella bici, il regolamento del paratriathlon in vista dei Giochi di Rio del 2016, potrebbe introdurre qualche novità in fatto di mezzo. E trovare fra i primi triatleti della storia delle Paralimpiadi proprio Alessandro Zanardi. Vedremo. In ogni caso le distanze del triatlhon paralimpico al momento sono: 750 metri di nuoto, 20 km di bici, 5 km di corsa. Per Zanardi una bazzecola.



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