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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 6 del 2015

Titolo: SPORT- Un nuoto mondiale

Autore: Carmen Morrone


Articolo:
"I gesti del nuoto sono i più simili al volo. L'acqua dà alle braccia quello che l'aria offre alle ali" afferma Erri De Luca descrivendo, con maestria, chi nuota. Chissà quanti la pensano così fra i 650 nuotatori agonisti attesi ai Mondiali di nuoto paralimpico che si terranno a Glasgow, in Gran Bretagna, dal 13 al 17 luglio. Un evento che rappresenta la gara più importante per le qualificazioni ai Giochi che si terranno a Rio de Janeiro dall'8 al 18 settembre 2016. I 650 nuotatori paralimpici sono in rappresentanza di 50 Nazioni. L'Italia sarà presente con una decina di atleti, fra questi ci saranno anche nuotatori con disabilità visive. "Il Corriere dei Ciechi" ha incontrato Federica Fornasiero, uno degli allenatori della nazionale e alcuni atleti che raccontano la loro storia e la loro esperienza di sportivi.

D: Federica Fornasiero, che mondiale sarà quello di Glasgow?
R: Gli atleti che andranno a medaglia guadagneranno punti fondamentali per la partecipazione ai Giochi paralimpici di Rio. Tutte le nazionali portano i loro atleti più preparati e quindi la scelta della rosa è stata fatta con criteri molto selettivi. A livello internazionale l'Italia può contare su una decina di atleti che hanno pari grado di preparazione.

D: Che momento sta vivendo il nuoto paralimpico italiano?
R: Lo staff tecnico della nazionale paralimpica ha seguito l'evoluzione del nuoto italiano e internazionale e ha superato la precedente suddivisione tra gli atleti della nazionale in base alla disabilità e ha preferito dividere le attività in base al livello degli atleti: top level, che sono gli atleti vincitori di medaglie alle Paralimpiadi di Londra, atleti di interesse nazionale di fascia A e B, e poi il settore promozionale-giovanile che è il serbatoio che serve per creare nuovi atleti, per dare ricambio alla Nazionale.

D: E ci sono queste nuove leve?
R: Direi di sì, abbiamo ottimi atleti under 18.

D: Come le intercettate?
R: Questo è un punto su cui dobbiamo ancora lavorarci molto. Scoprono il nuoto paralimpico ancora troppo per caso. La trasmissione in tv dei Giochi paralimpici di Londra ha fatto conoscere a molte persone questo mondo, tuttavia quando la famiglia deve cercare informazioni dove vive, non sempre le trova. E poi le famiglie sono ancora indecise.

D: In che senso?
R: Ci viene detto che lo sport paralimpico è un ghetto. E loro non vogliono ghettizzare il loro figlio. Dobbiamo ancora spiegare che non è così, che lo sport paralimpico, non solo il nuoto, è praticato insieme agli altri. Che essendo dedicato a chi ha una disabilità, riesce a far emergere il meglio e questo il ragazzo lo sa e si sente realizzato, prende consapevolezza di avere un talento anche lui, capisce che è un atleta e una persona che sta semplicemente facendo sport insieme agli altri. Quando è così, lui stesso aiuta gli altri a capire...

D: Ci spieghi...
R: Le racconto questo fatto che accade sempre più spesso. Quando i ragazzi fanno sport paralimpico diventano i primi promotori di questo movimento in famiglia, fra gli amici e a scuola. Proprio a scuola, quando devono realizzare le tesine di studio, scelgono argomenti relativi allo sport paralimpico e danno dimostrazione, oltre della loro esperienza personale, di sapere tutto su quel campione, su quello sport perché si documentano e sono curiosi.

D: Nel nuoto paralimpico italiano quali sono le disabilità?
R: Tutte. Ci sono alcuni team, ad esempio quello australiano e quello inglese che non hanno nuotatori non vedenti. Questo tipo di disabilità è molto impegnativo perché richiede più risorse.

D: Vale a dire?
R: Un nuotatore non vedente costa di più di un altro. Un nuotatore non vedente ha bisogno di allenarsi in una corsia riservata che viene concessa a un costo di gran lunga maggiore rispetto al tradizionale biglietto d'ingresso. In vasca, l'atleta ha bisogno dell'assistenza di un paio di persone, una per ogni bordo per via dell'utilizzo del tapper. Il tapper è quel lungo bastone con cui l'allenatore tocca la testa del nuotatore in prossimità della fine della vasca, altrimenti prenderebbe una sonora testata.

D: Nel nuoto paralimpico non vedenti è entrata la tecnologia?
R: La nazionale italiana è stata la prima ad adoperare una ricetrasmittente che è nata per il nuoto in acque libere e per il nuoto sincronizzato. Noi l'abbiamo applicata al nuoto dei non vedenti con grande successo. Funziona così: l'atleta indossa delle cuffiette come quelle del telefono cellulare a cui arriva la mia voce grazie a una trasmittente. Questo apparecchio ha permesso di migliorare la qualità dell'allenamento perché io parlo e l'atleta in tempo reale ascolta e si corregge, senza doversi fermare. Inoltre non è più necessario il tapper perché ovviamente anche l'indicazione del fine vasca viene data in quel modo. Questo ausilio tecnologico permette anche di contenere i costi, perché non sono più necessarie due persone per il tapper.

D: La crescita del nuoto italiano è merito anche dello staff tecnico...
R: Dobbiamo riconoscere l'impegno di tecnici che continuano a studiare per migliorare le loro tecniche di insegnamento.

D: Qual è la difficoltà più grande che incontrate?
R: Un nuotatore non vedente ti smonta tutta la sessione di allenamento. La loro precisione richiede da parte dell'istruttore la stessa meticolosità. Fanno domande molto precise circa la posizione in acqua di caviglie, polso, mani. L'insegnante deve essere capace di spiegare in maniera chiara e semplice e deve essere disposto a ripetere più volte. Non perché queste persone non siano attente, ma perché un conto è poter vedere un gesto tecnico, un altro è sentirlo raccontare.

Gli azzurri del nuoto non vedenti a Glasgow oltre a giocarsi il posto ai Giochi di Rio, avranno il difficile compito di mantenere la gloria paralimpica conquistata dalla pluricampionessa Cecilia Camellini che tutto il mondo ci invidia. Suoi i record del mondo nei 100m stile libero con il tempo di 1'07"29 e nei 50m stile libero con il tempo di 30"94. Cecilia è impegnata nello studio universitario e non sarà presente ai Mondiali. Anche se li seguirà da casa, aggiornata dalle compagne di squadra, come Alessia Berra e Martina Rabbolini.

Alessia Berra (Polha Varese) ha 21 anni e sino all'età di 19 anni ha praticato agonismo senza disabilità. Ai Mondiali sa di dovere combattere a suon di bracciate contro l'ucraina Anna Stetsenko. La sua specialità: delfino.

D: Agonista normodotata, poi che è accaduto?
R: Che la mia malattia, la sindrome di Stargardt, è peggiorata non permettendomi più di nuotare con i miei compagni, così sono stata ferma un anno, non sapendo dell'esistenza del nuoto paralimpico.

D: Quando e come lo hai conosciuto?
R: Non è stato facile. A Milano, ho visitato una mostra-mercato di ausili per la ipovisione e c'era lo stand del Cip, purtroppo non c'era nessuno e così non ho potuto chiedere informazioni. E così sono passati altri mesi. Essendo studentessa universitaria alla facoltà di Scienze motorie della Statale di Milano, ho saputo che stava partendo un corso per diventare istruttori di nuoto paralimpico. Ho chiesto informazioni al mio insegnante che mi ha messo in contatto con Luca Cavaggioni, che è il mio attuale preparatore atletico.

D: Sei tornata un'atleta quindi...
R: Ho cominciato ad allenarmi e a fare gare e adesso sono in nazionale.

D: E il corso per istruttore?
R: Fatto anche quello. E spero di poter lavorare come allenatore di nuoto, avendo esperienza diretta so cosa serve all'atleta.

D: Ad esempio?
R: Al nuotatore devi fargli sentire il movimento, devi fargli sentire le sensazioni in acqua. Se metti il polso in un certo modo senti l'acqua scivolare così, e così via.

Martina Rabbolini (GSNV Milano) ha 17 anni, nuota da quando aveva pochi mesi, ed è agonista da sei anni grazie all'incontro con un campione di baseball. Ai Mondiali di Glasgow potrebbe incontrare la sua avversaria, l'americana Letticia Martinez. La sua specialità: rana.

D: Chi è lo sportivo che ti ha fatto da mentore?
R: Francesco Cusati, campione di baseball per ciechi. L'ho conosciuto all'Istituto dei Ciechi di Milano e da lì ho cominciato a frequentare il loro Gruppo sportivo e gara dopo gara sono riuscita a conquistarmi un posto in Nazionale.

D: Trovi difficoltà a raggiungere la piscina di allenamento e una volta nell'impianto sportivo questo è accessibile?
R: Per fortuna sono papà e mamma che si occupano di accompagnarmi. La piscina ora la conosco a memoria. Vado in giro quasi sempre con qualcuno per via della mia età, 17 anni. Mi accompagna spesso il mio cane, Zeus, un golden retriver che non è un cane guida, ma è molto protettivo. Avere il cane guida è l'altro mio sogno.

D: E qual è il primo sogno?
R: Partecipare alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, l'anno prossimo.

D: Studentessa e sportiva, come riesci a conciliare?
R: Mi alleno il pomeriggio, sei volte la settimana, ogni volta due ore. La mattina vado a scuola, frequento la terza liceo linguistico, e la sera faccio i compiti e studio.

D: Lo sport sarà il tuo lavoro?
R: Mi piacerebbe diventare osteopata oppure nutrizionista. Professioni attinenti con lo sport, con il benessere.

Mentre Alessia e Martina saranno impegnate a Glasgow, in Italia Sara Belotti e Camilla Luscrì saranno le prime tifose degli azzurri. Sara e Camilla sono, infatti, le nuove leve del nuoto paralimpico italiano: la prima convocata a un raduno della nazionale under18 e la seconda a uno stage collegiale. Quando a Sara Belotti (Olimpic Swim asd) e a Camilla Luscrì (Aics Pavia), entrambe ipovedenti, si chiede della loro attività sportiva, snocciolano medaglie, tempi e record. E hanno le idee molto chiare. Sara Belotti, 16 anni, bergamasca, dice: «Voglio continuare a migliorarmi per essere competitiva in Europa e nel mondo». Le fa eco Camilla Luscrì, 13 anni a luglio, pavese, che aggiunge: «Il mio sogno è vincere una medaglia ai Giochi Paralimpici».

Tutto pronto quindi per i Mondiali di Glasgow, cittadina scozzese che per l'occasione ha aggiunto alla vasca olimpionica di 10 corsie in cui si terranno tutte le gare, un'altra vasca, sempre di 50 metri, con sei corsie dedicata al riscaldamento degli atleti. Oltre ad Alessia Berra e Martina Rabbolini, in squadra ci sono Fabrizio Sottile (Aniene Roma), Federico Bassani (Aniene Roma) (entrambi ipovedenti) e atleti con disabilità motorie che sono: Vincenzo Boni (Caravaggio sporting village), Federico Morlacchi (Polha Varese), Arjola Trimi (Polisportiva Bresciana No Frontiere), Francesco Bocciardo (Nuotatori Genovesi), Giulia Ghiretti (Ego Parma Nuoto), Emanuela Romano (Nuotatori Campani).

Bolzanine Campionesse Italiane di Torball

Recentemente la squadra femminile di Torball del Gruppo Sportivo Non e Semivedenti Bolzano ha portato a casa il titolo di campione Italiano e questo per l'ennesima volta di seguito. Le singole giornate del campionato avevano avuto luogo a marzo a Napoli e ad aprile a Roma. La squadra, composta da Maria Teresa Bettineschi, Ilaria Frenez, Annamaria Innerhofer, Silvia Rinaldi e Margareth Zelger e accompagnata dall'allenatore Marco Grazioli, è riuscita a vincere lo scudetto, totalizzando 45 punti. Seguono le squadre Reggina Calabria con 32 punti e Colosimo Napoli con 24 punti. Il Bolzano perciò potrà partecipare alla Coppa Europea. Questo torneo si disputerà a fine ottobre a Suprasl/Polonia e si scontreranno i migliori team d'Europa.
Info: Innerhofer Annemarie, Responsabile del settore Torball - tel. 347-7565700
www.torball.it



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