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Corriere dei Ciechi

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Numero 7-8 del 2016

Titolo: SPORT- Verso Rio 2016

Autore: Carmen Morrone


Articolo:
Dal 7 al 18 settembre si svolgeranno a Rio de Janeiro i Giochi Paralimpici

Il tricolore è stato consegnato. Il conto alla rovescia è cominciato. Dal 7 al 18 settembre a Rio de Janeiro si svolgeranno i Giochi Paralimpici, negli stessi impianti di quelli Olimpici. Sono attesi 4350 atleti provenienti da 176 Paesi. I titoli in palio sono 528: 226 donne, 264 uomini e 38 misti. La delegazione italiana al suo completo sarà rivelata nel mese di agosto ma alcuni atleti hanno già in tasca il biglietto per Rio. Una squadra composta da chi ha già vissuto, e anche più volte, l'emozione dei Giochi e chi esordisce. Nell'atletica leggera troviamo l'esordiente Oney Tapia e la veterana Assunta Legnante; nel nuoto Martina Rabbolini condividerà il suo esordio con il suo mito e compagna di squadra Cecilia Camellini. Parliamo di atleti, di campioni. Al di là dei risultati le loro storie raccontano di svolte, di delusioni, di forza d'animo. Di sogni ancora da realizzare e realizzati.
Oney Tapia e Assunta Legnante. Un nome ancora poco conosciuto e una vip. Una storia di due giganti per stazza e per coraggio. Entrambi sono campioni, categoria non vedenti, di lancio del disco il primo e di getto del peso la seconda.

Oney Tapia, 37 anni, è il campione europeo in carica di lancio del disco (con una distanza di 42,56 metri). Per lui i Giochi di Rio 2016 saranno le prime Paralimpiadi. "L'obiettivo è vincere la sfida con me stesso... non aver paura, affrontare la vita senza alcun rimorso, andare avanti", afferma. I Giochi sono il sogno di ogni atleta, per Oney sono un traguardo a cui non avrebbe mai sperato. Tapia, cubano, è stato giocatore professionista di baseball, e proprio per questo è arrivato in Italia nel 2002 ingaggiato da una squadra veneta di baseball. Oney Tapia in Italia lavora come giardiniere e proprio svolgendo una potatura, nel 2011, ha un incidente: un grosso ramo lo colpisce alla testa e il cervello subisce un trauma che comporta la perdita della vista. Durante il ricovero in ospedale e la convalescenza viene in contatto con alcune associazioni, in particolare con l'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e alcune associazione sportive. Questi incontri sono stati per Oney l'ancora di salvezza che lo hanno trattenuto dal cadere nel baratro in cui era facile scivolare. Inizia a giocare a goalball vestendo la maglia della "Omero Runners di Bergamo". È un atleta, la competizione sta nel suo DNA e diventa giocatore professionista di goalball. Insieme agli altri componenti della squadra scala le classifiche sino a conquistare la Serie B. Non contento inizia ad allenarsi nella disciplina del judo, passaggio precedente al grande incontro con l'atletica. "Ero a un allenamento di judo con il maestro Damiani e in quel contesto c'erano anche dei lanciatori del disco. Non so perché, mi sono diretto verso loro e ho subito messo le mani su di un disco. Per la prima volta sentivo cos'era, come era. Io dico sempre che è stato il disco a scegliere me", racconta con il suo accento cubano. Oney vive a Bergamo insieme alla sua compagna da cui ha avuto una bambina, che oggi ha due anni. Nel tempo libero ha imparato a suonare il pianoforte. "Sinceramente - dice della sua esperienza - non farei cambio con uno che ci vede. Ormai ho visto tutto quello c'era da vedere e credo che questa esperienza mi stia arricchendo. Certo, non nego che ci sono alti e bassi, ma sono una persona con una grande forza d'animo e non mi lascio abbattere facilmente. Non per niente mia mamma, appena nato, mi soprannominò guerriero". A chi gli fa notare la forza energizzante del suo sorriso, Oney risponde: "Il sorriso è gioia, è vita. Se sorridi la gente non ti dimenticherà mai".

Assunta Legnante, 38 anni, ha un sogno: tornare a gareggiare con i normodotati, con la partecipazione alla sua seconda Paralimpiade continuerà a portare avanti questo messaggio. Grazie ai suoi risultati infatti è già arrivata a essere compresa fra le migliori 50 lanciatrici del mondo. In questo momento Assunta sta svolgendo un periodo di riabilitazione dopo l'intervento di asportazione di un'ernia vertebrale avvenuto a maggio. "Voglio lanciare in acquaaa!!", ha scritto sulla sua pagina Facebook commentando un'ennesima seduta di allenamento in piscina. Assunta non demorde, riconosce lei stessa di essere una gran testarda "e in questi casi serve esserlo". Rio? "Ai Giochi combatterò per confermare l'oro di Londra 2012 nel getto del peso e migliorare l'8° posto in quello del disco". La sua foto con la visiera (obbligatoria nelle gare internazionali) - scattata ai Giochi di Londra 2012 - che riproduce gli occhi del personaggio dei fumetti Diabolik l'ha resa celebre in tutto il mondo. La sua simpatia ha amplificato la eco dei suoi risultati agonistici: Assunta Legnante è la campionessa mondiale in carica di getto del peso, alle Paralimpiadi di Londra 2012 firmò il primato mondiale con 16,74 m, record che ritocca (16,79 m) l'anno dopo e l'anno dopo ancora arrivando a 17 metri (record però non omologato). Con queste misure Assunta, come si diceva, è fra le prime 50 lanciatrici normodotati perché uno dei suoi obiettivi è quello di accedere alle gare per normodotati. Un ritorno, perché come tutti sappiamo, Assunta Legnante è stata una campionessa del getto del peso anche prima di perdere la vista per via di un glaucoma congenito che a un certo punto della vita si risveglia e comincia a danneggiare gli occhi. Siamo nel 2004 alla vigilia dei Giochi di Atene quando la Legnante è al centro di una vicenda controversa: nonostante avesse ottenuto il diritto di partecipare alle Olimpiadi, il Coni le preclude questa opportunità motivando la scelta con una "non idoneità fisica" per un innalzamento della pressione oculare. Dopo quattro anni, si qualifica alle Olimpiadi di Pechino 2008 ma una volta lì non riesce a superare le eliminatorie e per questo progetta il ritiro. A quel punto è il Comitato italiano paralimpico, nella persona di Luca Pancalli, a intervenire perché questa grande atleta non si ritiri. Per esperienza e qualità ha moltissimo ancora da dare allo sport italiano. "Non è perché sapevo gettare il peso, potevo farlo ad occhi chiusi, è proprio il caso di dirlo - racconta Assunta - ho dovuto imparare da capo. Perché senza vedere cambiano i riferimenti, cambia l'approccio pur rimanendo inalterato il gesto tecnico. Il non vedere è una cosa abbastanza dura da affrontare all'inizio, poi diventa il tuo migliore amico se ti fai prendere per mano dal buio e impari a poco a poco che anche non vedendo puoi fare molte cose", dice Assunta.

A tutti è capitato di riuscire a realizzare un sogno. Piccolo o grande. Almeno uno fra i tanti che si fanno nella vita. Quasi certamente, però, era nato quando eravamo bambini. È come se i sogni dei bambini avessero più chances di realizzazione perché dotati di forza straordinaria. Se ci pensate sarà capitato anche a voi. Come è accaduto alla nuotatrice Martina Rabbolini alla sua prima Paralimpiade accanto al suo mito Cecilia Camellini, veterana dello sport.
Martina Rabbolini, 18 anni, pensa alle Paralimpiadi da quando è nata. O almeno da quando aveva tre mesi, quando incontrò l'acqua di una piscina in un corso di acquaticità insieme alla sua mamma. Da quel momento, come racconta Martina stessa, l'acqua diventa il suo elemento perché in acqua prova libertà. E comincia a pensare di mettere alla passione le briglie e dirigerla verso un traguardo: diventare un'atleta dell'acqua. Obiettivo raggiunto e con la convocazione nella nazionale di nuoto paralimpico per i Giochi di Rio, il sogno di quando era bambina diventa realtà. "Nuoto da quando avevo tre mesi. Il nuoto è il modo per dimostrare agli altri quello che valgo. Ormai è la mia ragione di vita. Per conquistare la convocazione in nazionale mi sono allenata moltissimo negli anni scorsi. Sei volte la settimana, almeno due ore ogni volta conciliando studio e sport. E poi le gare da quelle regionali, nazionali, internazionali nel 2014 e nel 2015. La mia specialità è lo stile rana (Martina detiene il record italiano nei 100m: 1':37'':29 ndr)". Martina ha la grinta e la determinazione del campione, ma anche la timidezza di una 18enne che si emoziona parlando di uno dei suoi miti: Cecilia Camellini. Ai Giochi di Rio pure lei, con tutta la sua esperienza e competenza.
Cecilia Camellini, 24 anni, si è presa il suo tempo per laurearsi in psicologia. E solo dopo ha ripreso a pensare alle gare, a Rio 2016, la sua terza Paralimpiade. Non ha mai smesso di allenarsi e così quando è tornata in acqua non ce n'è stato più per nessuno. Ai Campionati Europei di Funchal tenutasi quest'anno ha vinto la medaglia di bronzo nei 100m dorso. Cecilia è così: scende in acqua e va a podio. La sua specialità sono i 50 e i 100m stile libero, dove ha vinto due medaglie d'oro a Londra 2012. Cecilia sta continuando gli studi con la pratica clinica, ha solo 24 anni, ai Giochi di Tokio ne avrà solo 28 di anni, ma parla come se fosse pronta a cambiare progetti. "Sto vivendo una favola, lo sport è così quando si hanno risultati. Vedremo cosa riesco a fare a Rio" dice. "Quando i risultati cominciano a mancare, le cose cambiano. Vuol dire che sono più brave le altre. Io faccio già ora tante altre cose oltre a nuotare. Farò dell'altro".

Ora la concentrazione di tutti i nostri campioni è rivolta al 7 settembre quando una fastosa cerimonia di apertura - e c'è da crederci: siamo a Rio, capitale del Carnevale più scenografico del mondo - aprirà la 15esima Paralimpiade estiva che si terrà per la prima volta in Brasile. Il giorno prima dell'apertura dei Giochi, sarà inaugurata per la prima volta nella storia del movimento paralimpico italiano Casa Italia Paralimpica, l'equivalente della ormai conosciuta Casa Italia, quartiere generale degli azzurri alle Olimpiadi. Casa Italia Paralimpica sarà ospitata all'interno della Paroquia Imaculada Concecao che sarà resa completamente accessibile per consentire l'utilizzo a tutti i fedeli disabili anche successivamente alla fine delle Paralimpiadi. Alla cerimonia di apertura sarà Martina Caironi, medaglia d'oro ai giochi di Londra 2012 nei 100 metri, a portare la bandiera della Nazionale Italiana Paralimpica che qualche giorno fa le è stata consegnata dal Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha rivolto i suoi auspici a tutta la delegazione degli azzurri paralimpici e non. Nell'ultima edizione dei Giochi paralimpici, quelli di Londra nel 2012, il bottino di medaglie aveva raggiunto quota 28 podi. Quest'anno sarebbe bello poterlo arricchire. Il conto alla rovescia, ormai è scattato. Manca poco al grande inizio.



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