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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 11-12 del 2016

Titolo: ITALIA- Dicembre da ricordare

Autore: Katia Caravello


Articolo:
Nel mese di dicembre cadono due appuntamenti significativi per il mondo della disabilità: la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità (3 dicembre) e la Giornata Nazionale del Cieco (13 dicembre).
Queste ricorrenze rappresentano due momenti centrali per la riflessione e il dibattito sulle tematiche legate alla disabilità, per la partecipazione e l'impegno, la cui rilevanza etica può guidare l'azione politica, civile e sociale.
La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità è stata istituita nel 1981 per promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sui temi della disabilità, per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza.
La Giornata Nazionale del Cieco, giunta quest'anno alla sua 58ͣ edizione, è stata voluta dall'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti per far conoscere alla collettività, nel giorno in cui si festeggia Santa Lucia (protettrice dei ciechi), non solo le difficoltà e i bisogni delle persone cieche e ipovedenti, ma, soprattutto, le loro capacità e potenzialità.
L'Italia può vantare una delle normative in tema di disabilità tra le più avanzate, dalla Legge Quadro n. 104 del 1992 alla Legge n. 68 del 1999 sul lavoro delle persone con disabilità, fino ai testi che hanno disciplinato varie questioni cruciali come l'accessibilità e l'inclusione nel sistema scolastico, senza dimenticare la ratifica, nel 2009, della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità... ma, purtroppo, la strada da percorrere per giungere alla piena e reale inclusione delle persone con disabilità è ancora lunga!
Nella società attuale permangono tanti, troppi stereotipi intorno alla disabilità. L'espressione "cittadini tra i cittadini" riferita alle persone con disabilità è ancora considerata una stranezza, un'utopia, un'ipocrisia. L'obiettivo della piena partecipazione delle persone con disabilità, al pari di tutti gli altri, in tutte le diverse occasioni ed opportunità della vita quotidiana (scuola, lavoro, salute, accessibilità e trasporti, qualità ed uniformità dei servizi e così via) è ben lungi dall'essere realizzato.
La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità rappresenta sicuramente un bel passo in avanti: essa infatti prepara la strada per cambiare la percezione delle persone con disabilità e per promuovere appieno le loro capacità e la piena partecipazione nelle società in cui vivono, si batte perché gli Stati aumentino la consapevolezza e combattano gli stereotipi legati alla disabilità, ma ancor oggi è troppo spesso disattesa.
Il cambio culturale da essa auspicato è ancora ad uno stato embrionale: continuano a prevalere idee e credenze che costituiscono barriere molto più difficili da superare di quanto non siano gli ostacoli posti dalla disabilità stessa. Pensieri "barriera" che impediscono di considerare le persone con disabilità innanzitutto persone, cittadini tra i cittadini, pari tra i pari; pensieri che fanno sì che i diritti universali dell'essere umano diventino dei bisogni specifici la cui soddisfazione è una opzione tra quelle possibili!
Giornate come quelle del 3 e del 13 dicembre devono servire per portare alla luce la vita di quelle persone che spesso sono tenute ai margini da questa società troppo competitiva, troppo edonistica, dove l'apparire sopravanza di gran lunga il giusto e il buono. La motivazione di questo agire, però, non dev'essere il senso del dovere, la pietà o il Natale alle porte che impone a tutti di essere più buoni, ma la convinzione che questa sia l'unica via per creare una società veramente inclusiva, dove la domanda non è "cosa si può fare per aiutare le persone con disabilità?", ma "cosa si deve fare perché le persone con disabilità possano esercitare i propri diritti?".
Chi ha una disabilità ha diritto, come qualsiasi altro, a vivere una vita degna di questo nome, una vita nella quale avere l'opportunità di dimostrare le proprie capacità, una vita in cui le porte non si sbarrano solo perché si è ciechi, ipovedenti, sordi, paraplegici, autistici o down, ma nella quale si è messi nelle condizioni ottimali per esprimere appieno il proprio potenziale umano e professionale.
Non si tratta di fare filantropia, ma di garantire dei diritti universali!
Per raggiungere questo traguardo è fondamentale che, a fianco dei cosiddetti "normodotati", scendano in pista le stesse persone con disabilità e le associazioni che le rappresentano, tutti insieme per aiutarsi gli uni con gli altri perché, si sa, è l'unione che fa la forza!



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