Numero 11-12 del 2016
Titolo: SPORT- Da Milano a Venezia in canoa
Autore: Carmen Morrone
Articolo:
Da Milano a Venezia in canoa per dire che lo sport degli atleti con disabilità non si esaurisce con le Paralimpiadi. Angelo Lova, 50 anni, non vedente, ha pagaiato su un kayak monoposto per 500 km, partendo dal canale del Naviglio di Milano attraversando i fiumi Ticino e Po per arrivare in piazza san Marco a Venezia. "Le Paralimpiadi mostrano i grandi atleti" ha detto. "Tutti i giorni ci sono persone con disabilità che fanno sport. È su questa quotidianità che io e il mio gruppo richiamiamo l’attenzione. Perché si continui a parlare di sport per tutti anche dopo la conclusione delle Paralimpiadi". In questa traversata Angelo Lova è stato accompagnato da altri soci del Canoa Club Vigevano (Livio Bernasconi, Antonello Ferrari, Ardingo Scrivanti, Claudia e Fabrizio Zamariola, Edoardo e Francesco Zago), di Aican - Associazione italiana canoa canadese (Norberto e Milena Tarsia, Sigfrido Rapoli) di Canoa Trek (Manuele e Piero Marcello), di Canoa Club Milano (Giacomo Severino). Angelo ha iniziato a pagaiare poco meno di due anni fa e ha scelto la canoa monoposto, piuttosto del doppio. "Con il monoposto ti senti protagonista" dice Angelo. "La mia imbarcazione tecnicamente è un kayak ed è quella canoa che si guida da seduti con la pagaia - non si chiama remo! - a doppia pala. A differenza della canoa canadese che si guida in ginocchio con una pagaia a una sola pala. Essendo io su di un monoposto c’è qualcuno che mi guida con la voce. Mi dice se ci sono ostacoli e mi corregge la traiettoria. Nella traversata sono stati i miei compagni di viaggio che, a turno, mi seguivano da vicino per darmi le indicazioni. Per il resto sei tu e il kayak. Che quando è in acqua è una cosa viva. La paragonerei a un cavallo. La devi manovrare, tenere, controllare. Tutto questo viene vissuto personalmente anche da chi non vede. Insomma, senti che stai andando davvero in canoa, come tutti gli altri". Pagaiare non è solo un gesto muscolare. "L’esperienza ti porta ad apprendere una sensibilità dell’acqua, della canoa, del tuo corpo, della tua mente, bellissime. Una sensibilità che non finisce mai di affinarsi" sottolinea Angelo. "Quando si scende in acqua è come essere su di un altro pianeta. Sulla Terra, inteso come pianeta, ci spostiamo generalmente a piedi. Sui fiumi, sui laghi sono un altro universo dove si deve navigare. Quando ho perso la vista, per continuare a camminare sulla Terra ho dovuto imparare di nuovo a mettere un passo dietro l’altro. E non mi sono fermato a questo, a quello che già facevo: ho cominciato a navigare, in particolare a pagaiare e così ho preso a esplorare un nuovo mondo". Quando si dice opportunità.
Angelo ha perso la vista nel 2012, a 46 anni. "Qualche anno prima mi hanno diagnosticato la retinite pigmentosa, una sentenza senza appello" racconta. "Speri solo che la cecità arrivi più tardi possibile, ma sai che arriverà inesorabile". E non sei mai pronto. "A quell’età ho dovuto inventarmi una nuova vita. Ho cominciato a frequentare i corsi per la mobilità all’Istituto dei Ciechi di Milano, corsi di formazione per imparare ad usare i vari ausili. Ho trovato un nuovo lavoro, nella mostra permanente "Dialogo nel buio" di Milano". E poi l’incontro con la canoa. "Sono circa due anni che pratico canoa" spiega. "Vivo vicino a Vigevano, dove c’è una lunga tradizione canoistica sul fiume Ticino, ho provato quasi per scherzo e soprattutto per fare un’attività sportiva all’aria aperta. Non è stato amore a prima vista, ma la mia costanza mi ha ripagato e dopo aver appreso la giusta tecnica ha cominciato a piacermi tanto che scendo al fiume quasi tutti i giorni". Angelo si è fatto trovare pronto alla proposta del Canoa Club Vigevano.
"Alcuni dei soci del Canoa Club Vigevano da tempo pensavano di organizzare un viaggio via fiume con le canoe e raggiungere Venezia. La scorsa primavera, Livio Bernasconi mi accenna del viaggio e mi chiede se sono interessato. L’idea mi incuriosisce, ma accanto all’entusiasmo si accalcano anche alcuni dubbi. Il primo è quello della distanza. Non avevo mai percorso 500 km in maniera continuativa. Poi avevo qualche perplessità sulla mia autonomia circa la logistica, visto che avremmo dormito in tende da allestire e smontare ogni giorno. Gli amici del Canoa Club mi offrono la loro grande collaborazione e mi contagiano con il loro ottimismo e la traversata Milano-Venezia diventa anche un mio obiettivo e comincia il conto alla rovescia".
La traversata è nata nell’ambito del progetto Vivifiume del Canoa Club Vigevano che aderisce all’iniziativa nazionale UISP Acquaviva. Il progetto Vivifiume ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio fluviale del territorio e sensibilizzare i cittadini sull’importanza di preservare i canali di acqua. L’iniziativa quindi si presta bene anche alle intenzioni di Angelo. "Ho aderito all’iniziativa per tanti motivi. Il primo è stato proprio quello di portare in giro il messaggio che le persone con disabilità, se hanno pari opportunità, riescono a fare sport, viaggiare, lavorare, avere una famiglia, divertirsi e così via, come tutti. Un altro motivo è stato quello strettamente sportivo. Mi piaceva l’idea di mettermi in gioco in un’avventura dove non ti puoi nascondere, dove non ci sono alibi, dove devi affrontare paure e vincerle". La traversata parte il 23 agosto e conta una decina di partecipanti, la maggior parte navigherà con una canoa a due posti. Alcuni partono da Milano, altri si aggiungeranno lungo il percorso. L’organizzazione stima di percorrere fra i 40 e i 50 km al giorno, di viaggiare in massima autonomia e di fare campeggio sulle spiagge del fiume. Fra i bagagli della spedizione c’è anche un’ampia tenda-zanzariera che sarà lo spazio comune della spedizione. "La partenza è stata alla Darsena di Milano, un po’ in sordina senza cerimonie. La sera ci siamo fermati a pernottare sulle spiagge del Ticino vicino Bereguardo. Un primo giorno un po’ così, non avevamo fatto neanche 30 km, ma si trattava di un rodaggio. Ci siamo allenati, abbiamo fatto prove, ma quando si parte è un’altra cosa: emozioni, adrenalina, concentrazione. Nella tappa pavese abbiamo incontrato uno dei tanti collaboratori che troveremo lungo il percorso, Enrico Calvi, canoista del Cus Pavia che ci ha aiutato nel rifornimento di acqua potabile. Enrico che è un campione di canoa, è stato, come dicevo, uno dei tanti sostenitori del progetto. Insieme a lui, tanti altri che ci hanno dato una mano, ci hanno ospitati a pranzo o a cena nei Club nautici sul Ticino e sul Po". La mattina del secondo giorno la spedizione parte con nuovo slancio. "Anche nei giorni in cui abbiamo percorso più chilometri, non abbiamo mai abbandonato lo spirito della traversata che è quello del viaggio e del viaggiatore. Durante le soste abbiamo bevuto birra, giocato a biliardino, ci siamo divertiti a nuotare nel fiume. La nostra Milano-Venezia infatti non voleva conseguire un risultato agonistico. Doveva sottolineare i valori dello sport che sono anche quelli della condivisione e del fare squadra, ciascuno con le proprie abilità. Ecco il nostro messaggio portato avanti ogni giorno in ogni tappa e ribadito anche alla tv locale che ci accoglie a Cremona dove la canottieri Baldesio ci riserva una grande accoglienza". Lungo la traversata la spedizione incontra anche alcuni personaggi. Fra questi il re del Po. "Sigfrido a un certo punto viene a sapere che dalle parti di Viadana c’è un uomo che tutti chiamano il re del Po. Lo andiamo a cercare. E non è stato difficile trovarlo. Sull’argine destro del Po all’entrata di Boretto, ha costruito una struttura - che può sembrare una nave - con tronchi e rami recuperati sulle rive, con scale, passerelle. Ci sono punti panoramici e giochi per i bambini". La spedizione ha preso un bel ritmo, tanto che è un giorno in anticipo sulla tabella di navigazione. "Abbiamo fatto una lunga sosta da turisti a Chioggia. Poi siamo ripartiti alla volta di Venezia. Ci sembrava di aver fatto il lavoro più grosso". Invece... "Invece Venezia. Cerchiamo di stare lontani dai canali navigabili per evitare il più possibile il moto ondoso creato dal traffico marittimo. Tuttavia per arrivare in piazza san Marco dobbiamo prendere il canale della Grazia che si trova tra la Giudecca e San Giorno e qui abbiamo cominciamo a ballare. Il peggio arriva nel canale della Giudecca. Il moto ondoso dà un senso di disagio, a chiunque. A una persona non vedente può suscitare grande paura per via del fatto che si perde l’equilibrio, l’orientamento. Per fortuna sono riuscito a evitare di entrare in panico. Grazie ovviamente anche ai miei compagni di viaggio che non mi hanno fatto sentire solo. Tuttavia con le onde e il traffico, i suggerimenti a voce non si sentivano oppure arrivavano in ritardo. Superato quel canale, poi c’è stato l’ingresso a Piazza san Marco che ci ha ripagato di tutte le tensioni. Il campanile della basilica suonava il mezzogiorno e noi eravamo lì. Ce l’avevamo fatta. E anch’io ero lì. Incredibile solo qualche anno prima, ma oggi era reale. La cena e la festa si è svolta all’isola di Campalto che raggiungiamo ovviamente in canoa, dove alcuni soci dell’associazione canoistica Arcobaleno cucinano per noi del favoloso pesce. Siamo tutti entusiasti e raccontiamo le nostre impressioni di viaggio e nelle nostre teste frullano già nuovi progetti". Fra questi quello di replicare la traversata. "Il viaggio è fattibile. La traversata ha permesso di sperimentare la navigazione e la logistica per quanto riguarda i campeggi sulle spiagge. Siamo tornati con tante informazioni utili per una nuova edizione della traversata. Personalmente, la traversata non è stata solo una grande palestra di crescita personale. L’esperienza che ho fatto in quei giorni la metto a disposizione di tutte le persone non vedenti che prima di tutto vogliono provare a pagaiare sul Ticino, a Vigevano, in acque tranquille, in allegria anche solo con una uscita alla settimana. Va da sé che durante la mia traversata ho raccolto idee utili ai canoisti non vedenti, in particolare a quanti vorranno partecipare alla prossima edizione della Milano-Venezia in kayak. Il Canoa Club Vigevano con il suo progetto Vivifiume è a disposizione per informazioni".