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Il Progresso

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Numero 23 del 2017

Titolo: Politica- Ius soli e Ius culturae, una brutta sconfitta per tutti

Autore: Redazionale


Articolo:
(da «Famiglia Cristiana» n. 51 del 2017)
La legge sarebbe servita a sanare l'ingiustizia che emargina poco più di 800 mila bambini, nati in Italia o arrivati da noi prima dei 12 anni. Valori, politica e buon senso barattati in cambio di facili consensi
Sono poco più di 800 mila i bambini che, nati in Italia o arrivati qui prima del compimento dei 12 anni, potrebbero avere la cittadinanza grazie allo Ius culturae, cioè frequentando, con promozione finale, un ciclo di studi di almeno cinque anni. Nessuna invasione islamica: i nuovi cittadini sarebbero per due terzi cristiani (cattolici o ortodossi), con padri e madri in gran parte romeni, albanesi, marocchini, cinesi...
I numeri dicono tanto, ma non dicono ancora tutto. Non dicono le storie di questi bambini uguali e diversi dai loro coetanei. Che frequentano i nostri figli, che parlano con gli accenti dei luoghi in cui vivono. Ma che, per esempio, non possono andare all'estero, come i loro compagni, per una gita scolastica, per seguire un corso di lingue, per passare le feste con i nonni rimasti nei Paesi di origine dei genitori. Perché, secondo le leggi attuali, per ottenere la cittadinanza, questi «italiani non italiani» devono aspettare i 18 anni e dimostrare di non aver mai lasciato l'Italia. Ecco, lo Ius culturae, serve soprattutto a questo: a sanare un'ingiustizia nei confronti di questi minori. E a rafforzare l'integrazione. Ma se i numeri non dicono tutto, tutto lo dicono, invece, i fatti e le parole. La discussione sullo Ius soli, arenata al Senato dopo che la nuova normativa era passata alla Camera, è stata programmata all'ultimo posto nei lavori. Una decisione che ha spaccato la sinistra e che ha messo in moto un violento dibattito politico. Con un unico grande assente: il buon senso. Ha ragione il cardinale Angelo Bagnasco che ricorda la divinità sempre più potente alla quale si votano i politici: quella del consenso. In nome del quale finiscono per tentare di soddisfare gli interessi particolari che più hanno un tornaconto in termini di voti, dimenticando il quadro generale e il bene comune che solo può dare, alla lunga, stabilità e possibilità di sviluppo al Paese.
Papa Francesco non si stanca di ricordare, rispetto alle migrazioni, quattro verbi fondamentali: «Accogliere, proteggere, promuovere e integrare». Tanto più se si tratta di minori, tanto più se già sono inseriti nel tessuto sociale del Paese. Strumentalizzare questa materia è fare un torto all'intelligenza e al senso di umanità. E se le forze più razziste - Salvini in primis - da tempo lucrano consenso sulla pelle dei migranti, inquieta che anche forze più moderate inseguano il seggio elettorale. Dimenticando che compito di un vero statista non è governare sulla paura, ma aiutare le persone ad averne di meno. A fidarsi degli altri, delle istituzioni, del compagno di classe. Una politica che ha bisogno di emarginare 800 mila minori per farsi strada forse ha sbagliato mestiere.



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