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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere Braille

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Numero 1m del 2001

Titolo: Piacevoli conversazioni

Autore: Mario Mazzeo


Articolo:
Ricordo con grande piacere le mie discussioni con i professori. Le vivevo con tale partecipazione da dimenticare la noia dei miei compagni di scuola per quei ragionamenti astratti e interminabili, così lontani ed estranei dai loro interessi quotidiani.
Quasi certamente essi non potevano cogliere il significato che simili discussioni assumevano nel corso della mia vita.
Finalmente io mi sentivo considerato, perlomeno nelle mie opinioni.
Avvertivo nei professori gratificazione e gratitudine per questo mio impegno critico, persino quando le mie considerazioni apparivano a me stesso ingenue ed improvvisate.
Si creava fra me ed i professori un clima serio e confidenziale che nutriva la fiducia nelle mie possibilità e confortava implicitamente alcuni stati di frustrazione che non avevo il coraggio di esprimere.
Raggiungevo il massimo dell'entusiasmo quando il professore di latino, durante l'intervallo, mi invitava al bar per gustare tra un argomento e l'altro il caffé e la solita sigaretta.
C'era chi vedeva in questo mio comportamento una scorretta ricerca di benevolenza e per questa ragione faceva di tutto per comunicarmi il suo disprezzo e la sua avversione.
Io soffrivo per questo, ma il mio bisogno era così forte, così pressante da apparirmi legittimo e incontestabile.
Sentivo di non poter rinunciare a quelle opportunità, senza rischiare lo scivolamento graduale sulla via dell'indifferenza.
D'altra parte i miei compagni cominciarono a vedere gli aspetti positivi di questo mio comportamento. Le mie dispute interminabili evitavano le interrogazioni ed impedivano al professore un ulteriore svolgimento del programma.
Alcune volte erano proprio i compagni che mi chiedevano di farla un po' lunga per salvare uno di loro dall'esito disastroso di un'interrogazione fallimentare.
A poco a poco si organizzò una sorta di intesa complementare che, per quanto contraddittoria, favorì decisamente i miei rapporti con la classe, tanto da offrirmi nuovi spazi di socialità e prospettive di vita scolastica assolutamente impreviste.
Con il passare del tempo venni considerato sempre di più "una persona strana ma simpatica", un'immagine che peraltro mi ha accompagnato per una grande parte della mia esistenza.
Voglio dire, per concludere, che l'espressione del bisogno è comunque una via maestra di realizzazione per ciascuno di noi e generalmente rappresenta l'inizio di un processo di liberazione umana.



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