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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 6 del 2018

Titolo: EDITORIALE- Democrazia e Solidarietà

Autore: Mario Barbuto


Articolo:
La nostra giovane Repubblica festeggia i 72 anni dalla sua nascita tenendo a battesimo il nuovo governo che è di rottura rispetto alla politica e ai partiti tradizionali. Ma facciamo un passo indietro. Erano giorni di fervente passione democratica quelli del 1946, l'Italia si preparava al referendum nel quale scegliere il nuovo assetto istituzionale fra monarchia e repubblica e si eleggeva il primo Parlamento dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, con una grande novità per il nostro paese, alle urne si sarebbero recate per la prima volta anche le donne.
Con la scelta della Repubblica da parte degli italiani nasce l'esigenza per il nostro paese di avere una nuova Carta Costituzionale che entra in vigore il 1° gennaio del 1948. La mia riflessione vuole partire proprio da quel contesto storico dove erano forti ed evidenti le ferite lasciate dal conflitto bellico che aveva azzerato il tessuto economico e sociale dell'Italia. Eppure il vento di cambiamento spirava forte nel cuore e nella mente di quelle generazioni che volevano riprendersi la vita e costruire speranze per il futuro. Quella speranza viene premiata qualche decennio dopo quando arriva il boom economico e l'Italia diventa una potenza economica sino poi a trascinarsi, di crisi in crisi, sino ad oggi, con una popolazione sfiduciata e stremata da sacrifici e problemi quotidiani tanto da scegliere di dare fiducia a due movimenti alla guida del paese.
L'Unione Italiana Ciechi, nel corso di questi 72 anni, ha dovuto lottare tutti i giorni per far valere i diritti delle persone minorate visive. I miei predecessori, dopo Nicolodi, hanno dovuto lavorare molto per ottenere una legislazione che riconoscesse la specificità della nostra disabilità, con le relative misure, che garantissero un sistema di vita inclusivo. Ecco che si è passati dagli istituti speciali all'inserimento nelle scuole pubbliche, alla riforma delle leggi sul lavoro a quelle previdenziali, sanitarie e assistenziali.
72 anni di vita repubblicana, però, non sono bastati a rivoluzionare culturalmente il giudizio verso la disabilità. Non è un caso che da più parti è stata, ad arte, organizzata una campagna diffamatoria, a volte persecutoria, rispetto ai falsi ciechi e ai privilegi di cui usufruiscono per vivere in penombra o al buio. Un' inversione preoccupante che ha riportato indietro il concetto sui minorati della vista.
Questo 2 giugno ci vede in prima linea ad affrontare i problemi dell'istruzione, della formazione al lavoro, dell'assistenza perché, purtroppo, in questi anni sono aumentate le voci silenti da rappresentare. L'UICI ha accresciuto, negli anni, maggiore consapevolezza e concretezza del proprio ruolo e della propria missione, smettendo i panni di semplice rivendicatore, diventando Ente propositore pronto a fare la propria parte fino in fondo per la propria categoria. Con questo spirito apriamo una nuova pagina di questo 2 giugno, accogliendo con piacere la notizia che la crisi politica è stata superata con la nascita del governo. Una novità non di poco conto è l'istituzione del Ministero della famiglia e della disabilità. L'auspicio ora è che questa sensibilità dimostrata dal Governo nell'individuare una delega così importante sia foriera di un nuovo modo di intendere il disagio in genere.
Noi come Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti siamo pronti a fare la nostra parte, al meglio delle nostre possibilità, senza fare sconti a nessuno. Il nostro sogno è quello di vivere in un paese libero da stereotipi ed ipocrisie, in uno stato democratico dove anche i disabili abbiano il diritto di determinare le scelte che li renderanno protagonisti in una società inclusiva. Il nostro tricolore ci rappresenta proprio perché esso esprime e racchiude anche i sentimenti di tutti noi, il bianco dell'ingenuità, il rosso della passione e della lotta per i diritti ed infine il verde che, per i ciechi e gli ipovedenti italiani, significa speranza di una società solidale e aperta dove tutti tendono la mano a tutti, perché nessuno resti indietro e tutte quelle mani unite diventino un grande abbraccio che rinnovi e rafforzi la bellezza della vita.



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