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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 2 del 2019

Titolo: EDITORIALE- Noi, l'Unione e la politica

Autore: Mario Barbuto


Articolo:
Il 21 febbraio e il 1° marzo a Matera e a Torino celebriamo la Giornata Nazionale del Braille per ricordare a noi stessi come e quando siamo usciti dall'analfabetismo; per comunicare al mondo che i ciechi e gli ipovedenti, cittadini fra i cittadini, dispongono delle risorse intellettuali, morali e strumentali per stare al passo con questa società che muta.
Per gli eventi legati alla Giornata del Braille, nel percorso della legge di Bilancio dell'autunno scorso, avevamo chiesto una modesta risorsa finanziaria che ci aiutasse a dare sostanza alle nostre iniziative, anche nel rispetto della Legge del Parlamento Italiano che ha istituito la ricorrenza fin dal 2007.
La risorsa richiesta non ci è stata accordata! Nonostante l'impegno del ministro Fontana, malgrado l'opera persuasiva del nostro sottosegretario di Stato Vincenzo Zoccano, non si sono volute o potute trovare quelle modeste entità finanziarie che ci avrebbero consentito di promuovere la conoscenza e la diffusione del Braille in modo più approfondito, più capillare, più vasto.
Torneremo a chiedere! Con la pazienza che ci sorregge e la tenacia che ci anima. Confidando in tempi parlamentari meno tumultuosi e in procedure decisionali meno altalenanti di quelle vissute in mesi recenti.
Eppure con la legge di Bilancio appena approvata a dicembre abbiamo tutelato e riconfermato tutte le risorse già ricevute nel 2018 per l'Unione, l'Irifor, il Libro Parlato; abbiamo consolidato il finanziamento alla nostra Biblioteca di Monza; abbiamo ottenuto ulteriori interventi straordinari dedicati a screening oculistici di massa a carattere nazionale; abbiamo raddoppiato la detrazione fiscale per i nostri ottocento conduttori di Cani Guida.
Senza eccedere in stucchevoli trionfalismi, un bilancio positivo, se non addirittura lusinghiero; fatto di conferme, tutte! E di nuove conquiste, piccole, ma significative.
Un bilancio soddisfacente che non ci esime, tuttavia, da una riflessione sul rapporto tra l'Unione e la Politica; sul nostro ruolo come cittadini e come dirigenti associativi; sulla dialettica di confronto e di dialogo da sviluppare con le istituzioni nazionali e territoriali nello svolgimento della nostra azione di promozione, di sensibilizzazione, di tutela.
Occorre partire dalla nostra collocazione statutaria che definisce l'Unione come "apartitica" e quindi lontana da qualsiasi adesione formale o sostanziale a raggruppamenti politici, ideologie, visioni finalistiche della società e delle sue istituzioni.
La ricerca di posizioni equidistanti ed equilibrate ha sempre irrobustito la nostra credibilità politica e la nostra forza morale dinanzi a tutti. Indulgenze su questo terreno non possono e non devono essere consentite, sia sul piano nazionale, sia su quello regionale e territoriale.
La nostra autonomia di critica, di giudizio, di movimento e di schieramento è un bene prezioso che non può essere messo in gioco solo per rispondere a qualche comoda sollecitazione di questa o quella formazione politica del momento. Ogni velleità di carattere personale a questo livello, per quanto legittima e in un certo qual modo perfino auspicabile, deve essere estrinsecata lontano da qualsiasi coinvolgimento del profilo istituzionale dell'Unione.
Queste limitazioni, però, non significano affatto estraneità associativa dal confronto e dal dibattito politico in ogni momento e in modo particolare in prossimità degli appuntamenti elettorali. Tutt'altro! In ogni circostanza favorevole, anzi, l'Unione deve saper esprimere la cifra degli interessi e dei Diritti delle persone che rappresenta, evidenziando in modo chiaro e senza sconti le aspettative, le esigenze e le priorità delle centinaia e centinaia di migliaia di cittadini che guardano a noi come elemento di salvaguardia e di tutela per una esistenza quotidiana migliore e meno incerta.
L'Unione ha l'obbligo e l'onere di essere presente nel confronto politico per ottenere in ogni momento quello spazio di ascolto adeguato da parte delle istituzioni e dei candidati all'esercizio delle cariche pubbliche.
Al riguardo, la presenza attiva di nostri dirigenti ed esponenti nei luoghi istituzionali delle decisioni può soltanto aiutare e favorire quella attenzione verso le nostre istanze, oltre a rendere onore alle capacità delle persone non vedenti e ipovedenti, a maggior vantaggio di tutti.
Qualche sacerdote delle forme, tra noi, continua a rimproverare l'abbraccio ideale che io ho dato a nome di tutti i ciechi e ipovedenti italiani al nostro Vincenzo Zoccano quando è stato nominato sottosegretario di Stato alla famiglia e alla disabilità. Eppure dentro quell'abbraccio, che continuo a dare a Vincenzo ogni giorno, non c'è il politico del movimento Cinque Stelle che ha compiuto una sua personale e legittima scelta di campo, ma c'è invece Vincenzo, il non vedente, il dirigente associativo che nella sua posizione attuale quale membro del Governo del Paese testimonia come un cieco è in grado di raggiungere anche le cariche più alte dello Stato e di esercitarne le funzioni con efficacia e dignità.
Non mi si chieda mai, dunque, di condurre l'Unione a prendere partito e schieramento accanto a questa o quella forza politica o parlamentare; ma nel contempo, non mi si chieda mai di voltarmi dall'altra parte quando uno di noi ottieni risultati e raggiunge posizioni che giovano all'intero mondo della disabilità lungo il difficile cammino della emancipazione e dell'uguaglianza.
Come Unione, dentro la Politica sempre! Dentro i processi decisionali e dialettici di Governo della società, a testa alta, a schiena dritta, con le nostre posizioni, le nostre critiche, le nostre rivendicazioni.
Come cittadini, dentro la Politica, ciascuno di noi con le proprie scelte personali, nel rispetto della propria visione del mondo e della società, comunque consapevoli che la posizione raggiunta da ciascuno, in quanto cieco o ipovedente, rappresenterà sempre una ragione di compiacimento e di orgoglio per tutti. Sarà sempre uno spazio in più guadagnato alla nostra causa comune.



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