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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 3 del 2019

Titolo: ATTUALITÀ- In tandem a Pechino

Autore: Katia Caravello


Articolo:
Venerdì 8 marzo è iniziato il lungo viaggio in tandem di Davide Valacchi con destinazione finale la Cina. L’Unione ha patrocinato questa ambiziosa impresa: abbiamo intervistato il protagonista per farci raccontare come è nata l’idea di questo viaggio, come si è organizzato e quali sono le emozioni che prova a pochi giorni dalla partenza.

Siamo con Davide Valacchi, un ragazzo di 28 anni che ha deciso di intraprendere un'impresa ambiziosa e decisamente impegnativa, cioè andare in tandem da Roma a Pechino. Davide, prima di entrare nel clou del tuo viaggio raccontaci qualcosa di te.
Ho 28 anni e vivo a Bologna ma sono di Ascoli Piceno dove ho vissuto fino a qualche anno fa. Sono laureato in psicologia clinica, ho finito l'anno scorso gli studi e ho terminato da poco il tirocinio. Dopo questo viaggio sosterrò l'esame di Stato per cominciare a lavorare come psicologo, prima però ci sono questi otto mesi in cui mi dedicherò a questo progetto a cui penso da più di un anno e che sto organizzando nel miglior modo possibile.

D. Raccontaci come è nata l'idea di questo viaggio.
R. A me è sempre piaciuto viaggiare e andare in tandem, quindi un viaggio in tandem unisce queste due passioni: questa è la risposta più ovvia. Poi da un viaggio possono nascere molte cose, ho coinvolto questi miei due grandi amici in questa impresa, anzi si sono proposti loro, e insieme abbiamo pensato che oltre ad un viaggio per noi potesse essere anche un modo per portare un messaggio ad altre persone che hanno problemi alla vista, ma non solo, nei paesi attraverso i quali noi passeremo. Sono 14 i paesi dall'Italia alla Cina, i primi dell'Europa e i secondi dell'Asia, quindi l'idea è quella di fare qualcosa per noi ma anche per qualcun altro che magari vedendo noi può trovare degli stimoli per migliorare la qualità della propria vita. Io sono convinto che un tandem abbia il potere di fare del bene a chi ha una disabilità visiva per molti motivi.

D. Tu hai dato un titolo particolare a questo progetto, ci racconti come è nato?
R. Si chiama "I to eye". "Eye to eye" in inglese significa faccia a faccia, noi abbiamo sostituito il primo eye con la parola io, è un gioco di parole di cui la lingua inglese è piena, rimanda un po' al confronto con se stesso, fra se stesso e gli altri. Noi speravamo che questo progetto avesse un taglio molto ampio, anche internazionale, quindi gli abbiamo dato un titolo non italiano, anche perché noi staremo in Italia soltanto i primi 12-13 giorni del nostro viaggio poi saremo in terra straniera dove comunicheremo maggiormente in inglese.

D. Hai detto che lo stai organizzando da circa un anno, quali sono le difficoltà maggiori che hai trovato nell'organizzazione di un'impresa del genere?
R. Devo dire che è stato molto divertente organizzarlo. Durante l'anno mi sono documentato su molte cose, sui paesi attraverso cui passeremo, su come si viaggia in bici, sui modi di come portare con sé l'attrezzatura migliore possibile sia dal punto di vista della funzionalità che dal punto di vista del peso, dell'ingombro, organizzare i visti; forse la difficoltà maggiore è stata entrare a contatto con le realtà che negli altri paesi ci potevano dare una mano a contattare persone con problemi alla vista, questo perché non comunicando nella stessa lingua non è sempre facile far passare un messaggio, però il tempo c'è e speriamo di trovare un modo per interfacciarci con loro.

D. Al di là della lingua c'è anche una differenza culturale…
R. Noi ci rendiamo conto che in molti paesi, per motivi sociali, politici e non solo, chi non vede non vive la stessa situazione che c'è da noi. Da non vedente mi piacerebbe molto documentare la situazione in cui vive un disabile visivo in un paese diverso dall'Italia.

D. Preparando questa intervista mi sono domandata una cosa: ma quando hai detto che volevi andare a Pechino in tandem, qual è stata la reazione delle persone intorno a te, della tua famiglia?
R. Quelli che mi conoscono da tempo si sono stupiti ma non più di tanto perché nel corso degli anni li ho abituati a questa idea, anche se una cosa del genere non l'avevo mai fatta. Chi ha pensato che ero completamente matto non me l'ha detto, tutti hanno dimostrato curiosità, forse qualcuno l'ha pensato, ma io dico sempre che finché non arrivo non torno in Italia. L'abbiamo organizzata così nel dettaglio anche se non è pensabile che non ci saranno imprevisti, però ci siamo predisposti per affrontarli nel miglior modo possibile. Poi stando in strada 8 mesi ne possono succedere di tutti i colori!

D. A 10 giorni dalla partenza, partirai venerdì 8 marzo, quali sono le emozioni che stai vivendo?
R. Sono fortissime perché cominciando un anno fa ho sempre visto la partenza lontana o comunque come qualcosa prima della quale sarebbero successe molte altre cose, ora che mancano solo 10 giorni comincio a pensare che per 8 mesi sarò lontano dalla mia famiglia, dalla mia ragazza, dai miei amici…

D. Eccitazione?
R. Tantissima, fosse per me partirei anche adesso.

D. E un po' di timore?
R. Sinceramente no. Me lo chiedono in tanti, forse passerò anche da incosciente ma non ho paura. Ho fatto già altri viaggi. Ci ho pensato tanto, ho conosciuto tanti altri ciclo-viaggiatori che hanno fatto viaggi simili o anche più difficili e mi sono fatto spiegare come ci si comporta in certe situazioni, mi sono immerso in questo mondo.

D. Prevedi di rientrare a fine ottobre.
R. Speriamo di non andare oltre perché la regione della Cina attraverso cui passeremo è una regione che nell'autunno diventa molto fredda e non siamo attrezzati per temperature molto basse.

D. Come siete organizzati per la notte?
R. Noi abbiamo tenda, sacchi a pelo buoni, materassini. Dormiremo in tenda oppure saremo ospitati, ci sono piattaforme online nelle quali i viaggiatori si danno ospitalità a vicenda. A Bologna, a casa mia, ho ospitato molto spesso studenti di altri paesi che non volevano spendere molti soldi, ho anche fatto un viaggio di due settimane e non ho mai pagato per dormire.

D. Un bel modo per incontrare gli altri, uno scambio culturale che poi mi sembra sia uno dei principali obiettivi che ti sei posto.
R. A me piacerebbe molto poter incontrare altre persone con problemi alla vista però poi mi rendo conto di non sapere di come negli altri paesi funzionano le organizzazioni delle associazioni e degli enti, però sarebbe un bel pezzo di progetto.

D. Ricordiamo che per questa iniziativa hai ottenuto il patrocinio dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e quindi noi ti seguiremo in questi 8 mesi; ci farai avere del materiale e ti seguiremo tappa per tappa. Oltre ai nostri canali, come altro si può seguire la tua impresa? So che hai pensato anche a una serie di strumenti.
R. Il canale principale è la nostra pagina Facebook che si chiama "I to eye", poi avremo anche un canale Instagram con lo stesso nome. Pubblicheremo non solo foto e video che non sono fruibili a chi ha problemi di vista come me, ma pubblicheremo anche racconti e interviste e io personalmente ho l'intenzione di documentare il tutto anche con delle registrazioni audio che farò con un piccolo registratore che ho comprato; vorrei cercare di assemblare tutti i suoni ma forse dopo il viaggio perché non sarà facile creare del materiale buono.
Comunque tutto il nostro materiale passerà attraverso la nostra pagina Facebook.

D. Ti seguiremo pedalata dopo pedalata. Ti ringrazio per averci raccontato di questa bella impresa e ti faccio tanti in bocca al lupo e ti auguro che sia un'esperienza bella, le prerogative sono buone e ci risentiremo al tuo ritorno così ci racconterai come è andata.



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