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Corriere dei Ciechi

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Numero 3 del 2019

Titolo: RELAZIONI INTERNAZIONALI- La Convenzione di Istanbul e le donne con disabilità

Autore: Luisa Bosisio Fazzi


Articolo:
Rappresentante del FID nel Comitato Donne del Forum Europeo della Disabilità (EDF)

Lo scorso 26 febbraio si è tenuto a Roma un evento pubblico per la presentazione del Rapporto Ombra delle Associazioni di Donne sulla applicazione in Italia della Convenzione di Istanbul. La Convenzione di Istanbul è una Convenzione del Consiglio di Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Una Convenzione importante, perché riguarda la violenza contro le donne in quanto donne. Il meccanismo di controllo sulla applicazione della Convenzione viene eseguito da un Gruppo di Esperti, chiamato Grevio, che attraverso la lettura dei Rapporti Governativi e dei Rapporti Ombra delle Associazioni nonché le visite nei Paesi, verifica lo stato di applicazione della Convenzione stessa.
L'Italia è uno dei paesi sottoposti a controllo quest'anno e dal 13 al 21 marzo il Gruppo Grevio è nel nostro Paese per incontrare il Governo italiano e le Associazioni che hanno inviato i propri Rapporti Ombra. Il Forum Italiano sulla Disabilità (FID) è presente in questi incontri.
Ma cosa ha sollevato il FID nel Rapporto Ombra delle Associazioni di donne e nel suo Rapporto Specifico riguardo alla condizione delle ragazze e delle donne con disabilità? Molte sono state le osservazioni di grave violazione dei loro diritti umani e di violenza. Qui di seguito le sintetizzo in tre criticità, lasciando ai lettori la possibilità di leggere i due Rapporti nella loro interezza.
Parto dal fatto che i pochi dati disponibili provengono dalla indagine ISTAT del 2015 "La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia". Tali dati statistici rilevano che le donne con disabilità corrono un rischio di violenza tre volte maggiore rispetto alle donne senza disabilità e due volte maggiore di subire uno stupro. Inoltre le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti, amici o conoscenti.
La prima criticità è data dalla assenza di consapevolezza sul problema da parte delle Istituzioni e del Pubblico in generale. Si rileva l'invisibilità delle ragazze e delle donne con disabilità nelle azioni governative. Infatti, nelle campagne di comunicazione per sensibilizzare al fenomeno della violenza di genere non esiste alcun riferimento a ragazze e donne con disabilità. Inoltre per quanto riguarda il "Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne 2017- 2020", esso non fa riferimento alle donne con disabilità. Anche se ammette la necessità di riflettere sulle giovani donne e le donne con disabilità, non prende impegni né dà indicazioni operative.
La seconda criticità riguarda il fatto che le statistiche disponibili nel campo della violenza e dell'abuso non segnalano dati su ragazze e donne con disabilità. Oltre alla assenza di dati, statistiche e ricerche sulle donne con disabilità, non viene mai evidenziata la discriminazione inter-settoriale che le ragazze e le donne con disabilità subiscono in tutti i settori della loro vita e la conseguente mancanza di adozione di politiche efficaci, di adeguate misure legislative di protezione contro la violenza e gli abusi. Nel nostro Rapporto specifico il FID ha rimarcato l'assenza, nelle statistiche ufficiali, di informazioni riguardanti la eventuale condizione di disabilità della vittima di violenza, la sua relazione con l'autore o gli autori della violenza e soprattutto le forme di violenza specifiche nei confronti delle donne con disabilità come la sterilizzazione forzata, che pare ancora usata in Italia come strumento di "protezione", spesso richiesta dai familiari, benché non esistano altri dati, anche per la reticenza di chi la pratica e il camuffamento dell'intervento con altre giustificazioni mediche (endoscopie, biopsie, ecc.).
La terza criticità è relativa al fatto che nelle azioni di contrasto alla violenza nei confronti delle donne, le vittime con disabilità non esistono. Infatti la violenza domestica contro le donne e le ragazze con disabilità, la violenza nelle istituzioni e nei centri sociali e sanitari rimangono nascoste e non vengono rilevate dagli enti pubblici preposti alla raccolta di informazioni, dalle organizzazioni femminili e dai centri che raccolgono denunce di violenza e nemmeno dalle stesse organizzazioni delle persone con disabilità e dei loro familiari.
Se poi analizziamo le strutture di sostegno e assistenza, sottolineiamo la loro inaccessibilità fisica e culturale a prendere in carico la donna con disabilità. In particolare, l'ascolto delle ragazze e delle donne con disabilità che riescono ad accedere a questi servizi di sostegno e assistenza ci rivela che manca diffusamente la percezione e la consapevolezza dei servizi, dai quali emerge l'incapacità di gestire i fenomeni di violenza subiti dalle donne con disabilità; manca o è scarsa la sensibilizzazione delle donne e ragazze con disabilità rispetto alla violenza di genere; esiste una insufficiente competenza nell'intervento diretto con la donna con disabilità quando è vittima di violenza e da ultimo la mancanza di efficaci servizi e sostegni per il contrasto alla violenza di genere su donne con disabilità che necessita di interventi che tengano conto della loro individualità di tipo personale, familiare e sociale. In particolare risulta critica la situazione di donne con disabilità intellettiva e/o psicosociali; anche le ragazze e le donne con disabilità sensoriali vivono esperienze di estrema difficoltà. Addirittura emergono le prove che alcune donne sono diventate disabili a causa della violenza (sordità, depressione, FMG, ecc.).
L'elemento più critico risulta essere quello relativo al fatto che molte donne con disabilità vittime di violenza arrivano ai Centri Antiviolenza senza essere mai state prese in carico dai Servizi, completamente abbandonate da questi, dalla scuola e dalla famiglia e quindi senza avere seguito un programma scolastico ad hoc o servizi per la riabilitazione e abilitazione tali da permettere loro di recuperare o acquisire delle funzioni o strumenti per difendersi o chiedere aiuto, senza sentirsi abbandonate a se stesse.
Il FID ora rimane in attesa delle Osservazioni e delle Raccomandazioni che invierà allo Stato Italiano dopo la visita che il Gruppo Grevio sta attuando in Italia. Saranno oggetto di attenta riflessione e base per future azioni nei confronti del nostro Governo ma anche all'interno delle nostre Reti associative.



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