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Corriere dei Ciechi

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Numero 3 del 2019

Titolo: STORIE DI VITA- Pari opportunità per una donna con disabilità

Autore: a cura di Daniela Bucci e Stefano Borgato


Articolo:
Una donna con disabilità motoria descrive le discriminazioni subite e rivendica una nuova cultura della disabilità per accrescere la consapevolezza sociale

Già a 17 anni Mariella, giovane donna con grave limitazione fisica, causata da una malattia neuromuscolare congenita e progressiva, aveva iniziato a capire quanto avrebbe potuto essere importante il lavoro per la sua vita.
Al principio si trattava di una consapevolezza vaga, legata soprattutto alla volontà di rendersi più indipendente dalla famiglia, ma anche al desiderio di stare a contatto con altre persone, confrontandosi e scambiando le rispettive esperienze.
Il suo carattere socievole, ma mai disposto a chinare la testa, le ha consentito di intraprendere un percorso irto di difficoltà e di situazioni apertamente discriminatorie, portandola alla fine ad ottenere una soddisfacente occupazione.
Che non sarebbero state tutte rose e fiori, peraltro, Mariella l'aveva ben capito già da bambina, quando il direttore della scuola elementare aveva rifiutato di accoglierla, a dispetto delle leggi e del nuovo corso intrapreso nel nostro Paese per l'inclusione degli scolari con disabilità. In quel caso, una madre forte e pronta a far valere i suoi diritti aveva saputo risolvere la situazione nel migliore dei modi.
Oggi Mariella ha quasi sessant'anni e le sue esperienze lavorative, vissute sia nel settore privato che in quello pubblico, potrebbero tranquillamente riempire le pagine di un romanzo.
Tanti sono stati i momenti difficili, caratterizzati dalla voglia di arrendersi di fronte alla fatica e, ancor più, di fronte alle difficoltà create da persone impreparate a capire la disabilità. Mai, però, è calata in lei quella voglia di indipendenza economica, che sola, a suo dire, avrebbe potuto consentirle di vivere pienamente, fruendo della giusta assistenza. Il lavoro, insomma, come base indispensabile per poter fare tutto il resto, per realizzare piccoli e grandi sogni, come quello di viaggiare: la sua grande passione.
Fondamentale, per questo, è stato il sostegno di alcuni amici e amiche che hanno pienamente compreso le sue motivazioni, restandole sempre accanto e incoraggiandola ad andare avanti in ogni momento.
E così, un po' per volta, quella vaga consapevolezza che muoveva Mariella negli anni dell'adolescenza è diventata qualcosa di più e di diverso.
In molti potrebbero pensare che la realizzazione nel lavoro sia diventata per lei un modo per compensare i limiti fisici. E invece è tutt'altro. Alla base, naturalmente, c'è sempre l'idea che lavorare e guadagnare regolarmente permetta una vita ricca di opportunità. Ma non è più solo questo: conoscere infatti tante persone crea esperienze di reciproco confronto e crescita, tanto che oggi Mariella si sente come una specie di messaggero della nuova cultura sulla disabilità! Accade sia nel lavoro che in altri momenti della vita: incontrando Mariella, quelle persone imparano a conoscerla, a capire quel che può fare e quel che non può fare. In poche parole imparano a vedere in modo diverso la disabilità, ponendosi di fonte ad un essere umano e non più solo ad una carrozzina.
Ne sono passati di anni dall'incontro con quella persona che aveva fatto lavorare una ragazza di diciotto anni solo per farle passare un po' il tempo. E anche da quella collega secondo cui una donna in carrozzina a contatto con il pubblico avrebbe dato un'immagine sbagliata del servizio svolto. Ma i passi da fare restano ancora tanti, e Mariella ne è pienamente consapevole. Pensa ad esempio alle difficoltà che ancora ci sono per muoversi sulle ruote in una qualunque delle nostre città. O pensa con dolore ai tanti casi di discriminazione nei confronti di persone con disabilità, di cui continua a leggere sui giornali. In più lei è anche una donna, consapevole di come ciò possa appesantire ulteriormente la situazione. Da questo punto di vista, la sua esperienza personale è stata un po' particolare, perché a discriminarla nel lavoro, più di tanti altri, è stata proprio una responsabile donna. Ma, in generale, Mariella sa bene che, in una società in cui si è costretti a parlare continuamente e ancora di pari opportunità, ciò accade proprio perché quelle pari opportunità sono tutt'altro che raggiunte. È convinta, quindi, che assommare tutte le possibili discriminazioni legate al fatto di essere una donna con disabilità possa creare una specie di miscela diabolica, rendendo ancor più difficile e faticoso far valere competenze e potenzialità.
Paradossalmente, ad esempio, attribuisce proprio a questa doppia discriminazione il fatto di essere stata favorita nel sostenere un concorso; una discriminazione, quindi, che in quel caso ha portato sì ad un esito positivo, lasciando però tutta l'amarezza di trovarsi di fonte ad un atteggiamento di pietà e non di riconoscimento delle proprie capacità.
E tuttavia è proprio il suo percorso di vita ad averla convinta che siano le stesse persone con disabilità a doversi impegnare direttamente. Perché crede con forza che solo una maggiore conoscenza tra le diverse realtà possa contribuire ad una crescita generale e a far cadere le barriere più oscure, ma più radicate.



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