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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 3 del 2019

Titolo: RUBRICHE- Il lavoro fa per me!

Autore: a cura di Valter Calò


Articolo:
Ricerca di opportunità e idee

Già da diverso tempo, la Commissione NAL, nata in seno ad UICI per le nuove attività lavorative, affronta in diversi modi il delicato quanto complesso tema della ricerca di opportunità e idee da proporre e sviluppare.
Tale articolo si propone di far luce su eventuali possibilità a cui giovani non vedenti e ipovedenti potrebbero pensare come future professioni, in campo musicale o, più propriamente, musicologico. Appropriarsi di una formazione musicologica permette di occuparsi ad ampio raggio dei più diversi ambiti musicali: dall'opera, alla canzone d'autore. Imprescindibile è una solida formazione musicale, che dovrà fornire ad un giovane competenze di armonia e analisi musicale, storia della musica e drammaturgia musicale, ovvero quella disciplina che studia il dramma musicale in tutti i suoi aspetti. Così la definiva il musicologo tedesco Carl Dahlhaus, nel suo prezioso volume "Drammaturgia nell'Opera italiana".
Il concetto di "drammaturgia musicale" lungi dall'essere innocentemente descrittivo, sottintende una tesi nient'affatto ovvia. La tesi è questa: in un'opera, in un melodramma è la musica il fattore primario che costituisce l'opera d'arte (opus) e la costituisce in quanto dramma.
Basti soltanto questo assunto dal significato tutt'altro che semplice, a svegliare nel lettore l'interesse e la curiosità verso quest'affascinante disciplina.
Ma vediamo in che modo propriamente intraprendere questa strada: sviluppando alcuni sensi o peculiarità quali udito piuttosto sviluppato e buona memoria, doti tuttavia non necessariamente insite in ogni soggetto con disabilità visiva. Si potrebbero intraprendere dei corsi di formazione mirati a disvelare l'arcano quanto affascinante mondo della voce, per comprendere, attraverso ascolti o master di canto lirico, quando una voce si definisce ben impostata e "in avanti", udibile cioè fino all'ultima fila in teatro, o, al contrario, indietro, risultato questo di cattiva tecnica e impostazione vocale, il concetto di timbro e colore vocale, se drammatico, lirico, lirico leggero, dal colore chiaro e cristallino o vellutato e brunito, il cosiddetto volume vocale, ovvero se una voce è "grande" o "piccola", quando una voce si dice "sul fiato" o sostanzialmente "ingolata" o "intubata", cosa sia il dolce attacco sul fiato che, ben sostenuto e in costante emissione, permette al cantante di adoperare una respirazione sicura e ben sostenuta dai muscoli addominali, ingredienti fondamentali per un canto morbido e gradevole, che dia l'illusionistica sensazione di suono che galleggia nell'aria. Il fattore dizione per chi sceglie di intraprendere l'arte del canto non dovrà assolutamente essere trascurato: grazie ad un'impeccabile dizione infatti, un cantante sarà sempre intellegibile, senza correre il rischio che, ad opera finita, gli si dica la frase di rito: "quando vado all'Opera non capisco niente!". Una chiara dizione, inoltre, sarà, assieme al fiato in emissione, garante della direzione del suono. Una pronuncia poco chiara o addirittura del tutto mancata, potrebbe costituire una delle cause per cui una voce rischia di risultare spesso indietro.
Ne consegue che ad un corso di formazione con tali nozioni, dovranno farne da contorno altre, a carattere più teorico di storia della musica, in particolare, del melodramma: dove e come si sviluppò, cos'è un dramma musicale, il concetto di intreccio e di trama, la lettura puntuale dei libretti, per passare, soltanto in una fase successiva, all'ascolto di un'Opera da analizzare il più scientificamente possibile. Sarà a tal proposito opportuno che lo studente acquisisca una corretta terminologia, imparando a riconoscere un recitativo, in versi sciolti, da un "numero chiuso", distinguibile, libretto alla mano, grazie a uno schema metrico ben preciso: un finale primo, un concertato, un'aria o cavatina, aria di sortita, spesso affidata alla prima donna, il concetto di "solita forma" che da Rossini fino al primo Verdi viene utilizzato per schematizzare i numeri chiusi.
Acquisita tale preparazione, si potrebbe pensare di continuare a fare della propria disabilità un valore aggiunto, intraprendendo, perché no, una carriera radiofonica in trasmissioni che, in vari modi si occupano di lirica. Dopo aver fatto appositi corsi su come impostare la propria voce al meglio, si potrebbero recensire opere, meglio se confrontandosi con colleghi di conduzione, recarsi in teatro per intervistare gli artisti e montare così un servizio ad hoc, servendosi degli efficientissimi mezzi tecnologici che oggi sempre più vengono in aiuto di vedenti e non, ospitare cantanti in trasmissione, con cui impostare un clima informale, capace di tenere alto il livello di gradimento del pubblico che, probabilmente grazie alla conduzione di giovani studenti di conservatorio o musicologia, più facilmente potrebbe appassionarsi al mondo dell'Opera.
Una laurea in musicologia, o comunque in discipline musicologiche ancora altre soddisfazioni potrebbe riservare a chi con tenacia persegue la faticosa strada del mondo del lavoro: diventare assistente di un cantante lirico: avvalendosi delle proprie conoscenze acquisite durante il percorso musicologico o successivamente con corsi di formazione, sarebbe possibile suggerirgli/le il giusto repertorio da svolgere, a seconda delle proprie caratteristiche e peculiarità vocali, in un emozionante percorso professionale, fatto di reciproca stima, con umiltà, rivelandosi di arricchimento per entrambi.
Che dire, infine, della possibilità di lavorare in teatro, alla rassegna stampa o come sostegno ai cantanti nella pronuncia dei libretti?
Solo se si comincerà a ritenere la propria disabilità un valore aggiunto, si potrà pensare di fare i primi passi nel mondo del lavoro, dove i tempi d'attesa sono molto spesso ingiustamente lunghi e dove, se non la si ha, l'umiltà la si acquisisce necessariamente, ma non per questo scevro delle più belle e gratificanti soddisfazioni. La strada si inerpica tortuosa lungo la montagna, non certo priva di ostacoli. Se si sceglierà di percorrerla fino in cima, la magnificenza del paesaggio sarà probabilmente in grado di far dimenticare ogni sforzo.
dr.ssa Paola Labarile, Matera



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