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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Kaleîdos

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Numero 8 del 2019

Titolo: Le parole delle ragazze

Autore: Benedetta Sangirardi


Articolo:
(da «F» n. 12 del 2019)
Se sono troppo competitiva, divento antipatica. Se mi viene da piangere, tutti penseranno che non sono capace di controllarmi. Ogni volta che dico di essere femminista, poi apriti cielo; passo per quella che odia gli uomini... Se per una donna è ancora così difficile essere se stessa, immaginate quanto sia in salita la strada di un'adolescente, alla ricerca del suo posto nel mondo. «Le ragazze del 2019 pensano ancora che per avere successo devi essere così e non cosà. Per cui è meno «normale» percorrere determinate strade. A meno di perdere alcuni lati del proprio carattere», spiega Gabriela Jacomella, giornalista e autrice di «Dodici parole» (Feltrinelli). Un libro per le ragazze di oggi (e per le loro madri), perché ognuna possa trovare la propria strada senza paure e per orientare il percorso a ostacoli che è, ancora oggi, la vita delle donne. Dodici aggettivi per quelle che vogliono farcela, scavalcando i pregiudizi, restando se stesse e trasformando i sogni in realtà, qualsiasi essi siano. Noi ne abbiamo scelti cinque.
Femminista
È sinonimo di libertà. «Dovremmo essere tutti femministi»: se non lo avete ancora fatto, regalate alle vostre figlie il famoso saggio di Chimamanda Ngozi Adichie, bravissima scrittrice nigeriana, che riesce a spiegare in modo straordinariamente efficace cosa voglia dire, oggi e per tutti, essere femminista. «Significa seguire la via desiderata, senza sentirsi obbligati a prenderne una oppure l'altra perché «non corrisponde» a quello che la società si aspetta da noi. È un manifesto gioioso, uno strumento preziosissimo per capire come il femminismo non sia una parola desueta né divisiva, bensì un modo di essere nel mondo che punta al bene di tutti», racconta l'autrice. «Vi sarà capitato di ascoltarlo, o addirittura di sentirvelo dire in faccia: «Vabbè, ma allora dillo, che sei femminista». Non prendetela mai come un'offesa, siatene orgogliose, perché state lottando per la parità e l'uguaglianza, e non c'è parte in causa che non possa trarne beneficio. Le ragazze devono saper smontare qualsiasi approccio negativo a ciò che il femminismo è oggi, e a ciò che è stato ieri. Capire quali sono le conquiste che ci hanno consentito di arrivare fino a qui, cosa invece resta ancora da fare. Perché sono le future lottatrici». Prendendo a esempio i modelli del femminismo moderno. Come Igiaba Scego, scrittrice italo-somala che si occupa di questioni femminili sui social network. Perché è solo cambiando il modo di raccontare le cose che possiamo, davvero, fare passi avanti. Anche con un piccolo e apparentemente insignificante post su Facebook.
Competitiva
Una qualità meravigliosa e tutta da scoprire. Vuol dire essere ragazze grintose, vogliose, non aver paura del confronto con gli altri. «Eppure per tutta l'infanzia e l'adolescenza, noi ragazze ci sentiamo dire che non dobbiamo essere competitive, che dobbiamo fare squadra e non ambire al ruolo di leader. Lezione che viene impartita alle bambine, ma non ai bambini», sottolinea Jacomella. Ma esserlo non implica necessariamente arrivismo né aggressività. «Scoprite la competitività positiva, senza tracimare in uno scavalcare o calpestare gli altri, perché solo così diventa un valore da coltivare. Si può (anzi, si deve!) essere ambiziose senza dimenticare chi ci sta intorno. I leader migliori sono quelli che sanno competere creando squadra, investendo in empatia e rispetto, motivando chi sta intorno a loro». Un esempio di ambizione positiva? Veronica Yoko Plebani, canoista e snowboarder paralimpica. Unica donna in una squadra inizialmente solo maschile, si è sentita trattata con sufficienza, come se l'essere femmina le garantisse uno status di «specie protetta». In silenzio, si allenava il doppio di loro. In Nazionale ci entri per i tempi, non per il fatto di essere maschio o femmina.
Tosta
Per abbattere i pregiudizi, per farvi strada, dovete fare il pieno di coraggio, soprattutto nel mondo del lavoro. «Ragazze, serve molta determinazione per scardinare etichette che non prendono in considerazione la libera scelta del vostro e nostro futuro. Essere toste e grintose è possibile, se riuscite a capire, per prima cosa, che non c'è nulla di male a esserlo». Insomma, si può essere principesse e guerriere, e non c'è nessuna contraddizione nello scegliere entrambe. «Guardate quello che ha fatto Greta Thunberg, la studentessa svedese che a soli 16 anni è diventata una leader mondiale nella questione ambientalista». A vederla, non sembra una guerriera: minuta, i capelli raccolti in due trecce da Pippi Calzelunghe, il volto ancora da bambina, è già candidata al Nobel per la pace. «Greta non ha avuto paura di confrontarsi con i «grandi» del pianeta, e di sbattergli in faccia realtà scomode. Grazie a lei, che a maggio pubblicherà il libro «La nostra casa in fiamme», è nato il movimento #fridaysforfuture e anche in Italia gli studenti sono scesi in piazza per il primo sciopero del Clima mondiale». Appendete un suo poster in camera, più coraggiosa di così.
Sensibile
Innanzitutto, non vuol dire fragile: semmai avere la capacità di percepire e leggere le situazioni, il contesto, e i sentimenti, propri ed altrui. E, di conseguenza, non aver paura di esprimerli o di lasciare che gli altri li esprimano. Vi sembra poco? Una qualità straordinaria, da coltivare o da ricercare. «Quello dell'emotività e della sensibilità è l'aspetto su cui forse gioca di più il pregiudizio», avverte Jacomella. «Vi insegnano fin dai tre anni che arrossire, piangere, commuoversi sono qualcosa di negativo. Nel mondo che gli uomini si sono costruiti, sopprimere le emozioni è vincente». Ma non è così. «La sensibilità è un privilegio e finalmente anche le aziende ne hanno compreso il valore. Fanno corsi di formazione per insegnare ai dipendenti, inclusi top manager, a scoprire, usare e valorizzare questa dote un tempo così bistrattata, da femminucce». Tenetela stretta la vostra sensibilità, imparate a leggerla, usarla, e valorizzarla. E ricordate: «Se per fare i principi e le principesse la sensibilità è un punto di forza, perché non può esserlo per noi?».
Gentile
Saper dialogare, ascoltare gli altri, rispettarne gli spazi e i bisogni, avere cura dell'altro, imparate a farlo! «Essere gentili è una grande dote, rara, che aiuta a costruire il gruppo, a consolidare amicizie e alleanze, a intercettare e risolvere problemi». Eppure sembra che oggi stia vincendo l'aggressività, la violenza verbale, il muro-contro-muro. «Ma così non si arriva da nessuna parte. Ascoltare e comprendere l'altro vuol dire, nel contesto delle differenze di genere, anche capire che ci sono etichette di cui è necessario liberarsi, da entrambi i lati, e che dietro gli stereotipi ci sono gli individui, le persone». Come ha fatto la giovane scout Lucie Myslikova, che a 16 anni ha sfidato i neonazisti con il sorriso. Durante una manifestazione in Repubblica Ceca ha reagito all'aggressività verbale di uno di loro con l'ascolto, la comprensione». Ha saputo vincere lo «scontro» con qualcuno di molto più grande di lei, lo ha fatto con l'arma più forte, che gli insicuri non conoscono: la cortesia.
Benedetta Sangirardi



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