Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Kaleîdos

torna alla visualizzazione del numero 18 del Kaleîdos

Numero 18 del 2019

Titolo: Ubriaca una ragazza non è mai consenziente

Autore: Gaia Giorgetti


Articolo:
(da «F» n. 39 del 2019)
Lo sballo fa perdere il controllo e il sesso con chi non è più in sé si chiama stupro: la legge lo punisce ancora più severamente. Un concetto che deve essere chiaro alle femmine, ma anche ai maschi. «Mettiamo in guardia i nostri figli: alcol e droghe possono rovinare loro la vita», dice l'esperta
È sabato sera, i figli vanno in discoteca e bevono un drink dopo l'altro. È lo sballo, ragazzi! Ma con l'alcol la volontà si annulla e le conseguenze possono segnare la vita dei giovani, a volte poco più che bambini. Il caso del figlio di Beppe Grillo, accusato di aver violentato insieme agli amici durante una festa una ventenne che aveva bevuto, è solo l'ultimo dei tanti episodi di cronaca che coinvolgono i nostri giovanissimi, che non sembrano aver capito sino in fondo quanto possono essere fatali gli effetti di una sbronza. Noi genitori rischiamo di sottovalutare questa emergenza, convinti che certe cose capitano solo agli altri, ma non è così: quasi tutti i ragazzini bevono, perché l'alcol è diventato un rito di socializzazione. «Drink, spinelli e droghe hanno il potere di trasformare i nostri figli da dottor Jekyll a mister Hyde», avverte la psicologa Anna Oliverio Ferraris, autrice di «Sopravvivere con un adolescente in casa» (Rizzoli).
D. Professoressa, ragazzini che bevono un cocktail dopo l'altro: un copione al quale pochissimi sfuggono e che li espone al rischio di ubriacarsi fino ad annullare la volontà. Ne sono consapevoli e, soprattutto, lo siamo noi genitori?
R. Noi adulti ci adeguiamo alla moda e consideriamo i figli, anche piccoli, come se fossero già grandi. Per i ragazzi lo sballo è diventato il modo di sfuggire alle paure e vincere la timidezza, lo cercano perché lo fanno gli altri. Alla loro età poi si sentono onnipotenti e convinti di non rischiare nulla. I genitori non dovrebbero considerare normale questo modo di divertirsi, tenendo sempre ben presente che preadolescenti e adolescenti sono ancora in fase di sviluppo e il loro cervello è più suscettibile all'uso di alcol e sostanze di quello di un adulto. Mi spiego: un ventenne può sopportare una certa quantità di alcolici, ma la stessa dose su un ragazzino ha effetti nocivi e gravi.
D. A che età s'inizia a bere oggi?
R. In genere verso i 15-16 anni, ma c'è chi già a 11 esce la sera, va in discoteca, beve e fuma, nonostante la legge vieti tutto questo ai minori. È evidente che il problema viene dagli adulti che propongono questi modelli e dalle discoteche aperte fino alle 5 del mattino. Nel mio libro parlo del progetto realizzato con successo in Islanda, dove hanno ridotto il consumo giovanile di droghe e alcolici, costruendo centri sportivi e ritrovi. Ma questo progetto ha potuto prendere forma solo perché hanno aderito tutti: commercianti, famiglie, scuola e politici. È una responsabilità comune condividere regole e offrire soluzioni.
D. I figli ci guardano: dobbiamo cambiare anche i nostri comportamenti in famiglia?
R. Certo, in molte case si fuma, si beve e magari il nonno, ex sessantottino, si fa le canne. Uno studio neozelandese dimostra che in un cervello in crescita la marijuana crea problemi di attenzione e di memoria. Un bambino o un ragazzino non è un adulto in miniatura, l'alcol non solo gli fa perdere il controllo, ma gli procura danni anche gravi. Per esempio, lo fa crescere meno in altezza.
D. Considerare i figli come già maturi per la vita è il primo errore che facciamo?
R. Le pubblicità oggi usano i bambini per consigliare ai grandi l'acquisto di mobili, detersivi, biscotti. In modo inconscio è passato il messaggio che i piccoli siano grandi saggi, da non contraddire, tanto che madri e padri si sentono quasi intimiditi e non sanno mettere limiti. È un atteggiamento irresponsabile perché è ovvio che un ragazzino non è in grado di frenarsi da solo.
D. I giovani hanno capito che alcol e guida sono inconciliabili, tanto è vero che si organizzano perché uno del gruppo resti sobrio per riportare gli altri a casa. Perché hanno raccolto questa sfida?
R. Perché è condivisa da tutti: adulti, genitori, istituzioni. Di conseguenza anche i ragazzi si adeguano. Ecco, il compito dei grandi è quello di trovare le soluzioni: i figli seguono le regole, se ci sono.
D. Come far loro capire che l'alcol può portare a episodi gravissimi come uno stupro? Il concetto di consenso è chiaro a noi adulti, ma come possiamo insegnarlo ai nostri figli?
R. Bisognerebbe conoscere un po' di psicologia per spiegare che, quello che fa bene su un piano, può creare problemi a un altro livello. I ragazzi bevono per socializzare, ma ubriacandosi perdono il controllo e possono nuocere a se stessi e agli altri. Se hanno capito che chi guida non deve bere, a maggior ragione devono fare attenzione alla possibilità che alcol e droghe li possano trasformare in un attimo in mostri.
D. Qualche consiglio pratico per aiutarli? Per esempio, le nostre figlie dovrebbero stare sempre in gruppo e una di loro, come succede per l'auto, dovrebbe restare sobria per tenere d'occhio le altre.
R. Sì, è fondamentale mettere le ragazze in guardia. In generale, dovremmo spiegare ai nostri figli che è meglio uscire con amici che conoscono molto bene. La questione dell'orario di rientro è quasi secondaria: meglio sapere che sono in giro con un gruppo su cui possono contare. Fino alla maggiore età, dobbiamo dare regole ed esercitare il nostro controllo genitoriale.
D. Quando è bene iniziare a parlare del rischio dello sballo?
R. A 10-11 anni, quando cominciano a provare interesse per questi temi e sono più disposti ad ascoltare gli adulti.
D. Le parole da dire ai ragazzini?
R. Che alcol e droga agiscono sul loro cervello non ancora formato, deformano la percezione perché alterano la visione della realtà e quello che non farebbero mai da lucidi e coscienti potrebbero farlo sotto l'effetto di queste sostanze. Perciò fare sesso con una ragazza ubriaca che non si oppone non significa che lei sia consenziente, perché non è nelle condizioni di lucidità mentale per capire cosa sta accadendo. Questo deve essere tenuto ben presente sia dalle ragazze, sia dai maschi.
D. Uno stupro rovina la vita alla vittima, ma anche ai suoi aggressori.
R. Le ragazze devono essere ancora più consapevoli dei pericoli che corrono: più bevono, più si amplifica l'ebbrezza con la conseguente perdita di controllo e a quel punto tutto può succedere. E anche i ragazzi rischiano molto, spesso tra l'altro filmano la violenza per documentare la loro virilità e si procurano un'ulteriore aggravante.
D. Parliamo di consenso: per la legge il fatto che la ragazza sia ubriaca è un'aggravante. E uno stupratore che agisce sotto l'effetto di sostanze?
R. La sua situazione si aggrava, esattamente come quando un ubriaco si mette al volante. In un rapporto sessuale bisogna essere padroni di se stessi, ma se in discoteca uno perde il controllo per l'alcol si può trasformare in un violentatore. Un figlio lo deve sapere.
Gaia Giorgetti



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida