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Corriere dei Ciechi

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Numero 10 del 2019

Titolo: ATTUALITÀ- Progettare per tutti

Autore: Marco Rolando


Articolo:
L'importanza di creare pubblicazioni accessibili. Più di cento giornalisti hanno partecipato al corso di formazione sui temi dell'accessibilità digitale tenutosi alla Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano

È stata una giornata densa e ricca di contenuti quella organizzata da Fondazione LIA (Libri Italiani Accessibili) e Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano, dedicata all'accessibilità digitale. Nella ottocentesca Sala Barozzi dell'Istituto sono intervenuti circa 120 professionisti della comunicazione che, fra i tanti corsi proposti dall'ordine di giornalisti, hanno scelto di approfondire la questione dell'accesso all'informazione da parte di chi non vede. All'incontro erano presenti Rodolfo Masto presidente della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano, Mario Barbuto in qualità di presidente della Fondazione LIA, Alessandro Galimberti presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, Dario Bolis direttore della Comunicazione di Fondazione Cariplo.
Dopo i saluti istituzionali, l'incontro è entrato nel vivo, partendo da una domanda semplice: perché è così importante occuparsi di accessibilità?
"Produrre pubblicazioni e piattaforme digitali accessibili significa mettere l'utente al centro da un punto di vista progettuale, commerciale e etico. Significa adottare un approccio che tiene conto dell'evoluzione della normativa in materia" ha spiegato Cristina Mussinelli, segretario generale di Fondazione Lia. Nel 2025 infatti l'European Accessibility Act obbligherà tutti i produttori di ebook e i gestori di siti e-commerce a rispettare precisi criteri di accessibilità. Occorre essere preparati, tecnicamente e prima ancora culturalmente, per affrontare i cambiamenti che ci aspettano.
Molti editori si stanno già muovendo. L'Associazione Italiana Editori (AIE), fa parte del progetto del catalogo di LIA (Libri italiani accessibili), che ad oggi conta circa 24 mila titoli. A convincerli forse sono stati i risultati di una ricerca condotta dalla Università Bicocca di Milano del 2011, dalla quale emerge che i più forti lettori nel nostro Paese sono le persone cieche e ipovedenti (leggono in media 9 libri all'anno contro i 3 delle persone vedenti). Un mercato "di nicchia" sicuramente interessante, che però deve venire dopo il diritto di tutti di accedere alla cultura, all'informazione e al sapere sancito dalla Convenzione ONU del 2006, e articolato più ampiamente dal trattato di Marrakech (2013) e dall'European Accessibility Act (2019).
Dal piano astratto del diritto si è passati velocemente a quello concreto degli smarthpone e degli e-reader, spiegando come un approccio orientato all'accessibilità porti vantaggi a tutti: "Un sito web che supporta un alto contrasto può essere utile anche a chi ci vede benissimo, per esempio invertendo i colori (sfondo nero e testo bianco) se si legge su smartphone o tablet in spiaggia" ha spiegato Gregorio Pellegrino ingegnere informatico esperto di tecnologie assistive. Così come corredare un'immagine sul web di una descrizione ben fatta, oltre facilitare la navigazione di chi non vede, migliora la posizione del proprio sito nei motori di ricerca. Google si comporta come le persone non vedenti, esplorando il web sulla base di testi e significati. Si è quindi molto insistito sul concetto di born accessible, ossia della necessità che i prodotti editoriali vengano ideati e realizzati con criteri di accessibilità fin dalla prima pubblicazione. Ciò determina e-book di migliore qualità anche per chi non ha problemi di vista (come ad esempio l'avere l'indice navigabile). Sono concetti e strumenti che per i lettori disabili visivi possono sembrare scontati, ma su cui è necessario continuare a sensibilizzare e tenere alta l'attenzione, soprattutto fra chi i contenuti li produce. "Come lettore io mi trovo sempre a dover scegliere tra ciò che è accessibile e ciò che non lo è. Invece vorrei tanto poter scegliere tra ciò che mi piace e ciò che non mi piace, tra ciò che è utile e ciò che non lo è" ha spiegato Franco Lisi, direttore dell'Istituto dei Ciechi di Milano, sottolineando come la parola accessibilità sia strettamente collegata a quelle di eguaglianza, di giustizia e di integrazione. E proprio su quest'ultimo aspetto si è soffermata Ivana Cavallini dell'Istituto milanese: "Uno dei maggiori ostacoli al concreto inserimento dei disabili visivi dipende in gran parte dalla mancanza di una cultura dell'accessibilità digitale che, in un'organizzazione del lavoro basata sull'utilizzo delle nuove tecnologie, impedisce l'accesso a molte "situazioni di lavoro" a prescindere da capacità e competenze dei singoli".
La giornata si è conclusa con una dimostrazione pratica condotta da Francesco Cusati, informatico dell'Istituto dei Ciechi, sull'uso dei social media con la sintesi vocale. Navigando con lo smartphone a schermo spento, Cusati ha mostrato i progressi nel campo dell'intelligenza artificiale (che può interpretare e descrivere le immagini di Facebook), ma soprattutto ha rimarcato l'aspirazione e la necessità di tante persone non vedenti di usare (anche) i social media per informarsi, per comunicare e per avere un ruolo attivo nella società.



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