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Corriere Braille

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Numero 41 del 2019

Titolo: L'Associazione Italiana Editori compie 150 anni

Autore: Pietro Piscitelli


Articolo:
L'Associazione Italiana Editori festeggia i 150 anni dalla sua fondazione tra passato, presente e futuro
La celebrazione dei 150 anni di storia dell'Associazione Italiana Editori (Aie) ha rappresentato un'ottima occasione per riassumere il presente e le prospettive future dell'editoria. Come testimonia l'evento svoltosi lo scorso 11 settembre a Roma, presso la Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica, il concetto di editoria è strettamente legato a molti pilastri della società italiana: istruzione, cultura, lavoro ma non solo, come hanno spiegato gli autorevoli ospiti nel corso dei loro interventi.
Considerando il livello elevato delle personalità coinvolte, a partire dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali Dario Franceschini e altre autorità politiche, ritengo quanto mai opportuno dare ampio spazio alle loro parole. La presentazione è stata affidata a Paolo Mieli, una delle voci più autorevoli del giornalismo e dell'editoria italiani, Direttore del Corriere della Sera per 10 anni e in seguito Presidente del Gruppo RCS. Mieli ha presentato la celebrazione come «un evento dedicato a chi ama i libri, a chi ama leggere, a chi ama scrivere».
Il primo intervento è stato del Presidente dell'Associazione Italiana Editori, Ricardo Franco Levi, che ha sottolineato l'importanza del ruolo degli editori: «Noi editori abbiamo il privilegio e la responsabilità di essere portatori di un interesse particolare che corrisponde all'interesse generale del paese. Non ci sarà ampliamento del mercato del libro se non ci sarà un innalzamento dei livelli di istruzione, di cultura e, infine, di lettura degli italiani. Siamo, e di gran lunga, la prima industria culturale del paese, anche per il volume di ricchezza che produciamo. E se siamo al vertice dell'industria culturale italiana è perché in gran parte nei libri, nei nostri libri, si formano e crescono la conoscenza e il sapere, si ritrovano le storie, le fantasie, i soggetti, le curiosità delle quali si nutrono poi le arti, la musica, il teatro, la televisione, il cinema. Ma non abbiamo futuro se non mettiamo l'istruzione, la conoscenza, il sapere al centro dell'agenda politica nazionale. Dunque: scuola, scuola, scuola. Dalle scuole materne all'università, dagli istituti di ricerca all'educazione ricorrente degli adulti».
A seguire il prof. Gian Arturo Ferrari, già Direttore Generale di Mondadori e Presidente del Centro per il Libro e la Lettura, si è invece soffermato sulla storia dell'editoria italiana e su alcuni episodi chiave che, storicamente, si sono rivelati straordinarie manifestazioni di libertà. Tra l'altro ha riferito:
«Il maggior merito, vorremmo dire la maggior gloria, dell'editoria italiana nel dopoguerra è stato la difesa della libertà di espressione. Una difesa non a parole, ma nei fatti. L'episodio di maggior rilievo è stato senza dubbio la pubblicazione nel 1957 del «Dottor Zivago» di Boris Pasternak, che diede alla nostra editoria un rilievo mondiale. Il capolavoro, ferocemente avversato dall'autorità politica del suo Paese, poté vedere la luce prima in Italia e poi nel resto del mondo solo grazie all'impegno e al coraggio di un editore italiano, Giangiacomo Feltrinelli. Nel 1989 fu ancora un editore italiano, Mondadori, l'unico al mondo a pubblicare «I versi satanici» di Salman Rushdie dopo la condanna a morte promulgata dall'ayatollah Khomeini. Gli editori italiani il loro esame di maturità l'hanno passato».
«Molti esaltano il miracolo italiano del secondo dopoguerra, ma pochi ricordano lo sforzo immane dell'Italia postunitaria per uscire da una spaventosa arretratezza, per entrare nella modernità. Al nostro Paese mancavano tutti gli ingredienti fondamentali che avevano cambiato il volto dell'editoria in Francia, Gran Bretagna e Germania. Eppure tutto questo non spaventò gli 86 fondatori della Associazione libraria italiana. Altra tappa decisiva fu nel 1910, l'ingresso dell'Associazione tra i fondatori di Confindustria: con questa mossa i dirigenti ribadirono che quella dei libri era un'industria e che l'industria editoriale italiana si ispirava ai modelli internazionali, decisa a restare al passo coi tempi e ad espandersi».
La senatrice a vita e docente Elena Cattaneo ha sottolineato quanto i concetti di editoria e di conoscenza siano storicamente legati tra loro, tanto da poter essere sicuri che questo legame continuerà anche in futuro: «In ogni scoperta si nascondono racconti straordinari: passione, dubbi, coraggio, quello che serve per osare entrare in strade mai tracciate prima, sapendo di poter fallire. Ma, anche in quel caso, si tornerà sempre a ricominciare. Perché la storia dell'uomo è una continua, inarrestabile esplorazione, nel tentativo costante di spostare sempre un po' più in là la frontiera della conoscenza. Per sfidare questo confine l'umanità si è passata il testimone della conoscenza con la scrittura. Ogni pensiero raccolto in tavolette, papiri, pergamene, libri e - oggi - anche bit è una tessera di un mosaico unico e irripetibile, un chicco di una spiga che alimenta quei «granai dello spirito», le biblioteche, da alimentare nel pubblico e nel privato specie in tempi in cui da più parti si tende a svilire la meraviglia della conoscenza».
Il pluri-premiato scrittore Alessandro Baricco ha poi aperto una finestra sul futuro, con un intervento intitolato «I prossimi 150 anni in 30».
«Quello che voglio dirvi è che i prossimi 150 anni ce ne metteranno 30 a passare. Tra trent'anni gli editori non si limiteranno a pubblicare libri ma faranno cinema, tv, scuola, saranno in tutti gli spazi dove si coltivano sogni. Fare gli editori significa allestire mondi dove le persone vorranno vivere. Un altro punto sul quale mi voglio soffermare è il grande progresso della tecnologia: non considerate la rivoluzione digitale come un vostro nemico, non abbiate paura dell'ascesa delle tecnologie nella nostra vita. I vostri cataloghi sono pieni di storie che ci rassicurano sul nostro essere umani, storie alle quali le persone vorranno attingere per dissetarsi sempre di più. Gli editori sono quelli che costruiscono i rubinetti per dissetarsi».
La chiusura è stata affidata al Presidente della Repubblica, che ha posto l'accento su alcune importanti questioni: «La storia dell'Associazione vi è stata già descritta in modo eccellente dal prof. Ferrari. Quello che mi preme sottolineare è che la storia del nostro Paese ha tratto grande giovamento dai libri: la scienza, la poesia, l'insegnamento a studenti e universitari sono solo alcuni dei grandi temi veicolati grazie all'editoria già 150 anni or sono, quando l'Italia era un Paese che stava consolidando la sua unità. Ricordiamoci sempre l'origine latina della parola libro. In latino «libro» corrisponde a «liber», ed ha allo stesso tempo il significato di libro e di libertà. Ebbene, i libri hanno rappresentato spesso nella storia, non solo italiana, un baluardo a difesa della libertà. È vero anche che, come ricordato puntualmente dal Presidente Levi poc'anzi, in Italia si legge ancora troppo poco: dobbiamo migliorare sotto questo punto di vista, perché la lettura rappresenta una ricchezza immateriale che se veicolata aumenterebbe anche la ricchezza materiale dell'Italia.
Concludo ricordando che, proprio in questi giorni, le scuole del nostro Paese stanno riaprendo. Ciò significa che i libri di testo sono al centro della scena, e che tante famiglie si stanno sforzando di procurare ai propri figli tutto ciò che occorre loro per studiare. Ebbene, io penso che l'istruzione sia un interesse primario della Repubblica e proprio per questo dobbiamo pensare alla funzione sociale del libro. Libertà, crescita civile, progresso: a questi obiettivi contribuiscono i libri, e vista l'importanza degli stessi mi sento di dire che l'Italia ha bisogno di voi».
Tra le iniziative messe a punto dall'Aie per celebrare questa importante ricorrenza si segnalano l'emissione da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico di un francobollo commemorativo, dalla tiratura imponente di 800.000 esemplari. L'Associazione ha scelto come elementi del francobollo il proprio nome, il riferimento ai 150 anni di storia e due bandiere, quella italiana e quella europea.
Significativo è stato anche il video realizzato da Rai Cultura e Rai Storia, che ha ripercorso il lungo periodo di tempo che dal 1869 ad oggi ha visto l'Aie come protagonista in prima linea dell'editoria italiana. Il filmato, intitolato «150 anni di libri, 150 anni di storia d'Italia», attraverso la voce narrante e le immagini ha permesso a tutti i presenti di viaggiare nel tempo per qualche minuto, mentre venivano ripercorse tutte le tappe più importanti dell'Associazione.
Spero di aver fornito una panoramica fedele dei punti salienti che sono stati affrontati nel corso della mattinata. A tal proposito voglio ringraziare l'Aie per aver ospitato il sottoscritto, in qualità di Presidente della Biblioteca Italiana per i Ciechi «Regina Margherita», e il Presidente Nazionale dell'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti Mario Barbuto. Un gesto nei confronti delle nostre realtà associative che testimonia una volta di più l'intensità della collaborazione che portiamo avanti da anni, a sostegno dell'accrescimento culturale e formativo dei minorati della vista di tutta Italia.
In conclusione, il 150o Anniversario dell'Associazione Italiana Editori ha certamente offerto dei punti di vista autorevoli e diversificati, che sono andati oltre il voler ripercorrere la storia di questo importante Ente ed hanno toccato tematiche di grande attualità. La rivoluzione digitale, l'istruzione, il concetto di cultura inteso come industria oltre che come arricchimento della propria vita, il ruolo storico del libro e degli stessi editori. Sono solo alcuni degli argomenti trattati, in un contesto più vivace che mai, che impone a tutti gli attori coinvolti nel mondo editoriale, e quindi in primis anche agli editori, di restare al passo coi tempi e, laddove possibile, adoperarsi per anticipare le grandi trasformazioni alle quali certamente assisteremo nei prossimi anni.
Pietro Piscitelli



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