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Corriere dei Ciechi

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Numero 2 del 2020

Titolo: STORIE DI VITA- Una cooperante nel cuore della guerra

Autore: a cura di Daniela Bucci e Stefano Borgato


Articolo:
L'esperienza di cooperazione internazionale di una donna cieca nel Nicaragua della rivoluzione sandinista

È da poco ventenne, Miriam, quando perde la vista ad entrambi gli occhi nel giro di un anno. "Inizialmente - racconta - è stata molto dura e per qualche tempo ho addirittura negato il problema. È difficile da spiegare: sapevo ovviamente di non vederci, avevo ben presenti i miei limiti, ma inconsciamente tendevo a rifiutare la situazione. Poi è arrivata una grossa crisi esistenziale che ha coinvolto più piani della mia vita e un po' per volta ho iniziato ad accettare la nuova realtà. Ho cominciato a prendere l'esistenza da un diverso punto di vista, in senso letterale. Ho capito che la vita presenta centomila diverse sfaccettature e che, nonostante l'handicap, potevo fare tante cose, magari in modo diverso dagli altri, ma potevo sicuramente farle. E in quel periodo ho anche compreso l'essenza della parola autonomia, che non vuol dire essere autosufficiente, ma significa semplicemente conoscere i propri limiti: ossia fare le cose da soli quando si riesce, e chiedere invece aiuto quando è necessario".
L'impegno politico e sociale caratterizza la vita di Miriam fin dal passaggio alla maggiore età, quando matura un profondo rifiuto per il percorso di studi che la famiglia le aveva fino a quel momento imposto, in scuole private gestite dalle suore.
Siamo tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, in un momento di fervore degli ideali, e Miriam si iscrive alla facoltà di Filosofia con indirizzo psicologico. Entra quindi come tirocinante al manicomio della sua città, dove conosce anche un obiettore di coscienza che in seguito diventerà suo marito.
È sulla scia di queste esperienze che arriva una tappa fondamentale per il suo percorso di vita, non certo facile, in quegli anni, per una persona che nel frattempo era diventata cieca: un anno di cooperazione in Nicaragua, per lavorare in favore delle persone non vedenti dello Stato centroamericano.
In quel momento il Nicaragua è tra le zone più calde del mondo: solo da poco tempo, infatti, la rivoluzione sandinista ha preso il potere, spodestando il dittatore Somoza, ma le bande militari dei Contras mettono a ferro e fuoco il Paese, creando una situazione di guerra civile permanente.
"L'incontro con l'Associazione Italia-Nicaragua - spiega Miriam - è arrivato abbastanza spontaneamente, era qualcosa che faceva parte della mia storia personale di quegli anni. È stato un modo pratico per applicare le idee in cui credevo allora, anche perché, agli inizi, la rivoluzione sandinista sembrava davvero un esempio possibile di buon governo. La storia avrebbe preso altre strade, non proprio positive, ma per me quell'anno è stato indimenticabile, grazie anche agli incontri con tanti giovani provenienti da altri Paesi, soprattutto tedeschi, norvegesi e svedesi".
Miriam arriva in Nicaragua in due diversi momenti: "La prima volta ci sono andata per portare materiale utile ai non vedenti, per insegnare come usarlo e più in generale per dare una mano alla costituzione di un'associazione locale per le persone cieche. Erano con me altri due cooperanti, uno di Pistoia e uno di Bologna, e ci siamo rimboccati le maniche anche per elaborare uno statuto, sulla falsariga di quello della corrispondente associazione italiana, che potesse dare un minimo di garanzie ai non vedenti in quella drammatica situazione. Erano veramente tante, infatti, le persone con problemi della vista, e molte proprio a causa della guerra civile".
La seconda volta, invece, Miriam parte con il suo ragazzo e con un altro amico, con l'obiettivo di avviare un laboratorio di analisi nella città di Léon. Anche questo si rivelerà un periodo significativo per la sua vita, pur essendo molti di più gli obblighi burocratici da assolvere che non l'impegno sul campo. "Quel che è certo - pensa ora Miriam a distanza di anni - è che quell'esperienza ha segnato in modo determinante la mia crescita individuale, anche dal punto di vista della consapevolezza politica e sociale".



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