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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Kaleîdos

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Numero 7 del 2020

Titolo: Sulla Parità di genere

Autore: Rossella Lazzari


Articolo:
Se dovessi scegliere un libro che più mi fa pensare alla parità di genere, che più di tutti rappresenta cosa dovrebbe essere - o non essere - la parità tra uomini e donne, penserei sicuramente a «Il racconto dell'ancella» di Margareth Atwood. Il perché è semplice: questo libro ci mostra come sarebbe il mondo in assenza di qualunque tentativo di parificazione, ci mostra l'estremo, il limite, il punto di non ritorno e lo fa in modo tutto sommato plausibile. Si tratta di un romanzo distopico e, si sa, le distopie ci servono proprio ad immaginare un mondo simile al nostro in cui un elemento, una variabile, viene cambiata. In questo caso la «variabile» diversa sono le donne. Quali sarebbero gli effetti se nel mondo estremizzassimo il ruolo della donna a mero contenitore della prole dell'uomo? Come sarebbe il mondo se l'obiettivo ultimo di una donna dovesse essere la procreazione? Se l'unica utilità di una donna fosse solo il mettere al mondo dei figli altrui, concepiti meccanicamente, fisiologicamente, senza alcuno spazio ai sentimenti, al piacere reciproco, alla semplice conoscenza e condivisione tra partner? Diffred, l'ancella che appartiene a un comandante chiamato Fred, racconta la situazione delle donne in un immaginario mondo futuro, devastato dalle radiazioni atomiche, in cui gli Stati Uniti sono divenuti un regime totalitario. È chiarissima, quindi, la satira politica ai regimi totalitari, ma il fattore «donne» è determinante nel romanzo: la donna, mera ancella deputata a creare discendenza, non ha alcuna possibilità di sottrarsi al controllo del corpo, non può ribellarsi. Il fatto che il romanzo sia ambientato nel futuro è chiaramente un invito affinché le donne cambino il presente. Tutto questo, Margareth Atwood l'ha immaginato e l'ha impresso su carta. L'ha fatto a modo suo, con una scrittura tagliente per la sua freddezza, eppure è riuscita a creare una realtà spaventevole che - a prescindere dalle valutazioni stilistiche sulla prosa - non può lasciare indifferenti e, soprattutto, non può non far venire una gran voglia di agire, di aprire gli occhi, di muoversi. Che una donna venga chiamata con il nome del suo uomo con l'aggiunta del prefisso «di» ad indicare la proprietà fa rabbrividire; che le donne non possano parlare tra loro, che non abbiano nulla, che non possano decidere, fare, pensare nulla è inaccettabile. E allora ecco che, anche in quella società distopica che tanto vorremmo tenere lontana, anche le donne cominciano a coalizzarsi. E se lo fanno loro, in quelle condizioni estreme, perché non potremmo farlo noi che non ci siamo ancora arrivate?
Rossella Lazzari



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