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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Kaleîdos

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Numero 7 del 2020

Titolo: Donne tra le righe

Autore: a cura di Rossella Lazzari


Articolo:
La trasparenza del camaleonte di Anita Pulvirenti: sul reale significato del termine normalità
Sarà capitato a chiunque, incontrando un collega, un conoscente, uno sconosciuto più anticonvenzionale del target solitamente accettato, di pensare: «Che strano...» o peggio: «Che str...!».
Ma ci siamo mai davvero chiesti cosa c'è dietro comportamenti, reazioni, manie che a noi possono sembrare inconsueti o peggio inconsulti? Abbiamo mai veramente cercato di guardare al di là del nostro naso per capire da dove derivano le ossessioni, gli atteggiamenti compulsivi, l'irascibilità di alcune persone? Ci siamo, soprattutto, mai chiesti quanto costi agli altri stare al mondo, in questo mondo fatto di convenzioni sociali che magari non tutti riescono a comprendere? A Carminia, per esempio, costa tanto.
Carminia è la protagonista di La trasparenza del camaleonte, romanzo d'esordio di Anita Pulvirenti, pubblicato da Dea Planeta a gennaio 2020. Carminia ha quarant'anni, vive da sola in città in un appartamento a pochi metri dal suo ufficio; dal lunedì al venerdì si sveglia, mangia, si prepara, svolge azioni, compiti, incombenze ad orari fissi ed in un ordine prestabilito, rigoroso, immutabile. Carminia non sorride spesso, non ama i convenevoli, non capisce le battute, le frasi fatte, i proverbi e le astrazioni in generale. Carminia pensa che il mondo sia sbagliato, che il mondo ce l'abbia con lei. Questo gliel'ha inculcato la nonna che l'ha cresciuta dopo che sua madre se n'è andata, la nonna che vive sull'isola e che Carminia va a trovare nel weekend, la nonna che l'ha sempre giustificata, che non l'ha mai spronata a migliorarsi, la nonna che non ha mai voluto vedere che Carminia effettivamente aveva un problema. E nonostante abbia visto vari terapisti, Carminia non lo sa che ha un problema, una sindrome da cui non si guarisce, una sindrome che si chiama Asperger. Il guaio è che non lo sanno neanche gli altri che non la capiscono, la allontanano, credono sia pazza, sbagliata, strana, stronza. E invece di spiegare che i suoi sono comportamenti normali, Carminia non capisce perché il mondo la respinga e si isola respingendo, a sua volta, il mondo.
Ed ecco come da una prospettiva falsata, da un modo distorto di vedere (o di non voler vedere) le cose, ecco che cambia una vita, una vita di relazioni mancate, di occasioni perse, di solitudini non scelte, ma considerate normali. E viene, finalmente, da chiedersi cosa sia, davvero, normale... cosa significhi, in fin dei conti, la parola Normalità... quali siano, quindi, i parametri per delimitare il perimetro in cui far rientrare gli appartenenti ad un mondo normale. E la conclusione qual è? Non ce n'è una sola, come non c'è un unico punto di vista, un'unica prospettiva corretta: il mondo è come lo vediamo, come lo creiamo noi, sulla base dei filtri che noi - più o meno consapevolmente - decidiamo di applicarvi. E forse dovremmo considerare che la nostra normalità non sempre coincide con quella di altri e che questi altri, per essere accettati da noi, per apparire conformi ai nostri parametri, sono costretti a mutare, a cambiare forma, a soffocare se stessi per mimetizzarsi, scomparendo di fatto nell'amalgama della quotidianità... proprio come fa Carminia, proprio come fa il camaleonte. E forse, prima di giudicare, etichettare, escludere, isolare, dovremmo chiederci qual è il prezzo di questa mimetizzazione in onore di una presunta, labile, disomogenea normalità.
a cura di Rossella Lazzari



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