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Il Progresso

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Numero 8 del 2020

Titolo: Digital Life- Coronavirus, è boom di videochiamate: ma continueranno dopo la quarantena?

Autore: Nicola Bambini


Articolo:
(da «Vanityfair.it» del 7 aprile 2020)
Esistono da anni, ma in pochissimi ne facevano un uso abituale: con l'isolamento sociale sono esplose, mostrando però tutti i loro limiti. A volte invasive, spesso sgranate e singhiozzanti, con l'inquietante rischio di rimanere sospesi in una specie di Aldilà, dove tu senti gli altri ma gli altri non sentono te
Si racconta che quando i primi telefoni fissi si diffusero nelle case, in molti - specialmente anziani - si rifiutassero di rispondere, angosciati dall'idea di non sapere chi si celasse dall'altra parte della cornetta. Identificavano quello squillo come un'invasione della loro sfera privata: a chiunque sarebbe bastato digitare un numero per fare capolino in un appartamento, attraverso un filo. Oggi, seppur archiviato da anni il celebre «pronto chi parla», stiamo assistendo a una nuova esplosione tecnologica che nel salotto dell'interlocutore - oltre a bocca e orecchie - porta pure gli occhi. Merito delle videochiamate che, a dire il vero, esistono già da parecchio tempo, ma in pochissimi - prima del coronavirus e del conseguente isolamento forzato - ne facevano un uso abituale. Sì, perché già alla fine degli anni Novanta atterrarono nelle case i videotelefoni, ma - salvo rare eccezioni - quelle videocamere non sono mai state messe in funzione. Erano belli oggetti, ma si usavano solo per parlare. Poi è arrivato Skype, per «vedere» grazie ai computer, e infine gli smartphone, con un sacco di applicazioni per videocall di gruppo rimaste sotto la polvere fino al Covid-19. Che ha ribaltato tutto, anche la comunicazione. Trasformando le tanto snobbate videochiamate in uno strumento di unione, per molti fondamentale: pensare chi è separato dalla propria famiglia, sperso in qualche cittadina e con la porta sbarrata. O ancor peggio chi è in ospedale e non può veder nessuno, tranne tute bianche: ecco che quel tasto verde a forma di cinepresa diventa salvifico.
Azzera le distanze, perché quando ti vedi - forse - sei più vicino di quando ti ascolti. Si crea l'unione, che in situazioni di paura come questa non è un elemento da sottovalutare. Adesso però resta da capire se - usciti dalla quarantena - le videochiamate resisteranno oppure finiranno nel dimenticatoio, soppiantate da una vita reale che non ci riduce a sagome sgranate e singhiozzanti. D'altronde il boom improvviso delle videocall ne ha palesato d'un colpo l'ampia gamma di limiti: in primis la definizione delle immagini. Assuefatti da riprese in Hd, ci siamo ritrovati a decodificare i nostri cari con una manciata di pixel. Certo, l'inconveniente può essere risolto da connessioni super veloci, ma non tutti ne sono provvisti e così - spesso - a saltare è anche l'audio.
Parola, silenzio, parola: sembra quel giochino da automobile, quando passi in una galleria e la canzone in radio svanisce, ma tu provi a portarla avanti lo stesso. Così nelle videocall, se il segnale è debole, sei costretto ad una sorta di collage sintattico. E se la connessione sparisce resti sospeso in una specie di Aldilà, in cui tu senti gli altri ma gli altri non sentono te. Inquietante. Forse, passata la paura, calibreremo di nuovo le distanze, ritrovando l'intimità di un telefono che parla soltanto. Senza guardarti.



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