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Il Progresso

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Numero 10 del 2020

Titolo: Social- Il Garante della privacy vuole vederci chiaro sul numero anti-fake news di WhatsApp

Autore: Raffaele Angius


Articolo:
(da Wired.it del 14 maggio 2020)
All'orizzonte un tavolo condiviso tra l'Autorità garante per la privacy e quella per le comunicazioni per contrastare la diffusione delle fake news. È questo il senso di uno scambio ufficiale tra i due organismi, nato da una richiesta di informazioni del Garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, in merito al progetto Facta: iniziativa promossa da Pagella Politica e WhatsApp (di proprietà di Facebook) che controlla e certifica le notizie scambiate ogni giorno sul popolare sistema di messaggistica. Lanciato agli inizi di aprile, il progetto mette a disposizione degli utenti un numero di telefono al quale inoltrare messaggi o articoli che potrebbero contenere informazioni false: all'altro capo una redazione di giornalisti ed esperti dedicata a ricostruire il filo di ogni storia, determinando infine se sia fondata o meno. L'iniziativa aveva guadagnato da subito il plauso dell'Agcom, che l'ha anche inserita tra i progetti di autoregolamentazione delle piattaforme on-line per il contrasto della disinformazione a tema coronavirus. Ma il suo funzionamento implica anche un trattamento dei dati personali, derivante dall'utilizzo del numero di cellulare e dalla possibilità di inoltrare messaggi che potrebbero contenere informazioni identificative di soggetti terzi, come rileva il Garante. Una ragione in più per adottare la massima prudenza e per garantire a un servizio tanto efficace di essere anche completamente sicuro.
Il carteggio. «Dal momento che il sistema di verifica dell'attendibilità riguarda contenuti oggetto di comunicazioni interpersonali, è anzitutto necessario che esso assicuri l'osservanza delle garanzie di riservatezza di queste ultime», ha scritto Antonello Soro al presidente dell'Agcom, Angelo Marcello Cardani. Tra le considerazioni espresse dall'Autorità, anche quelle relative agli oggetti sottoposti a verifica, che potrebbero contenere elementi «tali da rendere identificabili (direttamente o meno) gli interessati a vario titolo coinvolti», come i mittenti dei messaggi o le persone citate, che «ignorerebbero il trattamento in atto». Preso atto delle richieste di Soro, l'Agcom ha disposto che si fornissero all'Autorità per la privacy tutte le informazioni necessarie a garantire piena cognizione del trattamento dei dati in corso.
Come funziona. Composta da cinque persone (più il direttore, Giovanni Zagni), la redazione di Facta è di fatto un centro operativo di verifica delle segnalazioni degli utenti. Grazie alla collaborazione con Whatsapp, il lettore può fare affidamento a un numero unico al quale inoltrare messaggi, articoli, catene e meme ricevuti sul proprio smartphone. Allo stesso scopo, anche una finestra per l'invio di messaggi tramite il sito web del progetto. «Parliamo di almeno un centinaio di segnalazioni al giorno», ha spiegato Zagni a Wired: «Che ci danno l'opportunità di approfondire temi effettivamente significativi per le persone che si rivolgono a noi chiedendo maggiore chiarezza». Da qui prende il via il processo di selezione e verifica che, a un mese dal lancio, ha permesso a Facta di pubblicare «tra i sette e gli otto articoli al giorno, di cui molti approfondimenti». «Ma per l'intero processo di selezione, verifica e pubblicazione siamo assolutamente indipendenti», chiarisce Zagni: «Whatsapp di fatto ci serve esclusivamente come canale di raccolta, ma nessuno al di fuori di noi è in grado di leggere cosa riceviamo». Una precisazione che trova perfettamente senso nel funzionamento stesso dell'app di messaggistica, che si avvale della cifratura end-to-end (da dispositivo a dispositivo) e che rende impossibile a chiunque controlli il traffico di conoscerne il contenuto. «In ogni caso, chiunque ci scriva deve acconsentire al trattamento dei dati, sia che lo faccia attraverso il sito che attraverso il numero di telefono», spiega il direttore di Facta, nel merito delle richieste del Garante per la protezione dei dati personali.
Interrogazione parlamentare. Come chiarito dalla stessa autorità nella sua lettera all'Agcom, l'esigenza di verificare il funzionamento del servizio nasce dall'interessamento al progetto di alcune testate e, in particolare, dall'interrogazione parlamentare della senatrice Isabella Rauti (Fratelli d'Italia), che all'inizio di aprile aveva richiesto al governo di fare chiarezza in merito a potenziali rischi relativi alla «privacy e alla libertà di espressione» (sic) che potrebbero derivare dalla sinergia tra Pagella Politica e il social network di Zuckerberg. Negli ultimi quattordici mesi Fratelli d'Italia ha speso in inserzioni su Facebook 40.790 euro. È quasi un atto dovuto quindi quello del Garante, che ha comunque espresso simpatia verso l'esigenza, già evidenziata dall'Agcom, di incentivare una migliore qualità dell'informazione in Italia, dove i social sono spesso inquinati dalla condivisione di informazioni, false o travisate, che concorrono a creare confusione, favorendo l'agenda di alcune parti politiche. Di fronte a questo contesto è evidentemente sensibile anche l'Autorità per la privacy guidata da Soro, che si offre di fornire il proprio contributo all'Agcom, ciascuno secondo le proprie competenze. Ben venga una maggiore garanzia alla privacy, oltre che alla libertà di essere correttamente informati.



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