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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Kaleîdos

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Numero 11 del 2020

Titolo: Donne tra le righe

Autore: a cura di Rossella Lazzari


Articolo:
Memorie di una donna medico di Nawal al-Sa'Dawi: alla ricerca della femminilità perduta
Nawal è una bella bambina egiziana di dieci anni quando entra, come scrive lei, in conflitto con la propria femminilità. Nawal odia il proprio corpo, lo odia perché la rende diversa dagli altri, dagli uomini. «Sei una bambina!» le ripete ogni giorno la madre. E seguono regole, prescrizioni, divieti: al contrario del fratello, Nawal non può uscire senza chiedere il permesso, non può giocare libera con gli altri bambini, non può lasciare il letto sfatto e anzi deve rifare il suo e quello del fratello, deve provare vergogna davanti alla nudità (anche la sua)... e una serie di altre limitazioni alla sua infanzia, alla sua libertà, al suo essere persona. Ma ci sono tre cose che sanciranno la definitiva negazione della sua femminilità: in primo luogo Nawal non sopporta più di avere i capelli lunghi che le pesano sulla testa e sulle spalle, però non può tagliarli perché la madre dice che sono «La corona con cui una donna adorna il suo tempio»; in secondo luogo viene obbligata, un bel giorno, ad indossare il vestito nuovo, quello bianco che detesta, ed andare a salutare l'ospite del padre. Quando vede come quell'uomo anziano la guarda, Nawal urla e fugge via: non lo sa con precisione, ma intuisce che sta per essergli promessa in sposa, che quell'uomo sarà suo marito, colui che dovrà servire e sfamare. Da ultimo, Nawal non sopporta quel sangue viscoso e caldo che ogni mese fuoriesce incontrollato dal suo corpo: la sconvolge tanto che si chiude in camera ed arriva a pensare che Dio debba odiare le donne per averle insudiciate e marchiate con quel segno. L'unione di queste tre circostanze, un giorno, fa scattare qualcosa nella sua mente, un istinto di ribellione, di sopravvivenza che la spinge ad uscire senza permesso, recarsi in un salone di bellezza e tagliare cortissimi i suoi preziosi capelli. Da quel giorno Nawal non sarà più la stessa: non più una bambina spaventata e servile, ma una giovane donna in rivolta. E cosa può portarla a distinguersi il più possibile dalla famiglia e dal pensiero retrogrado e proibizionista della società in cui vive? La scienza, più precisamente la medicina: osservare un corpo nudo, sezionarlo, studiarlo, curarlo le dimostra che tutte le differenze, le distanze, le presunte disuguaglianze sono annullate, non esistono, sono sbagliate. Anche la scienza, però, si rivelerà fattibile di fronte alla morte, allora Nawal capirà che può credere in molte cose, nella religione, nella scienza, può sottomettersi a qualcuno, ma non sarà mai felice, soddisfatta, in pace, viva finché non troverà se stessa, la sua dimensione, finché non eserciterà pienamente la sua volontà. Farà errori, ripartirà da capo, affronterà sempre nuove battaglie pur di continuare questa ricerca incessante, ma alla fine riuscirà a capirsi, a conoscersi ed a conoscere l'amore. Riappacificandosi con il proprio corpo, lasciando uscire quella femminilità così a lungo repressa, infatti, scoprirà di desiderare che nella sua vita ci sia un uomo, un compagno che non pretenda di possederla e dominarla, ma che sia appoggio e sostegno, che la faccia sentire viva, qualcuno cui affidarsi, con cui condividere i pensieri più intimi e inconfessabili, che faccia vibrare i suoi sensi e le permetta di lasciar andare, per una volta, la mente alla deriva. E dopo tanto tenace e incessante cercare, lo troverà anche lei, questo compagno.
Memorie di una donna medico è l'autobiografia intensa e vibrante di una donna che ha seguito un percorso intimo e universale che l'ha portata a sbocciare sicura e fiera in una società che l'avrebbe voluta dimessa e succube; è il racconto di una persona che non si è arresa, che non ha accettato passivamente il suo destino, ma che ha lottato contro tutto e tutti, anche contro se stessa, per cambiarlo. Pagine che soggiogano per la forza espressiva e per la loro attualità: leggendolo, si ha l'impressione che questo libro sia stato scritto pochi anni fa, invece risale al 1958. Onore, perciò, a Fandango libri che lo ha pubblicato in traduzione italiana nel 2019. L'autrice nonché protagonista del libro, Nawal Al-Sa'dawi, oltre che eminente medico, è una figura faro della letteratura egiziana e questo libro è ormai considerato opera fondamentale del pensiero femminista arabo. La cosa sconcertante è che, sebbene Nawal abbia vissuto tutto questo negli anni Quaranta (è nata nel 1931), al netto delle differenze culturali, molti dei disagi da lei raccontati sono di incredibile attualità, sono subiti - purtroppo - da molte, troppe donne di oggi. Memorie di una donna medico è un inno alla femminilità ritrovata, un incitamento a tutte le donne, affinché non smettano mai di cercarsi, conoscersi, trovarsi, viversi.
a cura di Rossella Lazzari



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