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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 6 del 2020

Titolo: STORIE DI VITA- Dall'accessibilità all'inclusione

Autore: a cura di Daniela Bucci e Stefano Borgato


Articolo:
Una donna cieca si sofferma sulle conquiste e le opportunità offerte dall'era tecnologica, ma anche sulle evidenti contraddizioni che essa pone

Il mio nome è Beatrice, sono una libera professionista e la mia quotidianità non ha subìto un grosso stravolgimento con l'introduzione delle misure restrittive adottate per limitare la diffusione del COVID-19. Lavorando da sempre col web, le mie abitudini non sono cambiate, anzi, paradossalmente, avendo più tempo da impiegare in casa, ho potuto occuparmi anche di altre attività, trasversali alla mia professione.
Per fortuna ho la mia compagna che esce a fare la spesa, ma so benissimo che molte persone cieche, come me, stanno vivendo una situazione allarmante. Finché si resta in casa, infatti, non ci sono problemi, ma se abiti da solo, in questo momento di emergenza, sorgono inevitabilmente delle difficoltà: chi fa la spesa per te o chi ti aiuta a sbrigare una commissione urgente? I più tecnologici di noi in qualche modo risolvono, ad esempio attraverso la spesa on line o usando le applicazioni mobili, ma chi è meno informatizzato o gli anziani non vedenti come fanno?
Mi piange il cuore a sapere di persone cieche impossibilitate anche solo a fare la spesa e a non poterle aiutare: provo una sensazione di inutilità.
Di fatto io mi sento una privilegiata, per la vita che ho, per quello che sono riuscita a realizzare, per la persona che mi sta accanto: posso solo dire di essere stata fortunata, nonostante tutte le difficoltà che ho incontrato e tutte le battaglie che ho dovuto comunque affrontare.
In una società "normocentrica" come la nostra, dovrebbero essere le istituzioni a renderti la vita più facile, e non parlo solo delle emergenze sanitarie come quella che stiamo affrontando. Mi riferisco in particolare alle barriere architettoniche, ai limiti alla mobilità, alla scarsa presenza di semafori sonori, ad esempio. Sono convinta che, eliminando tutti gli ostacoli all'accessibilità, pian piano cambierebbe anche la mentalità della gente e aumenterebbe il livello di inclusione delle persone con disabilità.
Molti mi dicono: "Se non ti avessi incontrata, per me i non vedenti sarebbero rimasti un mondo a sé, completamente sconosciuto". E lo capisco anche, non è cattiveria, sono i casi fortuiti della vita, ma questa separatezza fa sì che le persone si stupiscano ancora di cose assolutamente normali, come il fatto che io sia una cinefila accanita. Per loro sembra quasi un'impresa titanica da parte mia, e invece io vado spesso al cinema, ho l'abbonamento al teatro, leggo molto, vado alle presentazioni di libri: insomma coltivo le mie passioni e cerco di condividerle anche con gli altri, curando rubriche di spettacolo e cultura, sia nell'ambito del mio lavoro che nel tempo libero.
Io mi sento molto fortunata ad essere nata in quest'era tecnologica: posso usufruire di prodotti, computer, tablet e smartphone che, avendo sistemi integrati per la lettura dello schermo, ti mettono in una condizione di parità rispetto ad una persona che vede.
Da ragazza non potevo certo leggere un libro appena pubblicato, perché dovevo aspettare o di scansionarlo o che venisse reso in formato digitale da siti specializzati, prima di poterlo ascoltare con la sintesi vocale. E ci voleva comunque del tempo. Adesso invece con gli e-book posso leggere una nuova pubblicazione immediatamente, addirittura prima degli altri, e magari essere io a dare dei consigli di acquisto: questo mi inorgoglisce moltissimo.
Probabilmente, se anni fa avessi avuto a disposizione tutte le opportunità offerte dalla tecnologia, avrei fatto scelte di studio diverse. Ed è proprio la tecnologia ad avermi aperto strade che non avrei mai pensato di poter percorrere, per le quali non credevo di essere adatta, mentre in realtà era solo una questione di strumenti.
L'accessibilità quindi influisce su tutti gli aspetti della vita, perché tu scegli di fare una cosa solo se sai di poterla fare da solo, e scegli con maggior cognizione di causa se hai la possibilità di accedere a tutte le informazioni disponibili. Con la tecnologia il mondo, a cui noi ciechi non possiamo accedere fisicamente o comunque non con immediatezza, ti arriva in casa, e questo ti permette di aprirti, di trovare e affermare la tua dimensione, di comprendere meglio te stesso.
La nostra, però, è anche un'epoca piena di contraddizioni. Infatti, pur disponendo della tecnologia e della possibilità di progettare e realizzare prodotti per tutti, spesso incontriamo ancora ostacoli e barriere.
Pensiamo al posto di lavoro: alcuni portali internet non sono affatto accessibili; i call center ad esempio non sono predisposti, se non in rari casi virtuosi, ad accogliere un lavoratore con disabilità della vista. Nel 2020 ci sono ancora pubblicazioni, libri, documenti che non sono stati prodotti in formato digitale. O che contengono immagini che non sono leggibili. Ed esiste poi un problema di privacy, oltre che di autonomia, quando devo chiedere a qualcun altro di supportarmi nello svolgere determinate operazioni.
Tutto questo alimenta i pregiudizi. Una volta ti chiamavano handicappato e si rivolgevano a te con disprezzo. Adesso il pregiudizio è più bieco, e arriva da dove meno te l'aspetti. Conosci una persona e ti senti dire con stupore: "Ah, però, fai un sacco di cose per essere una che non vede!". Eppure dovrebbe essere normale che una persona cieca, con un computer, possa lavorare, leggere o scrivere, e invece la gente ancora strabuzza gli occhi e ti considera un alieno. Altre volte invece usano quel tono di malcelato pietismo, ti parlano con la voce querula, un pochino melliflua, quasi come se si rivolgessero ad un bambino: piccole sfumature, a cui non puoi neanche replicare direttamente, ma che fanno male, sono come dei pugnali.
Ebbene, è qui che l'accessibilità potrebbe essere cruciale, perché solo potendo partecipare alla vita quotidiana sarai veramente incluso nel tessuto sociale.



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