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Il Progresso

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Numero 13 del 2020

Titolo: Innovazione- Le case del futuro? Sono un servizio: dotate di tutti i bisogni privati e sociali (e costano poco)

Autore: Elena Papa


Articolo:
(da «Corriere.it» del 23 giugno 2020)
La pandemia ha reso esplicita la centralità della casa come infrastruttura sociale, come perno del sistema di welfare e luogo in cui si esprimono e gestiscono bisogni essenziali. L'osservatorio del PoliMi
La casa come servizio: «Restate a casa» è stata una delle frasi più ripetute in questi mesi di pandemia. E proprio la casa è ora sotto la lente d'ingrandimento da parte di sociologi, architetti e politici. Come cambieranno i nostri spazi adesso che li abbiamo trasformati anche in luoghi per lavorare, fare ginnastica, giocare, oltre che per riposare e cucinare? Come sarebbe la casa, se fosse un servizio? Se fosse il risultato di un progetto d'innovazione sociale capace di creare valore condiviso, in cui gli edifici e le comunità di abitanti si disegnano insieme?
Welfare abitativo, l'osservatorio del PoliMi: La professoressa Angela Silvia Pavesi, attraverso gli Osservatori post-Covid-19 promossi dal Dipartimento Abc (Architettura e Ingegneria delle costruzioni e Ambiente costruito) del Politecnico di Milano, riguardo al tema del welfare abitativo, racconta che «la reclusione abitativa si basa sul principio che tutto sia convertibile in attività domestica e presuppone che la casa sia dotata di spazi e dotazioni funzionali di un certo tipo: lo studio, le stanze singole per i figli, lo spazio attrezzato a palestra o la stanza dei giochi, il terrazzo, il cortile, il giardino, la banda larga. Molte case, organizzate senza la possibilità di avere privacy, senza il wifi o prive di spazi distinti per contenere contemporaneamente le dimensioni di vita e lavoro o didattica, possono essere contenitori di crisi e conflitti e aumentare il digital divide. La pandemia ha reso esplicita la centralità della casa come infrastruttura sociale, come perno del sistema di welfare e luogo in cui si esprimono e gestiscono bisogni essenziali. Sappiamo che la cooperazione di abitanti storicamente ha svolto un ruolo rilevante rispetto alla capacità di offerta di casa in maniera mutualistica e, nella contemporaneità, prova a dare voce a nuovi bisogni. Queste diverse forme di abitare mettono a disposizione vari servizi: locali e dotazioni destinati ai residenti all'interno dei quali gli abitanti rivestono il duplice ruolo di beneficiari e attori dei servizi stessi».
Le Cooperative e il sostegno agli affittuari: L'Alleanza delle Cooperative Italiane Abitanti ha presentato, in occasione della Legge di Bilancio 2020, un Piano Nazionale per l'Abitare che ha l'esplicita intenzione di introdurre modelli innovativi di offerta, con un uso di risorse pubbliche che facciano da leva per l'ingaggio di risorse private destinate alla realizzazione di alloggi a canoni sostenibili e, nel periodo dell'emergenza pandemica, ha presentato una proposta per sostenere le persone in affitto, i conduttori di alloggi di edilizia residenziale sociale e gli assegnatari di alloggi in godimento delle cooperative edilizie a proprietà indivisa colpiti dall'attuale emergenza.
Il modello italiano è già eccellenza: «Da tre anni - spiega Pavesi - abbiamo firmato un'alleanza con Legacoop Abitanti, l'Associazione Nazionale imprenditoriale che rappresenta la maggior parte delle cooperative di abitanti sul territorio nazionale e ne promuove lo sviluppo progettuale e imprenditoriale, per la realizzazione e la gestione di alloggi sociali. Collaborando fianco a fianco ci siamo accorti di quanto in moltissimi casi siano di fatto un incubatore di innovazione e un soggetto promotore di istanze culturali e sociali a più livelli: una vera e propria eccellenza, riconosciuta anche a livello internazionale dalla federazione europea Housing Europe».
Le case amiche dei bambini: Casi esemplari di abitare cooperativo sono sparsi un po' in tutta Italia. Uno di questi è Coriandoline, le case amiche dei bambini e delle bambine: «Si tratta di un intervento della cooperativa di abitanti Andria di Correggio, rivolto a giovani coppie con figli, in cui è stato fatto un percorso di progettazione delle case insieme ai bambini» prosegue Pavesi. «Le case sono state progettate partendo anche dalle suggestioni dei futuri abitanti, quindi l'intervento è stato proprio concertato insieme alla comunità che poi si sarebbe insediata». La progettazione collaborativa diventa dunque pragmatica: un modo per capire le giuste domande progettuali, costruire le risposte e innescare processi di pro-attività, inclusione e relazionali.



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