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Kaleîdos

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Numero 15 del 2020

Titolo: Essere gentile ti rende più forte

Autore: Annaleni Pozzoli


Articolo:
(da «Donna moderna» n. 32 del 2020)
Se lo sei di carattere parti avvantaggiato, se non lo sei puoi esercitarti con un gesto al giorno. E godere di tutti i benefici di questo stato d'animo, che aumenta la resilienza e ti protegge dalle malattie. Come ha dimostrato la scienza
Il più potente elisir di lunga vita? La gentilezza che, come provano gli ultimi studi, è in grado addirittura di influire sul nostro Dna e proteggerci da stress, malattie croniche, tumori e Alzheimer. Lo raccontano due scienziati di fama internazionale, Daniel Lumera e Immaculata De Vivo, una delle massime esperte mondiali nel settore della genetica del cancro, nel libro appena uscito per Mondadori, «Biologia della gentilezza». Come è possibile? Ce lo spiega Daniel Lumera, esperto in meditazione e scienze del benessere.
D. Innanzitutto che cos'è la gentilezza?
R. È tutto quello che facciamo in modo disinteressato con l'unico scopo di far stare bene qualcun altro. Nel nostro libro ribaltiamo il paradigma di Darwin sulla sopravvivenza: numeri alla mano, chi si adatta meglio ai cambiamenti non sono le persone più forti ma le più gentili. È una vera rivoluzione. Tanto che sulla scia di queste scoperte è nato un movimento che conta già 200.000 persone. Una rete interconnessa di cui fanno parte negozi, librerie e ristoranti gentili, dove si possono trovare, per esempio, i libri o i pasti «sospesi». Nel nostro lavoro esploriamo l'impatto sulla salute e la longevità di cinque valori strettamente legati tra loro: gentilezza, ottimismo, perdono, gratitudine e felicità. Perché le persone gentili resistono meglio allo stress, vivono meglio e più a lungo.
D. Qual è il meccanismo d'azione di questa portentosa medicina?
R. Un tempo si credeva che la nostra salute fosse scritta nel genoma. In realtà, è così solo per il 60 per cento. Il resto dipende dai fattori ambientali. La grande scoperta scientifica è che con le nostre scelte di vita possiamo rallentare l'accorciamento e il logoramento dei telomeri, quei frammenti di Dna che rappresentano gli indicatori della nostra età biologica e che con il passare degli anni si riducono progressivamente, influendo così sull'invecchiamento e sui processi infiammatori che sono alla base di tutte le malattie croniche. E possiamo farlo non solo con le sane abitudini come l'alimentazione, il movimento, ma anche con la meditazione. E, come provano appunto le ultime ricerche, persino con gli atteggiamenti positivi come la gentilezza.
D. Nel libro si parla addirittura di benefici per tumori e cuore?
R. Sì, nei centri di ricerca sul cancro più avanzati mettono in pratica protocolli di supporto psicologico basati sulla gentilezza capaci di disinnescare le emozioni negative legate alla diagnosi e di migliorare la qualità della vita o addirittura la risposta ai trattamenti. Gli effetti benefici sono stati provati anche sul cuore. Uno studio dell'università di Harvard condotto su pazienti ricoverati per malattie cardiovascolari ha dimostrato un miglioramento dello loro stato di salute dopo otto settimane di esercizi basati su gentilezza, gratitudine e ottimismo.
D. Gentili si nasce o si diventa?
R. La gentilezza non è solo una questione di carattere. È un tratto della personalità determinato geneticamente per il 25 per cento. Per il resto dipende da noi e può essere allenata, proprio come un muscolo. Per esempio compiendo tre atti di gentilezza al giorno: uno nei confronti di un essere umano, uno rivolto alla natura e uno verso gli animali. Bastano piccoli gesti, senza aspettarsi nulla in cambio, per avere un impatto profondissimo sul nostro benessere. Un esempio del potere della gentilezza e della generosità disinteressata, del fare del bene agli altri per fare del bene a se stessi è il volontariato. La scienza ha indagato l'impatto sulla salute di questa esperienza. Uno studio californiano condotto su 5.630 volontari ha visto che i più attivi avevano un rischio di mortalità addirittura dimezzato rispetto a chi non si dedicava agli altri. Risultati confermati da altre ricerche che hanno riscontrato condizioni di salute migliori in chi si dedica regolarmente al volontariato.
D. L'amore, come l'empatia verso gli altri, sono quindi un nutrimento potente?
R. Sì, purché sia di buona qualità. Le relazioni infatti possono essere tossiche o nutrienti e a fare la differenza gioca un ruolo fondamentale il modo in cui ci rapportiamo agli altri. Essere gentili implica la capacità di chiedere scusa, di ammettere i propri torti e, soprattutto, di perdonare. Il perdono è un potente integratore detox. Permette di liberarci dalle sofferenze, dalla rabbia, dai rancori: vere e proprie tossine emotive che ci avvelenano e ci fanno ammalare.
D. Facile a dirsi, ma come si fa a perdonare chi ci ha fatto del male?
R. C'è una tecnica efficace e alla portata di tutti. È quella delle tre lettere. Ognuna va scritta in sette minuti. Nella prima elenchi tutte le ragioni per cui perdoni la persona che ti ha fatto del male (Ti perdono per...). Nella seconda sei tu a chiedere perdono e a spiegare perché (Ti chiedo perdono per...). La terza è quella della gratitudine (Ti ringrazio per...). Perdonare non vuol dire dimenticare un torto subito, significa svuotarlo dei contenuti di sofferenza e spezzare i cordoni che ci tengono legati a chi ci ha fatto o ci fa del male.
Annaleni Pozzoli



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