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Il Progresso

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Numero 16 del 2020

Titolo: Medicina- Occhi: una speciale luce rossa per vedere meglio nonostante l'età

Autore: Elena Meli


Articolo:
(da «Corriere.it» del 22 luglio 2020)
Con gli anni il mondo sembra sbiadire: i colori diventano meno vividi per colpa dell'invecchiamento della retina, che dai 40 anni in poi inizia a perdere un po' di sensibilità. Recuperarla potrebbe essere semplice come guardare per tre minuti al giorno una lampadina rossa: lo suggerisce un primo studio pilota sull'uomo pubblicato su Journal of Gerontology da un gruppo di ricercatori dell'University College di Londra.
Metodo semplice: Il declino della sensibilità delle cellule fotorecettoriali della retina alla luce e ai colori dipende infatti dal tasso di invecchiamento delle «centrali energetiche» delle cellule stesse, i mitocondri: i fotorecettori hanno bisogno di avere tanti di questi organuli intracellulari che producono energia perché ne consumano molta per la loro attività (specialmente i coni, le cellule deputate alla visione dei colori). Il risultato di questo costante superlavoro è un consumo più marcato delle scorte di energia cellulare e un declino nella funzionalità dei mitocondri, tanto che la retina «invecchia» del 70 per cento più velocemente rispetto ad altri organi. L'idea di Glen Jeffery, dell'Istituto di Oftalmologia dell'università londinese, è stata tentare di «ravvivare» le scorte energetiche cellulari retiniche sfruttando la luce, perché studi precedenti hanno dimostrato che i mitocondri assorbono lunghezze d'onda fra 650 e 1000 nanometri (quelle del rosso e degli infrarossi) con l'effetto di migliorarne la performance, facendo produrre più energia e «mantenendoli giovani». Jeffery ha perciò testato la sensibilità dei coni retinici di un gruppo di volontari dai 28 ai 72 anni, quindi ha chiesto loro di guardare per tre minuti al giorno per due settimane una luce rossa con una lunghezza d'onda di 670 nanometri (una sfumatura di rosso), dotandoli di una torcia a Led.
Attenzione al tipo di luce: I risultati sono promettenti: la luce non ha avuto alcun impatto sui giovani, ma nei volontari con oltre 40 anni l'effetto positivo è stato evidente e, per esempio, la capacità di percepire il contrasto di colori diversi è aumentata del 20 per cento, con un miglioramento chiaro soprattutto nella visone del blu che è quella più sensibile all'invecchiamento; meno netto il risultato sulle cellule retiniche sensibili alla luce, i bastoncelli, ma si è avuto comunque un incremento della capacità di vedere in condizioni di scarsa luminosità. Secondo Jeffery l'effetto dell'esposizione breve a luce rossa è come «ricaricare una batteria», ma naturalmente non tutte le luci vanno bene e occorre prudenza: serve una luce rossa e l'effetto è stato osservato per una specifica lunghezza d'onda, inoltre si sa che esporsi alla luce blu può al contrario favorire la comparsa di patologie retiniche come la maculopatia. La luce blu degli schermi digitali può portare a danni irreversibili del pigmento della macula, la parte centrale della retina, innescando un aumento della sintesi di fattori di crescita per i vasi sanguigni locali e un danno retinico; la maculopatia è una delle patologie oculari più frequenti (per informazioni aggiornate, è appena partita la campagna #salvarelavistasipuò), per cui non è il caso di piazzarsi a fissare una lampada di qualsiasi colore, finché il metodo dei ricercatori inglesi non avrà superato ulteriori verifiche.



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