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Il Progresso

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Numero 16 del 2020

Titolo: Psicologia- Quanto sappiamo stare attenti? Ce lo rivela il «connettoma»

Autore: Cesare Peccarisi


Articolo:
(da «Corriere.it» del 23 luglio 2020)
Neppure i piloti dei caccia supersonici sanno mantenere un'attenzione costante, sia perché infiniti stimoli esterni e interni disturbano continuamente la capacità di focalizzarla, sia perché non tutti sviluppano le vie nervose dell'attenzione allo stesso modo. Quando leggiamo un libro oppure guardiamo un film non siamo sempre attenti al cento per cento: che l'attenzione sia fluttuante è noto, ma negli ultimi anni tecniche di neuroimaging come la Risonanza magnetica funzionale dimostrano che tali disattenzioni non sono di natura psicologica, ma dovute a variazioni dei contatti fra precisi circuiti cerebrali che operano in concerto.
Struttura ed esperienza: Tale corrispondenza fra struttura e funzione ha spinto i ricercatori a definire, in contrapposizione al genoma che ci caratterizza geneticamente, il connettoma, cioè il groviglio di circuiti che collegano le varie aree del cervello lungo precisi percorsi funzionali che sono alla base della nostra essenza e rendono ognuno di noi diverso dagli altri per le minime variazioni interindividuali delle esperienze della vita. Le tecniche d'imaging stanno individuando e mappando sempre meglio i circuiti che ogni esperienza genera nel connettoma di ognuno: quello per l'attenzione, per l'amore, per la paura, eccetera.
Le ricerche: I ricercatori di sei università americane, diretti da Monica Rosenberg dell'Università di Chicago, hanno pubblicato sulla rivista Pnas una ricerca sul connettoma dell'attenzione, che è fra i più studiati per le sue correlazioni con la vista e la memoria. Questo circuito connettomico varia continuamente per i tanti fattori che lo influenzano, ma, come gli altri, è una sorta di impronta digitale del nostro pensiero che consente di prevedere le nostre capacità di attenzione, fluidità mentale, working memory, e così via.
Applicazioni pratiche: L'imaging della connettomica computazionale rappresenta una nuova frontiera di applicazione clinica in malattie neurologiche come Alzheimer, Parkinson, epilessia. «È anche una nuova frontiera per trattamenti non farmacologici» dice Marco Bozzali, ex «cervello in fuga» dalla Fondazione Santa Lucia di Roma all'Università del Sussex e ora rientrato a quella di Torino. Secondo uno studio del Santa Lucia di Roma la stimolazione magnetica dei nodi di connessione del connettoma diretti al lobo temporale migliora la memoria episodica nella malattia di Alzheimer lieve e sembra rallentare il decadimento cognitivo. Riattivando i circuiti temporali, dove sono immagazzinati i ricordi, la stimolazione agirebbe a mo' di riserva cognitiva, il baluardo naturale alla compromissione dementigena».
Ricordi: L'attenzione è fondamentale per la fissazione e la rievocazione dei ricordi e lo studio italiano ben si lega a quello dei ricercatori americani, i quali, per la valutazione del connettoma dell'attenzione propongono un modello matematico sviluppato alla Yale University: il Cpm, acronimo di connectome-based predictive model, cioè modulo predittivo basato sul connettoma, che ha individuato due tipi di circuito dell'attenzione, una elevata e una bassa. Sulla base della funzionalità connettomica rilevata dal Cpm i ricercatori sono riusciti a prevedere sia le fluttuazioni dell'attenzione nel tempo (minuti, giorni, settimane, mesi), sia quelle, negative, indotte da anestesia o quelle, positive, da farmaci usati nell'Adhd, il disturbo da iperattività e deficit dell'attenzione. L'attenzione ha un hardware: la componente statica, intrinseca nelle connessioni del suo circuito connettomico. Il software è invece la componente funzionale dinamica dei suoi circuiti che varia da momento a momento. Il Cpm le valuta entrambe: riuscirà lo scolaro a stare attento per l'intera lezione o il camionista a non distrarsi dall'autostrada che percorre ogni giorno? Ce lo dice il loro valore di Cpm che definisce il connettoma di base, cioè l'hardware su cui s'innesta la componente dinamica dell'attenzione. Se la componente statica è bassa anche una piccola componente dinamica fa crollare l'attenzione: una mosca che vola in classe per lo scolaro o il trillo del cellulare per il camionista.



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