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Il Progresso

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Numero 17 del 2020

Titolo: Salute- Perché i neonati si svegliano sempre e i ragazzi dormono tanto? Come cambia il sonno con l'età

Autore: Cristina Marrone


Articolo:
(da «Corriere.it» del 12 agosto 2020)
Gli schemi del sonno
I neonati si svegliano a qualunque ora, i bambini spesso chiamano mamma e papà nel cuore della notte, gli adolescenti non vorrebbero mai andare a letto (salvo non volersi neppure alzare al mattino), gli anziani fanno fatica a riposare bene. Trascorriamo dormendo circa un terzo della nostra esistenza e dalla qualità del sonno dipende gran parte della nostra salute perché il riposo è importante per la regolazione delle funzioni neuroendocrine, immunitarie, cardiovascolari e di molto altro. Ma perché i nostri schemi del sonno cambiano con l'età? «Il riposo notturno non è un fenomeno statico, ma dinamico e la sua fisiologia può cambiare in relazione al sesso e all'età, risentendo di fattori ormonali e costituzionali» spiega Luigi Ferini Strambi, professore ordinario di Neurologia all'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Non si dorme sempre nello stesso modo e per lo stesso tempo nel corso della vita ma, tranquillizziamoci, è del tutto normale.
I meccanismi
Gene «Clock», luce e temperatura corporea sono i tre elementi che regolano il meccanismo circadiano (sonno-veglia) e il processo di omeostasi (l'equilibrio dell'organismo rispetto all'ambiente). Il primo è in buona parte geneticamente determinato ed è l'orologio biologico interno che ci dice quando andare a dormire e quando alzarci. Insomma, si nasce gufi (con la tendenza ad andare a letto tardi) o allodole (chi preferisce coricarsi presto) o normali (una via di mezzo). La luce inibisce il rilascio di melatonina (ormone che predispone il corpo al sonno): è questo il motivo per cui, allo scopo di facilitare l'addormentamento è consigliabile ritirarsi in un ambiente buio. Infine la temperatura corporea, strettamente collegata allo stato di bio-vigilanza, ha un suo ritmo circadiano a sé, con un picco minimo intorno alle 3,30 del mattino e uno massimo alle 15,30. «Nel cuore della notte la temperatura corporea si abbassa, di conseguenza l'attenzione cala e questo è uno dei motivi di tanti incidenti stradali, non sempre attribuibili ad alcol e droga. A tradire sono spesso i colpi di sonno: alle tre del mattino l'organismo richiede riposo e un individuo dovrebbe restare a letto e non in giro per le strade» precisa Ferini Strambi, che è anche primario del Centro di Medicina del Sonno all'ospedale San Raffaele di Milano. Del resto chi lavora di notte lo sa: si va in astinenza da sonno proprio a quell'ora.
Neonati
Alla nascita i piccoli non seguono le fasi tipiche del sonno come gli adulti ma iniziano il riposo in modo attivo (con una fase molto simile al sonno Rem, quello in cui si sogna) per poi proseguire con un sonno più tranquillo. Un bambino prematuro può concludere il ciclo del sonno in appena la metà del tempo di un adulto. I processi circadiani e omeostatici si sviluppano in modo graduale ed entro i sei mesi l'orologio interno dovrebbe essere ben consolidato e sincronizzato con il mondo circostante.
Bambini
Man mano che i neonati crescono, la quantità di sonno di cui hanno bisogno diminuisce e anche la composizione del riposo cambia: mentre i più piccoli trascorrono il 50% del loro sonno in uno stato simile alla fase Rem, questo tempo si riduce al 25% all'età di due anni. Il sonno Rem è maggiore nella fase della vita in cui il cervello è più plastico e quando le connessioni si formano più rapidamente. Ma perché i bambini si svegliano spesso di notte? «Nei più piccoli l'alternarsi ciclico di sonno non-Rem e sonno Rem è più breve di quello dell'adulto e dura 50-60 minuti contro 90-100. Per questo il bambino si può svegliare anche solo dopo un'ora di riposo, quando il ciclo finisce e il sonno si fa più fragile» aggiunge l'esperto. Stabilire una corretta routine andando a letto sempre alla stessa ora, evitare le luci, tenere lontana la tv dalla camera da letto sono strategie che possono aiutare una corretta gestione del sonno.
Adolescenti
Il cambiamento più drammatico del sonno avviene nel corso dell'adolescenza. E non solo per colpa di chat e impegni sociali, che pure contribuiscono a ritardare l'ora dell'addormentamento. In questo periodo della vita le lancette del sonno possono spostarsi anche due ore avanti, con conseguenze serie nella gestione della giornata. Spiega il neurologo: «Per motivi fisiologici nei teenager la melatonina viene rilasciata più tardi e a quell'età si tende a essere gufi. Il risultato più evidente è che i ragazzi, dovendo comunque alzarsi presto per andare a scuola dormono poco. Uno studio recente che non abbiamo ancora pubblicato, condotto insieme all'Università dell'Insubria su studenti di Varese e provincia ha evidenziato che gli adolescenti dormono tra le 6 e le 6 ore e mezza contro le 9 di media raccomandate: un dato preoccupante che ha ripercussioni sul livello cognitivo».
Adulti
Superati i 20 anni l'orologio biologico si assesta ed è il momento in cui si scopre con maggiore chiarezza se un individuo è gufo o allodola. Sebbene il sonno risenta di un'estrema individualità, per la maggior parte delle persone dormire bene equivale a 7-8 ore per notte (anche se esistono i brevi dormitori, quelli che dopo 4-5 ore si svegliano riposati). Tuttavia è proprio questo il periodo dei grandi impegni sociali, familiari e lavorativi e sono in molti a riferire la difficoltà a raggiungere l'obiettivo del riposo raccomandato. Compensare con grandi dormite nel fine settimane non sembra essere una grande idea: apparentemente ci si riposa di più, ma in realtà ci si alza peggio perché il tempo in più è costituito da sonno Rem, dove il cervello è in grande attività. «Un recente studio condotto in Scandinavia» sottolinea Ferini Strambi «ha dimostrato che quando c'è un sonno di recupero nel weekend c'è una maggiore protezione da complicanze cardiovascolari rispetto a chi non lo fa. Resta però invariata la regola che bisognerebbe seguire il ritmo del proprio sonno senza fare eccezioni, neppure la domenica».
Anziani
Da anziani di solito si sente la necessità di anticipare di 1-2 ore il momento di andare a letto. Invecchiando, il picco minimo della temperatura corporea (quando il cervello è meno attivo) è infatti anticipato di un paio d'ore. «Andando avanti con gli anni il sonno si modifica, si fa più frammentato e fragile, diminuisce il sonno profondo ma questo è fisiologico: a 80 anni non si può dormire come a 20 ed è molto frequente svegliarsi all'alba senza più riuscire a prendere sonno», conclude lo specialista.



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