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Kaleîdos

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Numero 17 del 2020

Titolo: Antonella Bondi l'architetto dei profumi

Autore: Elisa Venco


Articolo:
(da «Donna moderna» n. 32 del 2020)
Fa un lavoro unico al mondo: crea essenze personalizzate che si possono anche bere e mangiare. Così ha conquistato gli chef stellati. E adesso sta ideando un progetto dedicato al benessere di ciascuno di noi: «La fragranza giusta è una carezza per l'anima»
Antonella Bondi, 59 anni, si è inventata un lavoro unico al mondo: architetto di esperienze olfattive. Dopo aver trasformato in stanze e abitazioni i desideri dei suoi clienti, oggi li soddisfa creando «ambienti olfattivi» che «hanno un effetto benefico sull'anima, come la buona cucina».
E infatti le fragranze naturali e ricercate che produce nel laboratorio creativo di Busto Arsizio (Va) sono in 2 versioni, di cui una edibile. Non solo si annusano, ma si bevono e si mangiano, ammantando il sapore di un piatto della suggestione della memoria. Come la famosa madeleine di Proust.
D. Come è nata l'idea?
R. È il risultato di un percorso personale. Ho avuto un'infanzia d'altri tempi, tra Milano e Bologna, dove avevamo una villa in campagna. Allora noi bambini aiutavamo le donne di casa a fare le conserve, a curare le aiuole di rose e dalie, a coltivare le piante officinali. Insomma, sono cresciuta tra gli odori della natura e quelli della cucina. Da adulta, mi sono laureata in Architettura a Milano e ho vinto un concorso per elaborare il piano regolatore di Sesto San Giovanni. Ma dopo 6 mesi ho capito che, più che la pianificazione pubblica, a me interessavano elementi «privati» e sensoriali come tessuti e profumi. Così ho iniziato a collaborare con alcune importanti aziende di arredamento per realizzare le cartelle colore.
D. E il profumo quando arriva?
R. A 36 anni: mi sono appena separata, ho 2 bambine di 18 mesi e 4 anni e vengo colpita da ischemia cerebrale. Al risveglio, le gambe non si muovono più. Mi danno degli psicofarmaci, che butto subito via perché voglio rimanere lucida. Mentre inizio a fare fisioterapia, penso a come ricreare l'atmosfera campagnola in cui sono cresciuta per darmi nuova forza. Così mi viene in mente di realizzare io il «profumo di pulito» che riassuma l'odore delle lenzuola stese ad asciugare e quello delle piante che respiravo mentre ci correvo in mezzo. E dato che non volevo qualcosa di buono da annusare ma velenoso da ingerire, ho pensato di farmi aiutare da alcuni esperti per produrre una fragranza edibile, che potesse consolare e nutrire il corpo e l'anima. Se ci pensa, la solitudine e il rimpianto si esprimono con la mancanza di un aroma: quando torni in casa e non c'è il profumo di un cibo sul fornello, vuol dire che nessuno ti aspetta.
D. Ha collaborato con bartender e chef stellati. Come li ha conquistati?
R. Mettendo la mia immaginazione al loro servizio, come dovrebbe fare un architetto. Per Heinz Beck e il suo ristorante 3 stelle Michelin a Roma ho creato una distillazione di 3 tipi di sedano diversi, che viene spruzzata sulla forchetta del commensale in modo che l'odore del sedano arrivi al naso, prima di essere «ritrovato» nel piatto. Per conquistare Massimo Bottura, 3 stelle Michelin a Modena, gli ho mandato una fragranza che ricorda l'odore di marciapiedi di New York, perché sua moglie è americana. Per un evento mi ha chiesto un'essenza agrumata da spruzzare su un risotto al salmerino: ho creato Pop Corn, con zenzero, cioccolato, pepe nero e vaniglia, che ci riporta alle domeniche in cui da bambini andavamo al cinema e sgranocchiavamo i pop corn durante il film. Il mixologist (specialista in cocktail con ingredienti ricercati, ndr) Davis Rios, invece, ha voluto qualcosa che richiamasse il latte materno e un'essenza che ricreasse i rari limoni verdi che crescevano nel suo giardino di casa.
D. Ascoltandola parlare, sembra che il profumo serva a ritornare indietro nel tempo.
R. Serve anche a questo: regalare a qualcuno un profumo che per lui ha un significato preciso vuol dire renderlo felice, restituirgli i momenti del passato e fargli ritrovare il bandolo della matassa quando si sente smarrito. Ecco perché credo che mai come ora ci sia bisogno di un profumo che ci aiuti a stare bene. E poi noi percepiamo i sapori più con il naso che con la bocca. Una volta ho preparato per gli amici della pasta condita solo con una spruzzata di essenza di cacio e pepe: l'hanno divorata.
D. Come si sceglie il profumo che ci fa stare bene?
R. Occorre conoscersi. Per questo motivo lancerò a fine settembre una piattaforma aperta a tutti, Makemyfragrance.com: dopo un questionario psicologico, si identifica la fragranza rispondente al bisogno del momento. Per qualcuno dall'animo da viaggiatore sarà l'aria delle scogliere scozzesi, per altri l'aroma del pane appena sfornato o l'odore dei tessuti in una sartoria... Un profumo è la carezza di cui tutti abbiamo bisogno. O, come scrivo sul mio sito, «un sogno in una goccia».
D. Lei riesce a farsi un'idea delle persone dal profumo che indossano?
R. Certo, e purtroppo oggi molti scelgono fragranze di moda, ma che non li rispecchiano. Un profumo è come un abito: puoi metterne uno firmato però, se ti muovi in modo sgraziato, diventa un travestimento. Il profumo non serve ad assumere una falsa immagine di sé, ma a raggiungere l'autenticità, ricordandoti il percorso che hai fatto per diventare chi sei.
Elisa Venco



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