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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 9 del 2020

Titolo: ATTUALITÀ- Il filo di Arianna

Autore: Elena Ferroni


Articolo:
Quando il cammino si fa incerto, il filo di Arianna c'è!

Da domenica 23 a domenica 30 agosto 2020 presso la casa per ferie Istituto Don Bosco a Firenze, si è svolto il campo educativo riabilitativo residenziale dal titolo "Il filo di Arianna", reso possibile da un cofinanziamento al progetto da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze attraverso il bando "Estate insieme" e dal bando attivato anche quest'anno da I.Ri.Fo.R nazionale. Per l'organizzazione dell'iniziativa, fin dalla prima settimana di maggio, sono iniziate riunioni periodiche a distanza tramite "Skype". La prima ha interessato i dirigenti U.I.C.I. ed I.Ri.Fo.R. Toscana e della sezione territoriale di Firenze, oltre al Centro di Consulenza Tiflodidattica di Firenze della Biblioteca Regina Margherita di Monza, per la risoluzione di aspetti decisionali inerenti la costruzione del progetto ed i dubbi legati alla realizzazione di un campo residenziale, oppure solo diurno, o addirittura articolato in interventi a domicilio individuali alternati a momenti di gruppo in presenza.
I dubbi erano generati dallo stato di emergenza dovuto alla pandemia da coronavirus, tuttora in atto, che ci hanno costretto ad un cammino incerto. Nonostante il senso di insicurezza, insieme ai dirigenti U.I.CI. ed I.Ri.Fo.R. abbiamo comunque deciso di comune accordo, di procedere nel percorso progettuale ed operativo, con il costante obiettivo di preservare il diritto alla salute di tutti, accanto però al desiderio di voler dare, anche quest'anno, se possibile, un'opportunità educativa e soprattutto di incontro ai ragazzi con disabilità visiva del nostro territorio regionale. La chiusura del complesso ricettivo dove si è svolto il campo l'anno scorso ci ha portato dunque ad effettuare tre sopralluoghi a possibili strutture abbastanza capienti ed accessibili per poterci accogliere, fino alla scelta della casa di ospitalità dell'Istituto Don Bosco a Firenze.
Si sono intanto susseguite cinque ulteriori riunioni, realizzate sempre a distanza tramite Skype, da metà maggio fino alla prima settimana di agosto, ed allargate allo staff degli operatori. In aggiunta a queste si sono tenuti quattro incontri formativi con piattaforma "Zoom" nella seconda metà di luglio, dedicati a strumenti informatici per bambini e ragazzi con disabilità visiva e a elementi di base di autonomia personale ed orientamento e mobilità per non e ipovedenti, con particolare attenzione al contesto presente caratterizzato dalle misure di contenimento del coronavirus.
Superando quindi tanti ostacoli burocratici ed organizzativi, con tenacia e fiducia, oltre al prezioso aiuto della segreteria I.Ri.Fo.R. della Toscana, nel rispetto delle misure di contenimento determinate dalla pandemia, abbiamo detto sì al campo residenziale anche quest'anno e abbiamo raccolto le adesioni: hanno partecipato al campo educativo riabilitativo "Il filo di Arianna" undici adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 15 anni, provenienti da Firenze e provincia, Siena, Pistoia e Carrara; un ragazzo è non vedente e gli altri dieci ipovedenti, nove di loro avevano già partecipato a precedenti edizioni dell'iniziativa.
Il gruppo degli operatori che ha preso parte alle riunioni organizzative e al percorso formativo sopra descritto, e che previo test sierologico negativo ha poi seguito infine i partecipanti e le attività del campo educativo riabilitativo, è composto da undici professionisti tra cui psicologi, istruttori di orientamento ed autonomia, docenti informatici per ragazzi con disabilità visiva, assistenti alla comunicazione e volontari. A loro è da aggiungere l'apporto fornito dalla fondamentale figura della responsabile del centro di consulenza tiflodidattica dott.ssa Elisabetta Franchi ed una giovane infermiera che ci ha aiutato per iniezioni e fasciature.
Nella mattinata del primo giorno del campo, presso la struttura che ci ha ospitato, si è riunita l'equipe degli operatori per una riunione introduttiva, nella quale è stata condivisa la distribuzione dei compiti in base ai bisogni dei ragazzi di cui già eravamo a conoscenza (somministrazione di farmaci, aiuto nell'assunzione di colliri, gestione di occhiali ed esigenze alimentari); a seguire abbiamo poi deciso la disposizione dei ragazzi nelle camere, il cui riconoscimento, oltre alla scrittura dei nomi sulle porte con dei bigliettini, è stato facilitato anche con alcuni segnali tattili posti sulle maniglie.
Dopo pranzo hanno quindi iniziato ad arrivare le famiglie, accolte in appuntamenti scaglionati, distanziati di un quarto d'ora, in cui i genitori hanno perfezionato l'iscrizione dei ragazzi e rilasciato l'autocertificazione riguardante le informazioni legate al coronavirus. Intanto una custodia con il nome di ogni partecipante è stata riempita con il telefono cellulare di ciascun ragazzo, ritirato per restituirglielo ogni giorno dopo pranzo per le chiamate ai genitori, ed uno zaino contenente venti mascherine ed un flacone di gel per la pulizia delle mani è stato consegnato ad ognuno di loro. Con questo bagaglio e la loro valigia, hanno salutato i genitori e, guidati dagli operatori, sono saliti nelle loro camere singole, per sistemarsi, conoscere gli spazi ed iniziare i giorni insieme, ricevendo, quando necessario, un aiuto nella disposizione dei vestiti e dei propri oggetti personali, oltre a supporto emotivo ed accoglienza nel delicato momento successivo al saluto ai genitori. Con il cerchio di sedie formato nella sala comune, riempite da partecipanti, professionisti, dai presidenti di U.I.C.I. Toscana e della sezione territoriale di Firenze, insieme al segretario Alessandro e alla dott.ssa Franchi, è stato dato effettivo avvio al campo. Mentre è partito il primo giro di pulizia accurata delle mani e si sono spiegate le regole, quali misurazione della temperatura tre volte al giorno, indossare la mascherina nei luoghi interni e in mancanza della distanza di sicurezza, frequente igienizzazione delle mani ed utilizzo solo del proprio bagno, quasi senza renderci conto siamo finiti, tramite il titolo del campo, all'isola di Creta, a narrare il mito di Teseo che esce dal labirinto grazie al filo tenuto da Arianna. Abbiamo quindi iniziato a srotolare questo filo, un gomitolo di lana vero e proprio contenente all'interno alcuni campanelli, avvicendandoci nelle presentazioni reciproche per conoscersi, ritrovare vecchi amici, condividere le aspettative che si sono fatte parole raccolte su un cartellone (novità, complicità, coraggio, opportunità, cammino, confronto, condividere, bambini, giocare, amicizia, esperienze, allegria, vicini, umanità, libertà, amore, compagnia, contatto con il cuore, unione, domande, conoscere, filo, futuro, insieme), mentre il gomitolo correva di mano in mano e si tendeva a formare una rete, agganciando dita, polsi, braccia, vite di ognuno l'una all'altra. Con la cena ed il telefono senza fili, si conclude quindi il primo giorno, non senza qualche richiesta di compagnia prima di addormentarsi.
Durante la settimana si sono svolti 4 incontri per effettuare i laboratori di informatica, con i ragazzi divisi in due gruppi davanti ai monitor di computer portatili, uno per ciascun partecipante, aiutati da zoom e lettore di schermo, con la tastiera esterna da utilizzare per scrivere le argomentazioni e le domande su un documento in Microsoft Word improvvisandosi giornalisti, medici, politici e cittadini alle prese con la situazione presente del coronavirus.
Il passo successivo è stato riportare ciò che avevano scritto in un contributo audioregistrato, salvarlo ed archiviarlo in una cartella. Infine è arrivato il taglia e cuci degli audio, attraverso i comandi impartiti da tastiera ed il software Audacity. A conclusione di questo percorso focalizzato sull'utilizzo di tecnologia ed ausili, i ragazzi hanno assistito anche alla presentazione dei prodotti dedicati a chi ha una disabilità visiva, effettuata dall'azienda emiliana Office Center, cimentandosi con il computer con supporto "Speaky Facile", sveglie ed orologi tattili e parlanti, videoingranditori da tavolo e portatili.
Contemporaneamente alle attività di informatica, i ragazzi hanno preso parte a laboratori di autonomia misurandosi con nodi e fiocchi, con la preparazione del caffè attraverso la moca, tagliando e sbucciando frutta, invasando fiori e riconoscendo monete e banconote, a laboratori di orientamento studiando mappe tattili dell'interno e degli isolati esterni alla struttura, individuando ed utilizzando direzioni e punti cardinali, prendendosi cura di guidare compagni ed operatori bendati attraverso tecniche di accompagnamento messe in pratica su brevi percorsi.
C'è stato spazio per il gioco di squadra durante la staffetta guidata da suoni, segnali posti a terra, canne di bambù e spirito di collaborazione. I giorni trascorsi all'interno della struttura sono stati inoltre intervallati da tre uscite, due delle quali effettuate servendosi di un pullman gran turismo da cinquanta posti, per tutelare al meglio lo spostamento; la prima al parco avventura, che ha condotto i ragazzi a camminare scalzi nel bosco, abbracciare gli alberi e riprodurli con la pasta di sale, a muoversi imbracati con cinture, bretelle e moschettoni su ponti tibetani, pareti in cui arrampicare, ed alberi da cui lanciarsi con la carrucola; la seconda li ha portati a divertirsi sugli scivoli ed i gommoni del parco acquatico; la terza è stata invece un tuffo nella scienza tra cannoni e sistemi solari al Museo Galileo Galilei di Firenze.
Nel susseguirsi dei giorni, l'equipe degli operatori ha pianificato e controllato l'andamento dei contesti di azione formali ed informali, facendo riunioni di briefing quotidiane sui percorsi individuali e di gruppo, fornendo opportuni suggerimenti rispetto alle diverse attività e situazioni osservate per i singoli ragazzi. Ogni giornata si è conclusa con momenti di svago dopo la cena: cantare e ballare insieme, una passeggiata in gelateria, la visione di un film, partite a scacchi, a showdown, a tris o con le carte da Uno, a "Né sì né no", lanci e corse con l'osso o la pallina di gomma contesi con Libeccio il cane guida.
Il penultimo giorno, sotto gli occhi emozionati della giuria degli operatori che ha dato loro i voti, i ragazzi si sono addirittura messi alla prova in un talent: mostrando ciò che amano fare, ballando, cantando, suonando, recitando scenette e raccontando storie, disegnando e presentando lo spettacolo, hanno condiviso con tanta generosità il bello di loro. L'ultima sera, quando la struttura era ben conosciuta e vissuta da tutti i partecipanti ed i professionisti, si è svolta l'ormai consueta caccia al tesoro, divisi in quattro squadre. Trenta indizi costruiti dagli operatori contenenti episodi buffi e caratteristiche dei ragazzi, hanno tracciato il percorso di quest'ultima attività dove nessuno ha vinto sull'altro, ma sono arrivati tutti insieme a sedersi nella panca in cui la prima sera, per rompere il ghiaccio, abbiamo giocato all'aperto al telefono senza fili. Stanchi per le tante scale fatte si sono aiutati a vicenda e come premio ognuno ha ricevuto in dono una chiavetta usb contenente i file audio realizzati durante il laboratorio di informatica, appesa ad un portachiavi a forma di cuore, che custodisce un piccolo pezzo di filo colorato e la parola condivisa da ognuno di loro il primo giorno del campo. Nella giornata conclusiva i partecipanti hanno ricevuto l'attestato ricordo della loro partecipazione ed il cubo pieno di caramelle del centenario U.I.C.I., che è stato regalato anche alla squadra degli operatori. Sul cartellone si sono inoltre aggiunte altre parole scelte dai ragazzi: risate, divertimento, amicizia, società, insieme, allegria, insegnamento, volare, speranza nel futuro, distanti ma uniti. Come era accaduto per l'arrivo, anche le partenze dei partecipanti tra valigie e saluti sono state intervallate di un quarto d'ora e al pranzo finale sono rimasti soltanto i professionisti, con tanta soddisfazione, stanchezza e nostalgia, a confrontarsi nella riunione finale per condividere le ultime riflessioni ed i compiti da svolgere per chiudere l'esperienza.
In conclusione, basandoci anche sui riscontri positivi condivisi dai ragazzi e dai genitori, si può dire che si è trattato di un'esperienza senz'altro efficace, piaciuta e molto intensa, realizzata nel rispetto delle misure di contenimento del coronavirus ma che ha comunque permesso un contatto significativo tra tutti i componenti del gruppo, con giornate organizzate tramite attività strutturate in piccoli gruppi e ben gestite. I ragazzi inoltre hanno risposto molto bene alle misure di precauzione raccomandate, evitando assembramenti, mantenendo la mascherina nei luoghi interni ed aiutando anche l'operatrice addetta alla misurazione quotidiana della temperatura corporea.
Non si può fare a meno di sottolineare che uno degli aspetti emerso forse più che mai quest'anno con maggior forza, anche a causa delle misure restrittive dovute alla pandemia, oltre al lavoro su abilità di orientamento, autonomia ed espressione comunicativa sempre importanti, è stato senza dubbio quello della socializzazione, del contatto e del confronto tra pari, in particolare tra adolescenti ipovedenti la cui presenza era maggioritaria, i quali hanno potuto sperimentarsi con le diverse caratteristiche e strategie messe in atto dall'altro, mostrando nel contempo stima e curiosità, oltre a condotte spontanee ed efficaci di aiuto verso il loro coetaneo e la psicologa non vedente. Questa occasione di confronto, per ammissione degli stessi ragazzi, non risulta sempre così libera e spesso neanche possibile nel contesto della famiglia e della scuola, in cui la disabilità è solo la propria e si deve farci i conti senza un pari che si trovi a vivere una situazione simile, oltre al fatto che con la famiglia è difficile, se non impossibile, riuscire a mettersi alla prova divertendosi su uno scivolo, o tanto meno sugli alberi e le corde di un ponte tibetano. Appare evidente quindi come la cornice del campo estivo risulti spesso (forse purtroppo) l'unica occasione, per i ragazzi, di misurarsi con esperienze mai vissute in precedenza.
È stato molto bello infine, che l'ultima sera i ragazzi si siano riuniti senza chiederlo con gli operatori, nella camera grande destinata alle riunioni e di solito loro vietata, a srotolare i gomitoli di filo avanzati dopo aver ultimato i portachiavi, a ridere e scherzare tirandoci i gomitoli, legando ogni parte del corpo di ciascuno nella tela, a chiederci di fare un campo invernale e un altro estivo che il prossimo anno non escluda i più grandi, ma li possa tenere insieme a noi anche come volontari.
Giunti dunque alla quarta edizione del campo educativo riabilitativo, non si può che confermare l'utilità di questa esperienza, da non interrompere, piuttosto da migliorare in seguito, ponendo rimedio ai limiti emersi, che ad esempio quest'anno ci hanno spinto a dedicarci alla sola disabilità visiva e visto il buon risultato, per il prossimo anno ci fanno auspicare di tornare ad accogliere anche la pluridisabilità, attraverso l'aggiunta di operatori specializzati dedicati e di attività appropriate che valorizzino le caratteristiche di ognuno, permettendo nel contempo la magia più grande dello stare insieme. Perché non ci si può fermare quando nel salutarti uno dei ragazzi che solitamente tenta il sabotaggio di ogni attività ti dice, come fosse l'evento più scontato: "Ho raccolto i fili con cui abbiamo giocato ed il prossimo anno li riporterò raccolti in un gomitolo".



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