Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Il Progresso

torna alla visualizzazione del numero 19 del Il Progresso

Numero 19 del 2020

Titolo: Comportamento- Il significato delle espressioni del viso vale per tutti e per sempre? La risposta dai Maya

Autore: Elisabetta Intini


Articolo:
(da «Focus.it» del 12 settembre 2020)
Una ricerca, che ha scomodato addirittura i Maya, ha dimostrato che il significato delle espressioni del volto umano travalica i confini storici e geografici
Le espressioni del volto umano sono universali? Saremmo capaci di leggerle sul volto di una persona appartenente a una cultura molto distante dalla nostra, o vissuta in un'altra epoca storica? La domanda è insidiosa e tiene in scacco gli antropologi da decenni, perché ha a che fare con l'evoluzione umana. Lo stesso Charles Darwin ipotizzava che le espressioni del viso - ossia il risultato della contrazione coordinata di gruppi di muscoli facciali - si fossero evolute per consentire ai nostri antenati di affrontare sfide essenziali per la sopravvivenza, e che esistessero segnali universalmente riconoscibili delle emozioni di base provate dall'uomo.
Un aiuto dagli antichi
Sul tema sono stati compiuti decine di esperimenti di psicologia sociale con alterni risultati, che hanno coinvolto anche popolazioni distanti e mai venute in contatto con la cultura occidentale, impegnate a decifrare le emozioni in serie di fotografie. Tuttavia, è noto che alcuni di questi studi sono stati involontariamente condizionati dai ricercatori, attraverso segnali traditi dal volto o strategie inconsapevoli per condurre l'intervistato alla risposta desiderata. Per tracciare una distanza ancora più netta tra volontari e facce da analizzare, un gruppo di scienziati dell'Università della California (Berkeley) ha compiuto un salto indietro nel tempo, attingendo nientemeno che alla cultura maya. In mancanza di soggetti in carne ed ossa da fotografare, il team ha cercato immagini di sculture antropomorfe create da popolazioni Maya tra 600 e 3.500 anni fa, nell'area dell'attuale Messico e nell'America centrale. Dopo un'attenta selezione si sono concentrati su 63 statue che ritraevano persone in otto diversi contesti (tenute prigioniere, torturate, intente a trasportare carichi pesanti, abbracciate a qualcuno, impegnate ad accudire un bambino, in combattimento, che giocavano a palla o suonavano uno strumento). Il team ha ricondotto le espressioni delle statue a cinque principali stati emotivi dal valore universale: dolore, esultanza, tristezza, rabbia, fatica, determinazione.
Risposta definitiva? Forse...
Le fotografie delle statue, scorporate dal contesto per non influenzare il giudizio, sono state mostrate online a 325 volontari che hanno dovuto decidere quale espressione veicolassero. Gli intervistati sono risultati generalmente in accordo sul tipo di emozione trasmessa dalle opere, nonostante la distanza storica e culturale da quelle raffigurazioni. Ciò potrebbe significare che l'abilità di interpretare i volti altrui è più forte di qualunque lontananza geografica e temporale, anche se c'è da scommettere che la questione sia ancora lontana dall'essere risolta.



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida