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Il Progresso

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Numero 19 del 2020

Titolo: Scienza- Come il cervello valuta il passare del tempo

Autore: Redazionale


Articolo:
(da «Lescienze.it» del 16 settembre 2020)
La percezione della durata di un intervallo di tempo è molto soggettiva e dipende dal contesto: uno studio sperimentale mostra che gli errori di valutazione sono legati all'attenuazione dell'attività di una specifica regione cerebrale
Lo scorrere del tempo è relativo: lo affermano le leggi della fisica. Ma lo si può testimoniare anche in base a un'esperienza soggettiva molto comune: nelle giornate ricche di avvenimenti il tempo vola, mentre quando non succede nulla le ore sembrano non passare mai. I neuroscienziati sono sempre stati affascinati da questa estrema variabilità dell'esperienza sensoriale in funzione del contesto, e hanno condotto numerosi studi sul tema. Il più recente ha scoperto che la variazione nel giudicare quanto dura un evento dipende in modo cruciale dal funzionamento di una specifica area cerebrale, la circonvoluzione sopramarginale. A scoprirlo sono stati Masamichi Hayashi e Richard Ivry, dell'Università della California a Berkeley, in uno studio descritto su «Journal of Neuroscience».
I ricercatori hanno sottoposto 18 volontari a uno stimolo visivo costituito da un cerchio grigio che appariva al centro del monitor di un computer per un intervallo di tempo determinato, 30 volte di seguito. Dopo questo periodo di adattamento, gli stessi soggetti dovevano osservare uno stimolo di prova e fornire una valutazione della sua durata. Coerentemente con i risultati ottenuti in passato in altri studi, i dati raccolti da Hayashi e Ivry mostrano che la procedura sperimentale aveva un notevole effetto sulla percezione del tempo. Se la durata dello stimolo di adattamento era lunga, i partecipanti sottovalutavano la durata di quello di test, mentre se era corta la sopravvalutavano. Complessivamente, questi risultati indicano che la fase di adattamento produce una distorsione nella percezione del tempo.
Tuttavia, l'obiettivo della ricerca era individuare gli specifici neuroni responsabili di quella distorsione, per cui, nel corso delle prove, i volontari sono stati sottoposti a scansioni di risonanza magnetica funzionale, una tecnica che permette di evidenziare le aree cerebrali che si attivano mentre un soggetto è impegnato in un determinato compito. È così emerso che l'area cerebrale interessata è quella della circonvoluzione sopramarginale, nel lobo parietale. In particolare, la maggiore distorsione nella percezione temporale era legata a una diminuzione dell'attività di quest'area.
L'ipotesi dei ricercatori è che l'esposizione continua allo stimolo di adattamento porti ad un'attenuazione dell'attività di specifici neuroni che sono regolati per rispondere solo per una durata temporale determinata. Poiché gli altri neuroni continuano ad attivarsi normalmente, la nostra percezione soggettiva del tempo ne viene distorta.



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