Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Kaleîdos

torna alla visualizzazione del numero 22 del Kaleîdos

Numero 22 del 2020

Titolo: Diamoci nuove regole, vivremo meglio

Autore: Laura Incardona


Articolo:
(da «Grazia» n. 26 del 2020)
L'imprenditore e filantropo Brunello Cucinelli ha scritto una lettera in cui invita a ripensare il nostro rapporto con il mondo. «Per trovare», dice a Grazia, «un giusto equilibrio con la natura»
Brunello Cucinelli, presidente esecutivo e direttore creativo del marchio omonimo famoso per il cashmere, parla con naturalezza di Jeff Bezos, il fondatore di Amazon che ha avuto ospite per tre giorni nel 2019, e di Tommaso Moro, Aristotele, Platone, Dante Alighieri. È un uomo sorprendente: i grandi pensatori del passato sono i suoi compagni di viaggio. Forse anche grazie alle loro parole è diventato un uomo di successo, ha restaurato un borgo in provincia di Perugia, Solomeo, dove vive e lavora, e dove ha costruito l'azienda, un teatro e monumenti. «Perché si debbono ideare progetti a tre mesi, ma anche da qui a cento, mille anni», dice. È famoso anche per le regole che dà ai dipendenti: per esempio, è vietato lavorare oltre l'orario. «Le persone hanno bisogno di nutrire altri interessi», spiega. In questi giorni Cucinelli ha pubblicato sul sito e sui social del marchio un suo scritto, intitolato «Lettera per un nuovo contratto sociale con il Creato».
D. Perché ha voluto condividere queste sue riflessioni?
R. A causa della pandemia abbiamo vissuto mesi difficili, dolorosi per il corpo e per l'anima. Ho scritto questa lettera dopo aver saputo che varie aziende farmaceutiche avevano iniziato a produrre il vaccino contro il Covid-19. Cominciamo a vedere la luce in fondo al tunnel.
D. In che senso?
R. Per 30 anni abbiamo cercato di governare l'umanità con la scienza. La pandemia ci ha fatto capire che ci vogliono scienza e anima. Nel passato i grandi pensatori hanno spesso scritto di contratto sociale, di regole su cui basare la convivenza, ma lo hanno fatto mettendo al centro esclusivamente l'essere umano. Nessuno ha mai parlato di un rapporto diverso con il creato. Sono certo che sia arrivato il momento di ritrovare un equilibrio tra noi e gli elementi naturali, tra noi e gli altri esseri umani. La pandemia ce lo ha fatto capire. In questo periodo tutti noi siamo stati attenti a non sprecare il cibo: per questo so che avremo un rapporto diverso con la povertà, non volgeremo le spalle a chi ha bisogno. Come dice Sant'Agostino, chi ha provato un vero dolore riacquista umanità. Chi vive un dolore profondo non è propenso all'arroganza, ma alla comprensione. La mia lettera è un auspicio: abbiamo bisogno di tornare a vivere in equilibrio con il creato. Noi tutti, non solo chi governa o ha il potere, dobbiamo ridiscutere il nostro rapporto con il mondo che ci circonda. La pandemia ci ha costretti a guardare il cielo durante le notti difficili del primo lockdown. Da quanto tempo non lo facevamo?
D. È ottimista?
R. Non mi piace definirmi ottimista. Preferisco dire che credo fermamente nella speranza. Una vita senza speranza non è degna di essere vissuta. Mio padre e mio nonno mi hanno insegnato a non aver paura, ma a sperare. Vivo questa pandemia concentrandomi su quello che posso cambiare, perché quello che non posso cambiare fa parte del mondo. E rispetto ai mesi passati assistiamo a un mutamento positivo, epocale. Siamo all'inizio di un secolo d'oro.
Laura Incardona



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida