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Il Progresso

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Numero 01 del 2021

Titolo: Cultura- 11 cose che (forse) non sai su Beethoven

Autore: Redazionale


Articolo:
(da «Focus.it» del 16 dicembre 2020)
Il giorno in cui Beethoven nacque a Bonn è incerto, ma di sicuro fu battezzato il 17 dicembre 1770. Ecco 11 curiosità sul genio che ha rivoluzionato la storia della musica.
Ma quando è nato? Ludwig van Beethoven nacque a Bonn il 15, il 16 o il 17 dicembre? Fonti diverse non offrono la certezza della data precisa, ma concordano su quella del battesimo: il 17 dicembre 1770. Non a caso Google, nel 2015, lo festeggiò in questa data con un Doodle. Provinciale, poiché veniva da Bonn, era stato educato dal padre, un dissoluto musicista di corte. Bambino prodigio, fu sottoposto a una rigida disciplina che, come spesso succede ai bambini prodigio, condizionò tutta la sua vita.
Mostro di talento... e non solo. Ludwig van Beethoven riuscì a imporsi come artista nonostante i difetti del carattere e i modi impossibili. Non era mai stato una bellezza: da giovane lo chiamavano Der Spagnol (lo spagnolo) per via della carnagione olivastra. Era basso - non arrivava al metro e sessantacinque - tarchiato e ampio di spalle; aveva una testa massiccia, una massa di capelli ribelli, denti sporgenti, naso piccolo e arrotondato, e usava sputare dappertutto. Goffo nei movimenti, rovesciava e rompeva continuamente gli oggetti che toccava. Maldestro, non imparò mai a danzare, e si tagliava sempre facendosi la barba.
Caratteraccio. Era tetro e sospettoso, suscettibile, misantropo e convinto che tutti volessero imbrogliarlo; non aveva buone maniere o modi accattivanti, dimenticava sempre tutto, aveva accessi di collera insensata, e con gli editori ebbe a volte rapporti di dubbia correttezza. Scapolo, viveva in una confusione indescrivibile, soprattutto perché non c'erano servitori disposti a tollerare il suo nervosismo.
La musica gli veniva dal cuore. Si è sempre speculato sulle numerose malattie di cui il compositore avrebbe sofferto fin da giovane, dall'asma alla sindrome del colon irritabile, da malattie renali alla cirrosi epatica. E gli storici si sono anche interrogati su come i disturbi fisici del musicista potrebbero averne influenzato l'arte. L'ipotesi di 3 ricercatori è che i ritmi di alcune delle sue composizioni più famose e visceralmente toccanti sarebbero influenzati dalla aritmia cardiaca di cui il compositore probabilmente soffriva.
Era davvero sordo. Già intorno ai trent'anni, dichiarava di avere difficoltà a capire le parole di una persona che parlava a bassa voce. Per ascoltare gli attori a teatro, inoltre, era costretto a mettersi vicino all'orchestra. La crescente sordità tuttavia lo gettò in uno stato di profonda prostrazione, che nel 1802 lo spinse persino a tentare il suicidio. A causa dei problemi di udito Beethoven si isolò progressivamente dalle persone che lo circondavano, compromettendo molte relazioni sociali e affettive. Nel 1819, otto anni prima della morte, era completamente sordo. Nonostante ciò, Beethoven continuò a comporre: la celebre Nona sinfonia con l'Inno alla gioia fu scritta nel 1824.
Genio e regolatezza. Il giornalista americano Mason Mezzanotte Currey ha raccolto dettagli biografici di 168 artisti, mostrando che tutti, anche quelli considerati sregolati e istintivi, seguivano un preciso programma. Lo stile di vita di Ludwig van Beethoven, soprattutto negli ultimi anni, era molto regolare. Ma in altri periodi Beethoven componeva fino anche alle due del mattino. Sempre seguendo un rigido programma.
Genio grazie alla sifilide? Secondo la studiosa Deborah Hayden, la sifilide di cui furono probabilmente affetti molti personaggi della Storia (da Abraham Lincoln a Friedrich Nietzsche e Oscar Wilde) potrebbe spiegarne il genio o la follia. L'euforia sifilitica potrebbe avere amplificato il genio creativo di Ludwig van Beethoven (e di molti altri personaggi che come lui erano stati colpiti dal cosiddetto mal francese). La tesi, contenuta in un libro della Hayden, non è mai stata confermata. Altri studi, invece, indicano che Beethoven soffrisse di disturbo bipolare.
Non è un romantico. Beethoven è stato il più formidabile pensatore musicale. Molti hanno voluto vedere in lui il ponte tra il periodo classico e quello romantico, ma è soltanto una etichetta di comodo, e neppure troppo esatta. In realtà nella sua musica c'è ben poco di romantico. «Beethoven non parlò il linguaggio dei romantici» scrisse Harold C. Schonberg. «Aveva cominciato col comporre nella tradizione classica e poi era andato al di là del tempo e dello spazio, usando un linguaggio che lui stesso aveva forgiato. Un linguaggio compresso, enigmatico ed esplosivo, espresso in forme escogitate da lui».
Rivoluzionario. La caratteristica che distingue Beethoven da tutti gli altri musicisti che lo precedettero - a parte il genio e la forza senza eguali - fu che egli si considerò un artista e difese i suoi diritti d'artista. Era un artista, un creatore, e perciò superiore ai re e ai nobili. Aveva una concezione decisamente rivoluzionaria della società e idee romantiche sulla musica. «Quel che ho nel cuore deve venire fuori e così lo scrivo» disse al discepolo Carl Czerny. Mozart non si sarebbe mai sognato di dire una cosa del genere, e neppure Haydn o Bach.
Morto per colpa del piombo. Anzi no. Per alcuni fu colpa di un unguento spalmato dopo un'operazione chirurgica. Per altri, di un calice da cui il compositore beveva. Quale sia stata la somministrazione, l'alta concentrazione di piombo trovata nell'organismo di Beethoven è stata spesso indicata come causa del suo decesso a 56 anni. Ad alimentare la teoria, il fatto che l'intossicazione da piombo causa irritabilità (il compositore era noto per il suo caratteraccio), blocco renale e del fegato, sintomi che il musicista accusò in fin di vita. Tuttavia una ricerca della Mount Sinai school of medicine di New York ha smentito queste ipotesi. L'analisi dei livelli di piombo nelle ossa del compositore ha infatti rilevato una concentrazione troppo bassa per causare un avvelenamento.
Risposa in pace. Alla morte di Beethoven (Vienna, 26 marzo 1827), l'amico Anton Schindler trovò in un cassetto segreto del suo scrittoio un documento, noto come Testamento di Heiligenstadt, in cui il musicista confessava la disperazione per la sua sordità, e un'appassionata lettera indirizzata a una non meglio specificata «immortale amata». Schindler sostenne che questa donna fosse Giulietta Guicciardi (1784-1856), allieva di Beethoven. La famosa sonata per pianoforte Al chiaro di luna (1801) è dedicata proprio alla Guicciardi. La lettera, però, fu probabilmente scritta nel 1812, quando Giulietta era sposata da nove anni con il conte Robert von Gallenberg. Tante altre curiosità sulla vita e le opere di Beethoven sono state raccolte da Aldo Carioli su Focus Storia 170.



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