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Gennariello

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Numero 1 del 2021

Titolo: Le Leggende

Autore: Redazionale


Articolo:
I giorni della Merla
I giorni della Merla sono gli ultimi tre giorni di gennaio, il 29, il 30 ed il 31. Secondo la tradizione popolare, sono i tre giorni più freddi dell'anno. La meteorologia ha smentito questa diceria popolare, che però è oggetto di un paio di meravigliose leggende per bambini.
La leggenda più conosciuta che spiega il significato dei giorni della Merla è quella che parla dei merli e dell'Inverno. Si tratta di un'antica leggenda popolare, raccontata ai bambini di generazione in generazione, da un mondo contadino che nelle leggende trovava uno strumento per tramandare i segreti della natura e del suo ciclo.
Ecco la leggenda:
Dovete sapere che i merli, un tempo, avevano delle bellissime piume bianche e soffici. Durante il gelido inverno, raccoglievano nei loro nidi le provviste per sopravvivere al gelo, in modo da potersi rintanare al calduccio per tutto il mese di gennaio. Sarebbero usciti solo quando il sole fosse stato un poco più caldo e i primi ciuffi d'erba avessero fatto capolino tra i cumuli di neve.
Così, aspettarono fino al 28 di gennaio, poi uscirono. Le merle cominciarono a festeggiare, sbeffeggiando l'Inverno: anche quell'anno ce l'avevano fatta; il gelo, ai merli, non faceva più paura! Tutta questa allegria, però, fece infuriare l'inverno, che decise di dare una lezione a quegli uccelli troppo canterini: sulla terra calò un vento gelido, che ghiacciò la terra e i germogli insieme ad essa. Perfino i nidi dei merli furono spazzati via dal vento e dalla tormenta.
I merli, per sopravvivere al freddo, furono costretti a rintanarsi nei camini delle case. Lì, il calduccio li riscaldò e permise loro di resistere a quelle giornate. Solo a febbraio la tormenta si placò e i merli poterono riprendere il volo. La fuliggine dei camini, però, aveva annerito per sempre le loro piume bianche: fu così che i merli divennero neri, come li possiamo vedere oggi.

Vecchina tenera Befana
C'era una volta la nonna della Befana. Anzi, c'erano tre volte le nonne della Befana. Sì, perché gli uomini, fin dai tempi antichi, nelle lunghe notti d'inverno, quando il buio è sempre più buio e sembra che il sole non tornerà più a riscaldare i prati della terra e i nasi dei bambini, hanno inventato storie per scaldare il cuore di speranza.
Sono nati allora i personaggi mitici dalla doppia e tripla personalità, come Diana, dea terrestre della caccia e dei boschi, dea celeste della luna e dea del buio e degli inferi, il regno dei morti. Una sua lontana parente è Abundia, detta anche Abundantia, una dea latina che veniva rappresentata come una signora cicciotta che vola in cielo e porta agli uomini doni e felicità. Ma, attenzione: per avere i doni, occorreva essere gentili con Abundia.
In quegli stessi tempi antichi, in Germania e nei Paesi nordici, si raccontava la leggenda di Frau Holle. Anche lei è una dea un po' buona e un po' cattiva, come l'inverno che è freddo e nero ma prepara sottoterra i fiori e i frutti buoni che si potranno cogliere in primavera e in estate. Frau Holle è gentile e generosa... quasi sempre. Ma se nei suoi voli notturni incontra uno di quei bambini che fanno i dispetti a tutti, allora diventa terribile e diabolica.
Nel Medioevo, negli inverni di fame e malattie, le caratteristiche peggiori di Frau Holle, di Diana, di Abundia e di altre antenate della Befana vennero attribuite alle povere donne denunciate e condannate come streghe. E già, perché quando le cose vanno male, c'è sempre qualcuno pronto a dare la colpa a chi non può difendersi. E così è nata, alla fine del Medioevo, la Befana. Che è buona e generosa come Abundia, brutta come le streghe e cattiva con i bambini cattivi come Frau Holle.
A proposito, sapete da dove viene il suo nome? Facile, è la storpiatura di Epifania (che in greco vuol dire apparizione), la festa dei Magi del 6 gennaio.
Paese che vai Befana che trovi: le tradizioni d'Italia
Tante, tantissime, sono le tradizioni dei paesi d'Italia per festeggiare la Befana, anche se i tempi moderni ne hanno fatta dimenticare qualcuna. Ecco alcune delle più divertenti.
In Piemonte, nel giorno della Befana, i fornai facevano una focaccia speciale e la regalavano ai loro clienti, dicendo: «Ceréa, ll'ai portaie la fogassa!». E i bambini se la mangiavano contenti.
Nel Friuli, ma anche in altre regioni, c'era e c'è ancora l'abitudine di dar fuoco a enormi cataste di legna sulla cima dei monti. Se il fumo va su diritto, il raccolto sarà buono.
A Venezia, dove la Befana si chiama Marantega e nessuno sa che cosa vuol dire, i bambini e le bambine legavano una calza alla catena del camino e aspettavano che la vecchina la riempisse con i suoi doni. In cambio, le lasciavano buone cose da mangiare in un pentolone.
Nel resto del Veneto, la tradizione dice che la Befana, appena scesa dalla scopa, sale su un asinello che la trasporta di casa in casa. Dai fianchi del somaro pendono due grossi sacchi pieni zeppi di doni, che non si vuotano mai, anche se la vecchina li distribuisce a tutti. Qualche volta la Befana guida addirittura un corteo di asini che poi vola in cielo su un raggio di luna.



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