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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Corriere dei Ciechi

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Numero 4 del 2021

Titolo: SOSTEGNO PSICOLOGICO- La scuola ai tempi del Covid

Autore: Nadia Massimiano


Articolo:
Come la vivono i nostri ragazzi

Da quando è iniziata la pandemia tutto è cambiato, una frase detta e ridetta... con l'arrivo del Covid è mutato il nostro modo di vivere le relazioni, di comunicare, di gestire le attività della nostra vita quotidiana. Anche a livello politico, sociale ed economico abbiamo assistito agli stravolgimenti più impensati della nostra epoca, una nuova cultura ha preso spazio e ha fatto assumere una nuova direzione al corso della storia dell'uomo.
L'istruzione rappresenta uno dei capisaldi della nostra civiltà e l'istituzione scolastica ha coniugato nei secoli la necessità di garantire l'apprendimento con la convinzione che i bambini e i ragazzi che apprendono insieme, in un contesto diverso da quello domestico, con docenti estranei alla famiglia, abbiano la migliore occasione di imparare a costruire delle relazioni e di sperimentare il primo esempio di società. La scuola non è soltanto un luogo fisico nel quale gli studenti apprendono le varie materie, ma è la condivisione di quello spazio, i rapporti che si costruiscono nel tempo con i pari, le relazioni con i docenti che diventano punti di riferimento insieme ai genitori che costruiscono, messi tutti assieme, l'educazione.
Ormai è trascorso più di un anno da quando acronimi come DAD non ci meravigliano più, ma se ci soffermiamo a pensare a quanto si sia rivoluzionato il mondo della scuola da quando è iniziata la pandemia, ci rendiamo conto di quanto sia cambiato e delle conseguenze che questo ha comportato. La didattica a distanza ha dovuto, in primo luogo, assolvere alla costrizione del distanziamento sociale e già soltanto questo basterebbe a spiegare quanto sia limitante per gli studenti. Quel clima di condivisione e di benessere che deriva dallo stare insieme, dal creare amicizie e condivisione dello stesso percorso di crescita viene meno, i ragazzi si incontrano soltanto sulle varie piattaforme online per le lezioni e, quindi, hanno perduto tutti i rituali che si accompagnano alla vita scolastica. Il vedersi prima e dopo la scuola, condividere il banco, incontrarsi per studiare insieme, per tutti gli anni della durata del percorso scolastico, contribuiscono a costruire la storia individuale, tanto quanto le nozioni apprese, anzi, potremmo dire che quanto migliore è il clima scolastico, in termini di soddisfazione percepita dall'alunno, tanto più si ottimizza l'apprendimento.
Un altro dei problemi della DAD, nonostante viviamo l'epoca del digitale, è che la tecnologia che la supporta non è ancora all'altezza delle prestazioni richieste e, almeno inizialmente, ma probabilmente ancora adesso, non tutti gli studenti possedevano dispositivi adeguati, per cui le lezioni spesso vengono seguite a singhiozzi, con problemi tecnici di ogni tipo, per non parlare del fatto che seguire un'intera mattinata di lezioni davanti ad uno schermo, soprattutto per i più piccoli, affatica molto e non è proprio sano. In tutto questo le famiglie hanno dovuto riorganizzare la loro intera esistenza attorno agli impegni della DAD, quindi, non solo la routine del lavoro è cambiata, ma gestire lo smart working con i figli a casa, dovendoli seguire anche per le attività scolastiche (perché appunto non è stato intuitivo e semplice poter svolgere le lezioni in DAD), ha richiesto molto più impegno e la necessità di possedere tanti apparecchi quante persone sono occupate in casa tra scuola e lavoro.
Non tanto nei primi mesi, quando si è fatto ricorso a tutte le proprie risorse per affrontare l'emergenza, ma dopo un po' di tempo, sono iniziate a giungere numerose richieste agli Psicologi di genitori i cui figli hanno difficoltà sia a studiare, e quindi il rendimento scolastico è peggiorato, ma soprattutto a ritornare alla didattica in presenza. In questi mesi in cui si è ritornati a singhiozzo a scuola, molti studenti non sono riusciti a rientrare in classe, oppure lo hanno fatto manifestando una serie di disagi, dall'incapacità di seguire le lezioni e a riattivare le relazioni, fino a veri e propri attacchi di panico e casi di insorgenza di fobia scolare.
L'Ordine Nazionale degli Psicologi, per questo nuovo anno scolastico ha finanziato in tutto il Paese dei bandi affinché per le scuole ci fosse un piccolo pacchetto di ore per la presenza di Psicologi, proprio per cercare di venire incontro a tutte queste manifestazioni più o meno gravi che sono venute a galla nel corso dei mesi. Queste ore sono state dedicate non soltanto agli studenti, ma anche ai genitori, ai docenti e al personale scolastico.
In tutto questo gli alunni con disabilità hanno pagato il prezzo più alto, non solo in termini qualitativi per l'apprendimento, ma soprattutto rispetto all'inclusione scolastica ed alla socializzazione. Per quanto riguarda il primo aspetto, essi hanno subito lo scotto di necessitare di tecnologie ancora più sofisticate e quasi sempre assenti. Gli insegnanti di sostegno, già impreparati la maggior parte delle volte rispetto alle varie difficoltà legate alla disabilità specifica dell'alunno, hanno avuto difficoltà anche a partecipare alla didattica online insieme al docente curriculare, per cui, laddove c'è stata una possibilità reale di far recuperare la lezione all'alunno, questo è avvenuto in maniera separata rispetto al resto della classe, creando un isolamento maggiore.
Abbiamo registrato, pertanto, una regressione importante rispetto ai numerosi sforzi e passi avanti che sono stati fatti negli ultimi anni relativamente all'inclusione scolastica. Gli alunni con disabilità hanno vissuto nell'ultimo anno la situazione più drammatica possibile, poiché sono mancati loro l'assistenza e la "vicinanza" anche fisica da parte di operatori, accompagnatori e professionisti per la riabilitazione. La mancanza incolmabile ovviamente è stata quella relazionale, per cui il vissuto emotivo è stato quello di frustrazione, solitudine, angoscia, questo ha prodotto manifestazioni depressive e disturbi d'ansia perlopiù, sia durante i periodi di lockdown che durante le fasi di riapertura, poiché tutti i punti di riferimento che prima costituivano la routine della persona sono stati stravolti, mutati e a volte del tutto eliminati.
Pensiamo a cosa possa aver significato per un bambino o un ragazzo con disabilità visiva non poter godere dei servizi di un accompagnatore, prendere i mezzi pubblici come prima, andare a scuola oppure seguire la didattica con i propri compagni con esercizi e testi magari scansionati dagli insegnanti e inviati online, e quindi inaccessibili... e pensiamo anche a cosa abbia significato per le famiglie doversi occupare nuovamente e senza aiuti di tutta la gestione di cura dei figli, soprattutto in casi di pluridisabilità.
L'Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, già durante l'anno scolastico precedente aveva attivato un progetto di assistenza specialistica agli studenti che dovevano affrontare l'Esame di Stato, questo progetto, partito dalla Campania, dal nome Formassistenza, ha garantito non soltanto un'assistenza dal punto di vista didattico e tecnologico, ma anche psicopedagogico, con percorsi di sostegno nell'organizzazione dello studio e di sostegno psicologico, anche se a distanza, per gli alunni e per le famiglie.
Anche se è solo un piccolo punto di partenza siamo sempre più convinti che ancora le conseguenze della pandemia ci condizioneranno per molto tempo, ma questo momento ci ha mostrato in maniera ancora più forte ed imperativa quanto sia importante che, in ogni progetto, in ogni azione che intraprendiamo per la nostra comunità, l'individuo debba essere posto al centro con tutti i suoi bisogni, anche quelli che sembrano meno rilevanti.



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