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Kaleîdos

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Numero 10 del 2021

Titolo: Donne tra le righe

Autore: a cura di Rossella Lazzari


Articolo:
«La rinnegata» di Valeria Usala: il pregiudizio che uccide
«Siamo i piedi scoperti e i bastoni intagliati di chi cammina sotto il sole in attesa del vento. Se muori senza essere stato prigioniero e libero insieme, non hai mai vissuto.
Siamo le braccia robuste e le mani ingorde dei contadini che non vanno in pensione. Se vivi di semina e raccolto non puoi avere grandi sogni, solo grandi speranze.
Siamo i sorrisi calorosi e beffardi di chi accoglie lo straniero tra curiosità e diffidenza. Ogni incontro un esodo, ogni scontro un'invasione.
Siamo lo sguardo inquisitorio e l'udito esperto di chi conduce il gregge e inforna il pane.
Siamo le urla innocenti dei bambini e i silenzi vendicativi dei vecchi.
Siamo le preghiere in ginocchio, i canti intorno al fuoco, le parole di troppo macchiate dal vino.
Il profumo del mirto, il tronco del ginepro, l'acre del formaggio.
Del maestrale abbiamo l'ostinazione, del mare la trasparenza; indossiamo veli neri che annunciano disgrazie.
La Sardegna ha un'unica bandiera, ogni paese il suo martire. La nostra è una donna di nome Teresa, e la sua morte è rimasta per troppo tempo un segreto.
Nessuno ne parla, qualcuno domanda, tutti ricordano.
Teresa è stata uccisa, ed è tutta colpa nostra».
È questo il prologo, vibrante ed assolutamente d'impatto, con cui si apre «La rinnegata», il breve ed intensissimo romanzo che sono a consigliarvi oggi. Da queste parole poetiche e grondanti sangue e dolore non vi sarà difficile, se l'anima è pronta, cogliere la sofferenza, il rammarico, il disagio di chi avrebbe solo voluto essere libera e di chi, molto tempo dopo, rimpiange la propria ottusità.
«La rinnegata», il bel romanzo d'esordio della scrittrice sarda Valeria Usala, è la storia di un coraggio profondo, radicato, convinto, che si tramanda più e meglio dei geni, del sangue, dei lineamenti, della storia di una vita non vissuta insieme. Maria, Teresa, Gavina, Maddalena... donne di età diverse accomunate da quell'ardimento che le spinge a tenere alta la testa anche davanti ai soprusi, a non piegarsi all'interesse, alla tentazione, al sopore, al rancore. Coraggio di essere se stesse, si chiama, ed è quello che dà loro la forza di essere diverse. Diverse da come gli altri vorrebbero che fossero, di opporsi ad una comunità che cerca di piegarle con l'arma più potente, il pregiudizio. Il pregiudizio è un'arma pericolosa perché è infido, si annida nelle menti fino a corroderle, si cela dietro un falso sorriso, si maschera dietro un'attenzione non richiesta, si potenzia passando di bocca in bocca facendosi legge inderogabile, sentenza di condanna, sputo vischioso che insozza di sé ciò che era limpido. Contro quest'arma infallibile dovette combattere Teresa, per tutta la vita, fino ad una morte ingiusta e inspiegabile, vittima della bramosia cieca di chi non poteva vincerla a viso aperto, di chi non poteva accettare un rifiuto, di chi non conosceva affatto l'onestà, di chi non sopportava di non vedere in lei i propri peccati. Una donna bellissima e fiera che, dopo l'ennesima prova subita dalla vita, decide di non assecondare le convenzioni e per questo deve pagare.
Con una scrittura potente, fatta di immagini vivide e sentimenti forti raccontati da parole precise, Valeria Usala racconta una storia antica che sa di caldo, quiete e vento, di strade silenziose ed ombre dietro le persiane, di lingue di fuoco e parole come serpenti. Quella raccontata in queste pagine è una storia intensa che parla di donne, uomini, comunità e pregiudizi e che, per questo, non può andare dimenticata.
a cura di Rossella Lazzari



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