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Kaleîdos

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Numero 14 del 2021

Titolo: Eroine fantasma

Autore: Ilaria Amato


Articolo:
(da «F» n. 26 del 2021)
L'Inghilterra della Seconda guerra mondiale è in crisi e arruola come spie le donne. Gli angeli di Churchill saranno determinanti contro i nazisti. Ora un film finalmente le celebra. Tra loro Hazel Juvenal, nome in codice Jicky, come un mitico profumo
«E mi raccomando: che siano belle». Londra 1941. La Gran Bretagna è sotto scacco. Serve una strategia. Gli uomini, da soli, non riescono ad arginare l'offensiva nazista? Winston Churchill ha un'idea: chiedere aiuto alle donne. E così dà ordine di reclutare un piccolo esercito di agenti segreti in rosa, una sessantina di ragazze insospettabili, scaltre e di bell'aspetto da addestrare come spie al servizio di Sua Maestà. La tattica funziona e prende il nemico in contropiede: i nazisti, depistati dal loro maschilismo, non sospetterebbero mai di queste fanciulle così eleganti, curate e ben vestite. E invece gli «angeli di Churchill», come le chiamano, con un messaggio segreto nascosto nel cestino della bici, o una manciata di munizioni chiuse in borsa, riescono a infiltrarsi tra le maglie del potere.
È chiaro che per un compito del genere l'avvenenza da sola non basta: queste donne vengono arruolate nell'intelligence britannica perché sono colte, brillanti, conoscono le lingue e sono specializzate in settori particolari. E in più hanno coraggio. Per entrare di soppiatto nei Paesi occupati alcune di loro vengono lanciate con i paracaduti dagli aerei della Raf o sbarcano sulla costa a bordo di motoscafi.
Mille rischi, zero premi
Spesso vengono catturate e fatte fuori senza pietà. I nazisti non fanno sconti a nessuno. Nemmeno alle donne. Rischiano la vita in nome della libertà, eppure è incredibile come nessuno dei loro nomi compaia nelle pagine ufficiali della Storia. Non ricevono medaglie, riconoscimenti, onorificenze. Non vengono annoverate tra gli eroi, o meglio, tra le eroine di guerra. Sì, è vero che agiscono in incognito, tanto che l'Mi6 le chiama spooks, fantasmi, ma forse non è questa l'unica ragione per cui la loro vicenda è rimasta nell'ombra. La verità è che un denso alone di sessismo ha sempre avvolto il contributo femminile allo sforzo bellico, limitandolo a più rassicuranti figure come le crocerossine, e poco più. Oggi un film «A Call to Spy», diretto non a caso da una donna, Lydia Dean Pilcher, finalmente racconta l'avventura straordinaria degli «angeli di Churchill», attraverso tre personaggi: la «spymistress» ebrea Vera Atkins (Stana Katic), che recluta Virginia Hall (Sarah Megan Thomas), un'aspirante diplomatica con una gamba artificiale, e la pacifista indiana Noor Khan (Radhika Apte). La loro missione è aiutare la rete di spie già esistenti in Francia, ottenendo informazioni preziose, e, compito non meno gravoso, lottare per essere trattate alla pari della controparte maschile.
Le verità nascoste
E se Churchill volle le donne nella sua intelligence perché insospettabili, molte di loro lo furono fino in fondo. Nessuno, per esempio, avrebbe mai immaginato che l'aristocratica signora inglese proprietaria di un negozio di antiquariato sulla riviera del Conero fosse stata una spia. Bionda, slanciata, coltissima, per 50 anni, finita la sua carriera da 007, ha vissuto a Sirolo, quattromila anime vicino Ancona, senza destare alcun sospetto. Si chiamava Hazel Juvenal, nome in codice Jicky, preso dal profumo di Guerlain, sofisticato come lei, che aveva scoperto a Parigi mentre era in missione segreta per conto del primo ministro britannico.
La sua specialità? È infallibile nella perizia calligrafica, per questo è stata scelta come agente segreto: da poche parole scritte a mano è in grado di mettere a nudo i punti deboli di una persona e scoprire se sta mentendo oppure no. Jicky lavora nell'ambasciata britannica di Parigi, e poi, dopo l'occupazione nazista del 1940, quando il personale viene fatto evacuare, rimane in incognita in città.
Mescolata tra la popolazione francese, passa del tutto inosservata: smalto e rossetto sempre abbinati, foulard di seta e pettinatura glamour, è chic come un'autentica parigina. I nazisti, oltre che sessisti, sono anche classisti: non dubitano di alto borghesi e aristocratici. Tutto fila liscio. Fino a che non arriva la soffiata.
Mente divinamente
E la arrestano. Solo che Jicky è incinta e, quando viene gettata in una cella gelida, rischia di perdere il bambino. La torturano per carpirle i segreti, ma lei non parla. È irremovibile: l'hanno addestrata a rimanere calma e guardare l'ufficiale che la interroga dritto negli occhi, senza tradire emozioni né svelare informazioni. La sua abilità a mentire le salva la vita, è una delle poche spie britanniche a uscire incolume dalle torture. «Negai tutto», racconterà poi a Nicoletta Maggi, autrice della biografia «L'angelo di Churchill» (Media & Books), «ma quando vidi che non mi credevano rimasi muta, senza fare alcun nome, né dei membri della Resistenza, né degli altri agenti». «Credetti di morire in quella cella», aggiungerà, «ma mio figlio e io ce la facemmo». Non rivelerà mai chi l'avesse tradita e come fosse riuscita a liberarsi.
Sopravvissuta ai nazisti, negli Anni 50 sposa un rampollo della famiglia Hermès, fa la bella vita tra lunghe vacanze a Porquerolles e borse firmate. Ma Jicky, agente segreto nel Dna, ha continuo bisogno di adrenalina, anche in amore. E quando il marito e la sua agiatezza non la accendono più, comincia a viaggiare. Viene spesso in Italia, dove durante un viaggio in treno rimane folgorata da Paolo, tipografo, di 26 anni più giovane (anche se lei gli ha fatto sempre credere che fossero solo 17), che vive sulla magnifica riviera del Conero. Si trasferisce a Sirolo con lui e non se ne va fino al 22 gennaio 2011, quando muore a 97 anni.
Finché è stata in vita, Jicky la spia non ha ricevuto nessun riconoscimento dalle autorità britanniche per il suo contributo, nessuna medaglia al valore per il suo sacrificio. Nulla. Sarebbe successo lo stesso se fosse stata un uomo?
Ilaria Amato



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