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Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Kaleîdos

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Numero 14 del 2021

Titolo: Donne tra le righe

Autore: a cura di Rossella Lazzari


Articolo:
«X» di Valentina Mira: la difficoltà di capire che «No significa no»
Stupro. Un termine cupo, claustrofobico, che contiene quasi le stesse lettere di uno sputo in faccia alla dignità e alla libertà, che ricorda umiliazione, prevaricazione, degrado, violenza. Ma che cos'è, davvero, uno stupro?
«Ma tu lo sai almeno cos'è uno stupro? No, che non lo sai. Però senti le notizie al tg. Di sicuro le leggi sui social, da quelli non si scampa. Senti i politici che piacciono a G. riempirsi la bocca di questa parola. Li senti dire bugie sulle violenze sessuali, bugie che fanno ribollire il sangue; li ascolti e ti accorgi che non ne parlano mai davvero se non per crearsi un nemico comodo, lontano da sé. I nostri corpi, le nostre vite diventano propaganda».
La citazione sopra riportata è tratta da X, esordio letterario di Valentina Mira, romanzo epistolare in cui l'autrice racconta una parte della sua storia, una parte importante e difficile da esternare: lo stupro che ha subito più di dieci anni fa. Eppure, leggendo la sua storia, qualcuno sarebbe forse portato a scrollare le spalle, a minimizzare, perché non ci sono state botte, lame, punti di sutura, aggressioni in un vicolo buio... niente di scenografico, insomma. C'è stato, però, un particolare piccolo piccolo, quasi insignificante, che qualifica ciò che le è accaduto come uno stupro: il suo rifiuto. È forse opportuno contestualizzare l'accaduto, raccontare un po' la storia, perché si colga meglio la sconcertante «normalità» della situazione in cui si è consumata questa violenza.
Valentina è una ragazza romana di diciannove anni, ha appena conseguito la maturità ed è andata ad una festa a casa di un conoscente... gira molto alcool e lei stessa ha bevuto parecchio. Ad un certo punto comincia a scherzare e flirtare con G, un suo conoscente, quasi un amico, uno con cui si è già scambiata dei baci, ma nulla di più. Ad un certo punto lui le chiede di appartarsi perché una conversazione semiseria su Myshima non si può fare con la musica a palla e la gente che ride. Le cose precipitano quando G. ci prova e, complice l'alcool, lei non si sottrae ai baci. Quando però lui vorrebbe andare oltre, lei dice chiaramente di no, più volte... continua a dire di no anche mentre lui insiste, lo dice chiaramente anche mentre la violenta. No, no, no, no, no. Da quel giorno la vita di Valentina è stravolta, smette di mangiare, si ferisce le gambe, non riesce a parlare in famiglia né a denunciare alla polizia. Con una sola persona riesce a parlare, e lo fa perché vede che G si è avvicinato troppo a lui: con suo fratello minore. Valentina è convinta che lui capirà, che lui le resterà vicino perché il rapporto che hanno da quando erano piccoli è meraviglioso, è incrollabile, non passerà mai. Lui, invece, all'inizio minimizza, non vuole saperne niente, si ritrae e dopo pochi mesi se ne va. Non le parla e non si fa vedere da allora. È proprio per suo fratello che Valentina scrive queste pagine, lo fa sotto forma di lettera, per ricordargli chi erano loro, cosa sono stati insieme e per raccontargli davvero chi è G, lo stupratore che lui ha scelto come amico, guida e confidente.
X è una storia straziante, ma necessaria perché è una storia vera, raccontata con lucidità chirurgica, che deve farci riflettere. Su cosa? In primis sul fatto che la violenza non è solo quella oggettiva, che prevede sangue, armi, struggimenti e titoloni sui giornali, ma è anche quella sottile, privata, nascosta, infida. Violenza è ciò che l'individuo, e in questo caso la donna, percepisce come violenza, come limitazione forzosa della propria libertà.
In secondo luogo, questa storia deve farci riflettere sull'importanza di capire che un rifiuto va ascoltato, accettato e rispettato, sempre, perché è la manifestazione della volontà di un altro individuo. E non vale l'idiozia che ad un certo punto usa G come scusante e che si sente in giro troppo spesso: «Eh, ma voi donne dite di no, ma volete dire sì»... No significa no, punto e basta. Se non si rispetta questo No si commette violenza, si viola la libertà di un'altra persona.
Valentina non ha denunciato, dapprima non ci riusciva, ma poi quando aveva quasi deciso di farlo, un'altra delusione dalle istituzioni glielo ha impedito. Oggi ha scritto questo libro che probabilmente servirà a lei per tirar fuori tutto il veleno, ma di certo deve servire a noi per riflettere e agire di conseguenza.
a cura di Rossella Lazzari



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