Logo dell'UIC Logo TUV

Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ETS - APS

 

Voce Nostra

torna alla visualizzazione del numero 17 del Voce Nostra

Numero 17 del 2021

Titolo: Medicina- L'acne? Non è solo un «problema da ragazzi». Che cosa bisogna sapere

Autore: Antonella Sparvoli


Articolo:
(da «Corriere Salute» del 15 settembre 2021)
A provocarla è un eccesso di sebo legato ai cambiamenti ormonali che ostruisce i canali piliferi, favorendo la proliferazione di batteri cutanei e lo sviluppo di un'infiammazione
Non rappresenta un disturbo unicamente estetico: l'acne è una malattia a tutti gli effetti, oltretutto tra le dieci più comuni, insieme a diabete e ipertensione solo per citarne alcune. In Italia interessa fra il 75 e l'85 per cento dei ragazzi nel periodo che va dai 12 ai 18 anni, ma può colpire anche altre fasce di età. Una forma di acne emergente è, per esempio, quella che compare intorno ai 25 anni. Interessa soprattutto il sesso femminile e si verifica in donne che non l'avevano avuta in precedenza, complici alterazioni ormonali, eccessiva esposizione al sole, utilizzo di cosmetici troppo occlusivi, il fumo e lo stress.
A che cosa è dovuta?
«L'acne è una spia della crescita adolescenziale, così come l'aumento della statura e altri cambiamenti fisici e psicologici. «Si tratta di una malattia in cui gli ormoni sessuali sia maschili sia femminili giocano un ruolo determinante» premette il professor Stefano Veraldi della Clinica Dermatologica dell'Università di Milano. «La comparsa degli ormoni sessuali nel periodo dell'adolescenza comporta un aumento di volume delle ghiandole sebacee e l'inizio della produzione del sebo. L'aumentata produzione del sebo, associata a un'alterata funzione delle cellule che rivestono lo sbocco del follicolo pilifero, può favorire negli individui più sensibili lo sviluppo dell'acne. Il sebo tende ad accumularsi fino a occludere il canale pilo-sebaceo, che diventa così più facile preda di batteri, fra i quali spicca il Cutibacterium acnes, un normale commensale della cute. La proliferazione dei microrganismi dà il via a un processo infiammatorio con la formazione delle tipiche lesioni acneiche, i brufoli».
Come si manifesta?
«All'inizio compaiono i comedoni, ovvero i ben noti punti neri o bianchi. Se non si interviene in alcun modo queste prime manifestazioni possono avere un'evoluzione infiammatoria con la formazione di papule (rilievi infiammati della pelle) e poi pustole (i classici brufoli). Dunque è importante curare l'acne sin dai primi segni per ridurre il rischio che si instauri un processo infiammatorio più difficile da contrastare e che può essere accompagnato da un importante disagio psicologico».
Come si può intervenire?
«Per intraprendere sin da subito un percorso ottimale è bene rivolgersi a un dermatologo, anche di fronte a forme lievi di acne perché queste possono rapidamente diventare più serie. Il trattamento varia a seconda della gravità delle manifestazioni. Nelle forme lievi i dermocosmetici, come creme lenitive o fotoprotettrici, sono fondamentali, ma vanno associate a una terapia locale basata sull'impiego di retinoidi e sostanze come l'acido azelaico e l'acido salicilico, che hanno un'azione esfoliante e contribuiscono così a eliminare il «tappo» del comedone e il sebo contenuto. Nelle forme intermedie l'ideale è utilizzare combinazioni di più principi attivi. Per il trattamento locale si può per esempio ricorrere a prodotti contenenti un antisettico, come il benzoilperossido, e un retinoide, come l'adapalene, oppure un antibiotico, come la clindamicina, e un retinoide, come la tretinoina. Se il trattamento locale non è sufficiente, si può considerare una terapia antibiotica per bocca da protrarre per non più di tre mesi. Infine nelle forme più gravi con lesioni nodulari, accanto alla terapia locale, si può valutare l'uso dell'isotretinoina orale, un farmaco molto efficace e potente, da abbinare a una contraccezione sicura perché provoca malformazioni al feto in caso di gravidanza».
Quali sono le aree del corpo più interessate?
Volto, soprattutto a livello di fronte e guance: è questa l'area più colpita dall'acne. Sul naso possono comparire comedoni, ma le lesioni infiammatorie sono poco comuni. Una forma di acne che sembra in crescita e comunque più diffusa che in passato, soprattutto nel sesso maschile, è quella del dorso, zona caratterizzata da ghiandole sebacee più grosse e una cute più spessa.
Le mascherine protettive possono favorirla?
Usare per molto tempo le mascherine può mantenere e aggravare l'acne. «Indossare la mascherina per gran parte della giornata comporta un aumento della temperatura della pelle e una maggiore sudorazione. In questo modo si crea un microambiente adatto alla proliferazione dei batteri che vivono sulla superficie cutanea. Inoltre, il sudore è composto da acqua e sali minerali e questi ultimi possono irritare la pelle ed essere causa di prurito», spiega Veraldi. Le mascherine quindi, oltre a poter indurre un peggioramento dell'acne, determinano sintomi che prima non esistevano, come appunto il prurito. Per motivi simili, si è visto che le mascherine possono avere effetti negativi anche su altre malattie dermatologiche come la rosacea e la dermatite seborroica.
Antonella Sparvoli



Torna alla pagina iniziale della consultazione delle riviste

Oppure effettua una ricerca per:


Scelta Rapida