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Il Progresso

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Numero 19 del 2021

Titolo: Scienza- Perché un sistema per trasformare la Co2 in amido è più utile di quanto immaginiamo

Autore: Mara Magistroni


Articolo:
(da «Wired.it» del 27 settembre 2021)
Meglio della natura, o quasi. Un team cinese afferma di aver sviluppato il primo sistema chemo-enzimatico per ricavare l'amido (lo zucchero di riserva delle piante e principale carboidrato alimentare) direttamente dall'anidride carbonica (Co2), con un'efficienza 8,5 volte superiore a quella della fotosintesi. In futuro, profetizzano i ricercatori, potremmo produrre amido in modo simile a quanto facciamo con la birra, risparmiando suolo e acqua e riducendo l'inquinamento da fertilizzanti e pesticidi. Lo studio è pubblicato dalla rivista Science.
Più efficiente della fotosintesi
L'amido è il principale carboidrato (o zucchero) di riserva prodotto dalle piante, che attraverso la fotosintesi fissano il carbonio nell'aria (la Co2) in molecole di glucosio che poi assemblano in amido, come scorta di energia. Si stima che questo sistema naturale, che comprende decine di reazioni biochimiche, abbia un'efficienza di conversione pari ad appena il 2%. Adesso però il team del Tianjin Institute of Industrial Biotechnology (Tib) dell'Accademia cinese delle scienze (Cas) sostiene di aver sviluppato un sistema di sole 11 reazioni chemo-enzimatiche che all'interno di un bioreattore trasformano la Co2 in metanolo e poi in amido con un'efficienza 8,5 volte superiore a quella delle piante di mais. Un metodo che potrebbe rivoluzionare la produzione di amido, con diversi vantaggi per l'essere umano e l'ambiente.
Dalla coltivazione alla produzione industriale
Con l'attuale settaggio, spiega Cai Tao, che ha guidato la ricerca, «la produzione annuale di amido in un bioreattore di un metro cubo equivale in teoria alla resa annuale di un terzo di ettaro di mais, senza considerare l'input energetico».
In futuro, potrebbe essere possibile soddisfare il nostro fabbisogno di carboidrati senza l'agricoltura. Questo sistema, inoltre, potrebbe far risparmiare fino al 90% del terreno e delle risorse idriche, che non dovrebbero più essere riservate alla coltivazione. E se non ci fosse più necessità di coltivare diminuirebbe anche l'inquinamento da pesticidi e fertilizzanti. Ci sarebbe insomma tanto da guadagnare non solo in termini di sostenibilità ma anche di sicurezza alimentare.
Il sistema biologico artificiale sviluppato dai ricercatori cinesi, però, non è ancora ottimale: serve tanta energia per farlo partire e solo quando si riuscirà a ridurre il costo complessivo del processo e a renderlo paragonabile a quello della coltivazione agricola si potrà davvero parlare di applicazioni.



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